18 dicembre 2016

BIM BUM BAM memorial


Sì, è stato settimana scorsa, ma sapete che noi ci mettiamo sempre un po' a decidere se qualcosa è degno di apparire qui o meno... e questo direi proprio che lo è!!!


Licia Colò, che poi si sarebbe trasferita "Alle falde del kilimangiaro"




Manuela Blanchard, che all'epoca non stava molto simpatica, ma oggi l'amerei alla follia! Poi, quando le scappa la cadenza milanese è ♥





Paolo Bonolis, che già all'epoca sproloquiava con paroloni dotti.

11 dicembre 2016

faPPete: pubblicità di Natale

È arrivato Natale, e con esso le pubblicità natalizie.
Pandori. Panettoni. Profumi (le peggiori). Giocattoli (ci stanno). Quest'anno spicca una pubblicità in cui una famosa modella (che stava con un famoso calciatore, non so se sia ancora così) sculetta in completo intimo rosso e troieggia con un orso polare (un pupazzo, oWWiamente).

beginning


fronte
retro
zoofilia

svaccamento totale

A noi piace. Altrimenti non ne parleremmo. Però almeno a Natale si potrebbe stare più soft. E lo so che qui abbiamo messo un sacco di immagini di babbenatalinesexy (ce le ho messe io, per carità), ma questo blog lo seguiranno in tre (notate che parliamo sempre in plurale maiestatico?).

Le zozzerie lasciamole per capodanno :-)








01 dicembre 2016

calendari: DICEMBRE

E così anche la fine di quest'anno sta arrivando. Ma i bilanci, i pensieri filosofici e quant'altro li lascerei per il giorno 31 o giù di lì.
Qui, al contrario, vorrei commentare, come sempre, le foto messe a corredo di questa immagine.
Un addobbo e una donnina.
L'addobbo: ormai iniziano a tartassarci con le proposte natalizie appena passa Halloween. Io, da buon milanese, prima di S. Ambrogio (il 7 Dicembre, segnato in giallognolo), non ne voglio sentire parlare. Eccheppale!!!!
La donnina: fa sempre piacere metterne una.


Anche questo mese l'abbiamo sfangata (e siamo stati puntuali). Finisce l'anno... per il prossimo stavo pensando a qualcosa di... casereccio. Oppure, come da tradizione, potrei saltare e se ne riparla nel 2018.
Chissà.
Resta ancora un mese intero da vivere... quindi restate sintonizzati che per i saluti ci si sente più avanti.

15 novembre 2016

13 novembre 2016

motore emotivo.



ieri ero in metropolitana che attendevo pazientemente il treno ed è arrivato un signore anziano a chiedermi: "scusi, ma stavo pensando" indicando il giornale che aveva sottobraccio, "che cos'è il motore emotivo di una persona?".
io mi sono trattenuto dal dare risposte tipo "ma che cazzo ne so?" o "ma che cazzo me ne frega?" o "mavaffanculo!" pensando prima o dopo fossero spuntate fuori le telecamere di una candid camera... invece niente. 
allora gli rispondo: "ma che è? un cruciverba?".
"no, no, il motore emotivo".
"..."
"..."
"..."
"..."
"guardi, non ne ho idea" concludo, allontandomi per l'arrivo del treno.

poco dopo arriva un ragazzotto con cagnolino al guinzaglio. e penso "oh, no! un altro svitato"
invece voleva solo sapere se quel treno andava in duomo.
gli ho detto semplicemente che lì eravamo sulla linea verde e che doveva prendere il corridoio alle nostre spalle per andare sulla gialla. 

La morale di tutto ciò è che il mio motore emotivo è la misantropia.

12 novembre 2016

A.C. Chaltrons: vince la Super League!!!



E voi direte: "machiss...". IO.
E voi direte: "ma che è la 'Super League'"?
Procediamo con ordine.
Un mese fa di questi tempi, Chaltrons vinceva il campionato (andiamo a comandare, Chaltron5 ecc... ricorderete, no?).
Ebbene, dopo il campionato, partecipi alla Champions League. Da questa stagione, in Top Eleven, se arrivi terzo nel girone di Champions, vieni ripescato in Super League, cui partecipa già chi è arrivato tra il quinto e l'ottavo posto in campionato. Indovinate cosa è successo?



Dopo un girone di Champions vergognoso, Chaltron5 si ritrova terzo parimerito alla squadra che ha battuato all'ultima giornata (2-1 dopo essere rimasti in 10 al 79' causa fallo da rigore del centrocampista neoacquisto Holmberg. I gol li ha segnati Rinaldi in avvio di partita).
Ebbene, grazie agli scontri diretti (all'andata pareggiammo),  arrivo terzo e  vado in Super League (sì, uno scippo). Risultato che mi va stretto perché almeno un secondo posto, sulla carta, lo meritavo. Ma almeno così salvo la faccia.





La fase di qualificazione è tutto sommato agevole. Rimane sul groppone quel 3-3 nei quarti, visto che ero in vantaggio 3-0, ma vabbè, passiamo lo stesso.
Semifinale di ritorno con cinque uomini chiave diffidati. Solo uno può essere lasciato a riposo (il sempre presente Rinaldi), ma vinciamo lo stesso, anche grazie ai gol delle due nuove ali, Alvarado (peruviano) e Guiterrez (argentino). I giocatori di fascia sono sempre stati importanti per il Chaltrons.




La finale s'ha da giocare contro un avversario meno quotato. Che però ce la mette tutta: 3-2-4-1! Tutti all'attacco e meritato vantaggio, con un sacco di possesso palla e pochi rischi nella loro metà campo. Allora Mr SimOwen (io) cosa fa? Toglie un terzino (Basso) per un centrale (il rigorista Flores), arretra Alvarado a terzino di spinta e avanza Julio davanti alla difesa e Guiterrez mezz'ala sinistra. Per avere maggiore copertura e ripartire di slancio dopo gli attacchi avversari, che invece passano a un più normale 4-2-3-1. La disfatta: Chaltron5 si fa vedere in area e ottiene due rigori (!) entrambi segnati dal difensore appena entrato (!!). Sul secondo rigore, l'avversario rima pure in dieci... nel finale Capitan Lella segna il 3-1 che mette al sicuro il risultato.


Insomma: c'è stato da soffrire, onore all'avversario, ma alla fine abbiamo portato a casa la coppa Super League, alla sua primissima edizione. Che si va ad aggiungere ai 5 scudetti, alla Champions e agli 8 tornei delle Associazioni.
Sfatiamo un tabù: quello di non vincere mai due anni di fila (il prossimo, sarà di vincere due competizioni nella stessa stagione), e rimane fuori dalla bacheca una sola competizione: la Coppa
Alla prossima, e... Chaltron5 C'É




11 novembre 2016

antico proverbio egiziano

Se il tuo vicino ti sta antipatico, sopportalo: prima o poi se ne va o muore!


(Questo potrebbe essere un edit al post dell'8/11. Devo dire che ora sto molto meglio di prima. Non dico che la vita sia/sarà meravigliosa, ma farà molto meno schifo)

08 novembre 2016

anche quest'anno compio gli anni

Ma dai?
E devo dire che non sono molto contento. Non perché siano 39, la paranoia scatta quando si fa cifra tonda o comunque sul multiplo di cinque.
Sono preso male perché non è un bel periodo. Perché le mete che mi prefiggevo anni fa (presente i classici "propositi per l'anno nuovo"?) le ho mai abbandonate una per una, e temo stia per decadere anche l'ultimo obiettivo che mi ero prefissato.
Poi mi viene in mente che Freddie Mercury, all'apice della sua carriera, per i suoi 39 anni diede una festa glam-issima in costume (vedi videoclip),



e che quello fu il suo canto del cigno, perché poco dopo scoprì di essere ammalato e tutto il resto.
Non che io avrei fatto una festa del genere (nemmeno potrei permettermi di infilarmi in quella tuta) o che pensi di avere qualche malattia di qualche genere. Però mi rendo conto che le cose realizzate sono poche, quelle non realizzate tante, e che il tempo per realizzare il realizzabile diminuisce.
Mi basterebbe sistemare alcune situazioni personali, ma sembra che non sia possible neanche quello. Non tanto per mia mancanza di impegno, ma per volontà altrui (leggi: a volte sembra che tutto il mondo sia d'accordo per remarmi contro).
Ormai dai propositi per l'anno nuovo, sono passato alle speranze: quelle di avere almeno un colpo di fortuna da qui a non troppo tempo.


06 novembre 2016

BloGGhete consiglia: DYLAND DOG - DOPO UN LUNGO SILENZIO

Il fumetto Dylan Dog ha "compiuto" trent'anni poco tempo fa. Come saprete, di recente si è svolta l'annuale fiera del fumetto (e giochi e cosplay e cianfrusaglie e quantaltro ed ecc ecc) a Lucca, la più importante d'Italia. Proprio per l'occasione, esce un numero dell'indagatore dell'incubo che vede tornare all'opera il creatore del medesimo: TIZIANO SCLAVI.
La copertina totalmente bianca, così come i redazionali all'interno sono una trovata "di marketing": se eravate a Lucca potevate farvela disegnare dal vostro disegnatore preferito.

Come saprete, la testata i suoi trent'anni li sente tutti, e da un biennio è in corso un "rilancio" che secondo alcuni non sta dando i frutti sperati. Per capirici: io sono un lettore occasionale, e non è stato certo grazie al rilancio che sono diventato un "fisso".
Ma ho comprato questo albo ingolosito dal ritorno di Tiziano Sclavi, e devo dire che se tutti i mesi ci fossero numeri come questo, cavolo, farei l'abbonamento.
Il papà di Dylan Dog parte dal tema dell'abuso di alcool per raccontarci tre storie : quella del personaggio, che ci ricade dopo tanti anni ("massì, un bicchiere che farà mai!"), quella del coprotagonista, che rimasto vedovo crolla nell'abbraccio della bottiglia, e quella dell'autore stesso.
Nei corsi di scrittura creativa ti dicono che le storie migliori sono quelle che hanno dietro un "sentimento" da parte dell'autore. Qui il sentimento c'è, e visto che l'autore è anche uno dei Maestri del fumetto itaiano, non può che venir fuori una storia sentita, triste, malinconica, dura, ma che lascia una speranza per tutti.




05 novembre 2016

bloGGhete consiglia: GUNDAM

Si, ok, di Gundam ce ne sono millemila: io intendo la serie "classica", quella con Amuro Rey, che ai miei tempi si chiamava Pittèrrei pronunciatosempretuttoinsiemenomeecognome, più o meno come nel caso di Charlie Brown.

Il cartone giapponese arrivò in Italia di straforo negli anni '80, e leggenda vuole che per questo motivo non fosse più replicato, fino a quando, pochi anni fa, qualche anima pia non ne acquistò lecitamente i diritti per poi ridoppiarlo (e qui sorge in me un dilemma: meglio la prima versione sgrausissima e da pezzenti, o quella attuale seria e fedele?), perdendo però la sigla nostrana fatta all'epoca (e con tutto il rispetto verso il Giappone, questo, è un dispiacere).

Di cosa parla Gundam? No, non è il solito "anime" dove un esercito alieno tenta di invadere la Terra attaccando con un robot per volta e venendo respinto dall'unico robot terrestre che vince sempre. In Gundam la Federazione Terrestre è in guerra contro una propria colonia autoproclamatosi l'indipendente Principato di Zeon. Questa guerra si combatte anche nello spazio, a botte di robottoni che hanno un po' la valenza di un carro armato o di un aereo da guerra ai giorni nostri. E il Gundam è l'arma segreta che potrebbe dare una risoluzione a questo conflitto.

In questo cartone si parla di civili in fuga arruolati forzatamente, della fedeltà tra compagni, di amicizie, e amori. E non si disdegna di guardare la vicenda anche con gli occhi del nemico e di coloro ad esso legati.

Alcuni momenti di questa serie insegnano sulla guerra molto più delle geste eroiche narrate in molte opere. Perché qui ci viene spiegato perché la guerra NON dovrebbe essere fatta.


Ah, concludiamo con la sigla:


01 novembre 2016

calendari: NOVEMBRE

E novembre è un mese che ci tengo, perché è quello in cui sono nato.
Tutti ne parlano male perché arriva il freddo, le giornate diventano buie, si pagano le tasse... intanto si fanno la festa di Ognissanti e un giorno di festa se lo fanno...
E poi, diciamoci la verità... quanta gente conoscente che è nata in Novembre? Sicuramente tantissima, è uno dei mesi più affollati (neanche gennaio, maggio e dicembre non scherzano).
Quindi ve lo beccate e basta.



Il tema scelto questo mese è la musica. O meglio, i miei musicisti preferiti. La scelta è stata ardua, ne ho selezionati tra tra quelli ancora in attività e/o morti di recente (sigh!).
Sicuramente li avrete riconosciuti... altrimenti ci sono le etichette qui sotto.

P.S.: una volta tanto sono stato puntuale!

30 ottobre 2016

STORIELLE: il rapimento di Rebecca Jones




Tre volte a settimana Rebecca, al ritorno dal lavoro, si cambiava e usciva a correre. Poco più di tre chilometri in meno di un’ora. Il necessario per tenersi in forma. Così il percorso che partiva da casa, passava per la pista ciclopedonale, attraversava il parco, saliva sulla collinetta e discendeva dal cavalcavia della Statale per ritornare a casa sua, era diventata la sua dimensione parallela con cui si separava dal mondo.
Anche quel mercoledì sera, con addosso una tuta lillà e nelle orecchie una tracklist pensata apposta per darsi la carica, stava ripartendo per affrontare per l’ennesima volta ‘la sua via’, come l’aveva ribattezzata.
 Anche quel mercoledì, nonostante la discussione avuta coi colleghi, in pausa pranzo.
“Fai tutte le volte quel percorso?” le aveva chiesto la sua collega Paula..
“Sì” le aveva risposto lei.
“Da sola?”.
“Sì”.
“Sempre? Da sola?”
“Sì, ma perché?”
“Ma metti il percorso su Facebook? Che non cambia mai? E se qualche maniaco ti volesse pedinare?”
“Mi porto dietro lo spray al peperoncino, se ti può rassicurare” aveva commentato facendo spallucce.
“Ma è legale?” si intromise Sam, l’altro collega, lo stagista saputello – che non sarebbe durato molto.
Lei gli aveva risposto con uno sguardo di sufficienza.
“E se a furia di agitarsi scoppiasse?” aveva chiesto allora Paula
“Non mi sembra salutare correre sul cavalcavia della Statale, in piena ora di punta… sai quanto smog respiri?” aveva insistito Sam. Rebecca decise di cambiare argomento…

Quella sera, era partita più tardi del solito, tornando a casa aveva trovato traffico… e si sentiva più stanca del normale. Dava la colpa alle chiacchiere dei colleghi. Paula si preoccupava per lei, Sam non voleva dire nulla di male, lui era fatto così. Arrivata ai piedi della collina si sentiva già stanca. Iniziava a fare buio, nonostante le giornate si fossero allungate. In giro aveva incrociato meno gente del solito, e in quel punto c’era solo lei. Le prese uno strano timore, e affrettò il passo. Arrivare in cima alla collina le costò più fatica del solito… rallentò per riprendere fiato, quando una figura grigia spuntò dal nulla, afferrandole le braccia, e sentì qualcun altro trattenerla da dietro. Qualcosa di ruvido premuto contro il naso e la bocca, uno strano odore, poi più niente…


Rinvenne mezz’ora dopo, e si rese conto di essere incappucciata, seduta e legata ad una sedia. Cercò di muoversi ma i erano troppo stretti. Provò ad urlare, ma era anche imbavagliata. Sentì delle voci, provenire dal luogo dove si trovava.
“Oh, si è svegliata”.
Maschio, giovane, nessun accento.
“Dai, dai, mettiti il passamontagna”
Un altro uomo, più anziano. Uno strano accento che non riusciva a decifrare.
Le strapparono via il cappuccio, insieme a un paio di capelli che vi si erano incastrati. Una forte luce l’abbagliò, e distolse lo sguardo, ma uno dei due uomini l’afferrò per i capelli.
“No, guarda qui”.
“E taci” aggiunse l’altro.
Forzata a tenere il viso rivolto verso la luce (un riflettore?) socchiuse gli occhi mentre sentiva qualcosa che le veniva appoggiato tra mento e petto.
“Signor Jones, abbiamo rapito sua figlia” disse l’uomo più anziano. “Se la vuole rivedere viva, dovrà seguire le istruzioni nella busta che riceverà insieme a questo messaggio video”.
Sentì dei passi. L’altro uomo passò davanti al riflettore, e dalla sagoma capì che aveva in mano una telecamera. Puntò all’oggetto che aveva sul petto. Odore di carta pesante e inchiostro. Un quotidiano, per dimostrare che era viva.
Perché l’avevano rapita? La sua famiglia non era facoltosa. Non se la cavano male, ma nemmeno si tuffavano nel denaro come Zio Paperone. Quanti soldi avrebbero potuto estorcere a un cittadino di medio reddito come suo padre? Valeva la pena rischiare un sequestro di persona a scopo estorsione? E se avessero chiesto una somma che il padre non fosse stato in grado di pagare?
Il riflettore venne spento. Finalmente vide i due uomini, passamontagna sul volto e anonime tute da operaio grigie, che riportavano le tracce di loghi stampati ma cancellati dal tempo. O forse strappati via. Uno dei due le si avvicinò e la bendò. Gli occhi le dolevano, come le spalle tirate all’indietro e i polsi e le caviglie legati alla sedia.
“Ci frutterai un sacco di soldi, bambina” le disse il più anziano.
“Avevamo detto di non parlarle” lo ammonì l’altro.
“Oh, stai a preoccuparti troppo”. Accendo dell’est. L’altro no. Era delle sue parti.
“Quando il signor Jones ritroverà la sua bambina, saremo già lontani, al sicuro, e ricchi come nababbi”.
Rebecca iniziò a capire cosa era successo.
“Il vecchio non ci pagherà”.
“Quello stronzo lo farà, per la sua bambina”.
“Ha corrotto tutti i testimoni, e ha fatto sparire quelli che hanno rifiutato… ammazzerà anche noi due!”.
“Lo facciamo per vendicare le vittime!” sbotto quello straniero. “Avrebbe dovuto rispettare le norme di sicurezza, ora sta depistando le indagini. Ma se la vostra giustizia fallirà, la mia no. Eri d’accordo fino a ieri, perché ora hai cambiato idea?”.
Il giovane tacque.
“No, non l’ho fatto” disse poi rassegnato. “Vado a consegnare la lettera e la chiavetta con il filmato”.
“Aspetta” urlò l’altro, “Non toglierti la maschera davanti a lei”.
“Ma è bendata!”
“La sicurezza!” rispose l’altro rimettendo in testa a Rebecca il cappuccio.
Il giovane sbuffò.
Rebecca sentì una porta aprirsi e poi richiudersi. Dal discorso aveva capito a sufficienza. Iniziò a lamentarsi e mugugnare. Il sequestratore le urlò di tacere, ma lei proseguì con maggiore intensità.
Le mollò una sberla in testa, ma il cappuccio ne attutì l’impatto. Lei proseguì, e l’uomo si arrabbiò ancora di più colpendola più forte. Si zittì per alcuni istanti poi riprese.
Il carceriere straniero imprecò in una lingua che la ragazza non conosceva, poi le tolse il cappuccio.
“Che problema hai? Ti tolgo il bavaglio, ma tu non urlare e parla civilmente! Capito?”
Rebecca fece cenno con la testa, e una volta libera, dopo un respiro profondo, iniziò a spiegarsi.
“Signore, mi ha confuso, mi avete confusa per un’altra. Voi prima parlavate di Carter Jones, l’industriale”.
“Sì” confermò l’altro dubbioso.
“Io non sono sua figlia. Abbiamo lo stesso nome, lo stesso cognome, ma siamo persone diverse. Mio padre si chiama Garreth, vive a Westchester, non ha nulla a che fare con quell’altro. Avete fatto uno scambio di persona”.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Vi prego, signore” riprese poi con tono supplichevole “Lasciatemi andare, non dirò niente a nessuno, non vi ho visti in faccia, non ho visto dove mi avete portata, se mi liberate nel parco dove mi avete presa, tonerò a casa e dimenticheremo questa storia…”.
Ancora silenzio.
“Eh? Va bene?” supplicò ancora.
L’uomo non dava più segnali.
“Signore, siete ancora qui?”
Sentì di nuovo imbavagliarsi la bocca.
“Mi avevi quasi fregato” disse lui. “Stavo quasi per crederci. Ottima attrice”.

Sotto alle bende, Rebecca iniziò a piangere e singhiozziare.

24 ottobre 2016

Kaiser Chiefs - Retirement

"É tanto che non ascolto i Kaiser Chiefs..." e mi faccio un ciddì da mettere in macchina... poi digito così a caso il nome della band su google e scopro che non solo è uscito un album nuovo quest'anno, ma che mi ero pure perso quello del 2011...
Amazon, e via! presi entrambi, il secondo dei quali a 5.50€: 2,50 il disco, 3.00 di spese... la fregatura mi sa che è già in viaggio via posta...

Nel frattempo, per far capire come mi sento in questo periodo:




There are many things that I would be proud of
If I'd only invented them such as the wheel
The washing machine and the tumble dryer
On these inventions surely I could retire

I want to retire
No longer required
I want to get by without the man on my back
A tear in my eye
With a heart full of pride
I must go out on a high
And tell nobody why

There are many things that I know I could do
If I'd only have wanted to, such as create
The perfect soulmate everyone would admire
On this creation surely I could retire

I want to retire
No longer required
I want to get by without the man on my back
A tear in my eye
With a heart full of pride
I must go out on a high
And not to answer to why

I want to retire
Inform the suppliers
I'll leave the party in style
And not to be carried out
Without a cloud in the sky
I Got my fingers in pies
A Golden watch on my side
Will measure my free time

Now my place in History is surely assured
I will be remembered here forever more
Brand new product in place and a potential buyer
Up on this next transaction surely I could retire

I want to retire
No longer required
I want to get by without the man on my back
A tear in my eye
With a heart full of pride
I must go out on a high
And not to answer to why

I want to retire
Inform the suppliers
I'll leave the party in style
And not to be carried out
Without a cloud in the sky
I Got my fingers in pies
A Golden watch on my side
Will measure my free time

15 ottobre 2016

A.C. Chaltron5: siamo andati a comandare!!!!!




Ogni tanto se ne torna a parlare. Quelle piccole soddisfazioni che ti rendono più allegra la giornata/settimana/weekend (che però più di tanto non devono infastidire se le cose vanno male..).



Nello scegliere le squadre per i campionati, Top Eleven è (quasi) sempre abbastanza equilibrato. Ci sono lotte serrate fino all'ultimo, e quando vi partecipo, in genere, lo prendo in quel posto. Non stavolta, però! Dopo alcune giornate quattro squadre hanno preso il largo. Al giro di boa (fine del girone d'andata) una cede, e Chaltrons è in testa inseguito dalle altre due!
Uno sfortunato pareggio (in trasferta) mi fa però perdere il primo posto, mentre la terza squadra perde terreno. Alla vigilia dello scontro diretto, batto la terza squadra, che finisce fuori dai giochi, e riprendo la vetta (la prima pareggia).
Perdo lo scontro diretto (anch'esso in trasferta), vengo scavalcato, e temo di dover dire addio allo scudetto... se non fosse che, proprio per colpa di un pareggio ddella neocapolista, avviene un nuovo sorpasso!!! Chaltrons in vetta, a 90' dalla fine.



L'ultima gara, in trasferta (e dagli!) contro una squadra di metà classifica inizia bene:
al 3' sull'ennesimo assist del portoghese Valencia (vincerà l'apposita classifica, tra l'altro!) la mezzapunta italo-indonesiana Rinaldi porta la squadra in vantaggio, risultato che si mantiene fino alla pausa, nonostante i ragazzi continuino ad attaccare. Nella ripresa l'avversario pareggia su calcio d'angolo, e il Chaltrons sembra vacillare. Fino a quando l'ultimo acquistato Leite porta il risultato sul 2-1. Poco dopo, il compagno Mercogliano lo imita, dimostrando di aver recuperato quella vena realizzativa che ad un certo punto sembrava aver perso... allo scadere ancora Valencia si lancia in una fuga nella metà campo avversaria che fissa il risultato sul 4-1 (e gli farà avere il premio di miglior giocatore della partita). Chaltrons in festa, Chaltrons diventa Chaltron5 (sì, era il quinto titolo!), Chaltron5 è andato a comandare!!!!! Chaltron5 C'E'



so che non si scrive così, ma graficamente viene meglio!!!!
Ah, il nostro diretto concorrente perderà anche l'ultima gara, finendo a meno 5 (numero ricorrente) da noi... risultato forse troppo severo... considerando che, visto il pareggio nella gara d'andata, contro quest'avversario non siamo mai riusciti a vincere.




07 ottobre 2016

calendadri: OTTOBRE

Stavolta non sono in semplice ritardo: me ne stavo proprio dimenticando.
Anche perché temevo di aver finito di "temi" da rappresentare. Poi, la folgorazione: insieme al ricordo di dover postare, anche l'idea di cosa postare.
Così postiamo questo calendario ottobrino (le giornate si accorciano, a fine mese torna l'ora legale e il buio e arrivano i primi freddi) con due serie che scaldano il cuore: Big Bang Theory, e Moder Family.


25 settembre 2016

FaPPete - Irene Nell

Per la serie: bionde, oxcchi azzurri, strabordanti, spuntano fuori come funghi...






Noi non facciamo pubblicità, ma l'accostamento....




... e facciamo fatica a tenere il conto

05 settembre 2016

5 Settembre

Il cinque settembre è stato un giorno particolare, per me. O per lo meno, spesso.

Il 5 settembre del 1992 fu il giorno del mio primo esame a settembre, in matematica.
A giugno, bello carico, andai alla lavagna per l'interrogazione di recupero. Davanti ad un'equazione, dissi che il meno davanti alla parentesi cambiava il segno di tutto ciò che stava dentro. A quanto pare la prof, quel giorno non era d'accordo. O forse quel giorno non valevano le normali regole della matematica, non lo so. Mi rimandò a posto, con tutta la classe a spiegarle che avevo detto giusto (...). Esame a settembre, trattato come un lavativo tutt'estate dai miei genitori.
Il 5 settembre mi presento per l'esame e le spacco il culo (metaforicamente... fisicamente l'avrei fatto a giugno) e lei midi "Ahè, ma non aveti shtudiato l'anno scorso?". Per dire come sono in gamba gli insegnanti italiani, In particolare certi e perché la Lega prende tanti voti.


Il 5 settembre 2013 andai a vedere il mio  secondo concerto dei Baustelle, in una calda serata che si stava d'un bene e che saresti rimasto fuori tutta la notte ad aspettare Rachele e soci, ma il giorno dopo si lavorava, non si poteva.


Il 5 settembre di 70 anni fa nasceva un mio personale mito musicale. Il Freddie Mercury cantante ed autore di tante canzoni di successo dei Queen.

Il 5 settembre di quest'anno è un lunedì, mi tocca andare a lavorare, ma intanto voglio aprire la giornata così:







Let's go chasing rainbows in the sky
It's my invitation
Let's all take a trip on my ecstasy

I'm Mr Bad Guy
Yes I'm everybody's Mr Bad Guy
Can't you see I'm Mr Mercury
Oh spread your wings and fly away with me

Your big daddy's got no place to stay
Bad communication
I feel like the president of the USA

repeat chorus

I'm Mr Bad Guy
They're all afraid of me
I can ruin people's lives
Mr. Bad Guy they're all afraid of me
It's the only way to be
That's my destiny
Mr. Bad Guy, Mr. Bad Guy, Mr. Bad Guy

It's the only way for me
It's my destiny

I'm Mr Bad Guy
Yes I'm everybody's Mr Bad Guy
Can't you see it is my destiny
Oh spread your wings and fly away with me


04 settembre 2016

faPPete - DAYANE MELLO & GIULIA SALEMI vs SCARLETT JOHANSON

Mostra del Cinema di Venezia.
Sul red carpet, queste due signorine si sono presentate così:



La ragazza in arancione è Giulia Salemi, quella in rosa Dayane Mello. Non ho la pallida idea di chi siano, o da dove saltino fuori. E, seppur faccia piacere vedere le grazie di due fanciulle così avvenenti, ci tocca fare i bacchettoni (oltre che usare il plurale maiestatico) perché, insomma, dai... vanno bene i topless in spiaggia, vanno bene i vestitini in discoteva, va bene essere sexy e volere attirare l'attenzione. Ma qui abbiamo sbagliato contesto e abbiamo esagerato totalmente.
In genere, nel blog ho sempre ignorato (ora parlo al singolare, sono guarito?) ciò che non mi piaceva... una volta tanto faccio uno strappo...
Così come, per dover di continuity, fu uno strappo anche aver postato Jamie Alexander in una mise simile.

Concludo ricordando che, sempre a Venezia, per la stessa manifestazione, una signorina che più volte abbiamo visto qua dentro, diede lezioni di eleganza e sensualità senza apparire... eccessiva:





01 settembre 2016

CALENDARIO: SETTEMBRE - i supereroi



Stranamente, questo mese piazzo il post del calendario proprio al primo. Sto migliorando. In quest'ultimo quadrimestre (...) di anno, probabilmente imparerò a essere puntuale.
E oggi parliamo di fumetti. Di supereroi. Che sono stati il mio secondo amore fumettistico in quanto fu con loro che ripresi a leggere (alla veneranda età di 19 anni da poco compiuti) dopo una lunga pausa, quando abbandonai Topolino/Giornalino/Corriere Dei Piccoli a metà delle scuole medie.
E siccome sapete che a me piace la nicchia, abbiamo:
Ben Reilly, il clone ma per me l'unico vero Uomo Ragno, e She-Hulk (vi avevo già detto che ne scrissi una fanfiction, dove tra l'altro si incontrata con il precedente personaggio?) cugina (anzi: 'a cuggina) del più famoso Incredibile Hulk (di cui vi ho parlato poco tempo fa) ma altrettanto forte e molto più simpatica e gnocca.
Alla prossima

31 agosto 2016

StorieLLe - AMORE, ESCO A PRENDERE LE SIGARETTE!


Armando uscì di casa quando il sole agostano stava ormai tramontando. Una volta arrivato di fronte alla sua tabaccheria preferita, quella del suo amico Piero, trovò la serranda abbassata con appeso il cartello di ‘chiuso per ferie’.
“La mia memoria fa cilecca, me l’aveva detto che avrebbe chiuso. Poco male, così non perdo tempo in chiacchiere” pensò, puntando al distributore automatico.
Infilò una banconota da dieci nell’apposita fessura, ma la macchinetta la respinse. Stupito, riprovò a inserirla dall’altro lato, ma anche stavolta niente. Sfoderò tutto il repertorio: arrotolarla, lisciarla, sfregarla, controllare che gli angoli non fossero spiegazzati. Provò con altre banconote, ma il risultato non cambiò. Incazzatosi, tirò un pugno alla macchina, che andò in tilt. Stizzito, sbirciò intorno, sperando che nessuno l’avesse visto. Guardò la videocamera di sorveglianza, che sapeva essere solo un pezzo di plastica inattivo e inerte, e le fece una linguaccia. Si mise allora in marcia verso l’altra tabaccheria del quartiere, quella gestita dalla “pazza”, come l’avevano soprannominata. Una signora avanti con gli anni, che a memoria d’uomo, o per lo meno a memoria degli abitanti più longevi del quartiere, aveva sempre gestito quell’attività e non era mai invecchiata di un giorno. Il nome vero della signora non lo ricordava nessuno, sapevano solo il suo nomignolo, affibbiatole da chissà chi chissà quando a causa di alcuni suoi bizzarri comportamenti. Ad esempio, ignorare eventuali clienti che si presentavano in negozio mentre lei era impegnata in una telefonata. Oppure guardare storto eventuali nuovi avventori. O ancora, rifiutarsi di servire coloro che non vedeva da un po’: “dove te le sei comprate le sigarette, in tutto questo tempo? In città? Bene, vai a comprartele lì anche oggi!” urlava loro. Come mai non fosse ancora andata in fallimento non si sa: dopo decenni era sempre lì.
Arrivato nelle vicinanze del locale, Armando notò che non aveva il distributore automatico, e che quindi era costretto ad entrare. Respirò profondamente e si fece forza pensando a come rispondere alle probabili stramberie della donna.
“Entro, prendo le sigarette ed esco prima possibile” si disse.
Varcò l’ingresso.
“Desidera?” chiese la donna con tono brusco.
“Si, buonasera” rispose lui avvicinandosi al bancone, “Un pacchetto di Silk Cut, per favore”.
“Sai come le chiamano le sigarette? Chiodi di bara. Fa molto figo tenere la sigaretta tra le labbra o in mano, ci si atteggia da gran signori, ma sai cosa succede ai polmoni? Sai cosa c’è dentro alle sigarette? Per dirne una: catrame. Come quello delle strade. Chi si mangerebbe un cibo a base di catrame? Chi si berrebbe una bevanda a base di catrame? Ma respirarselo, il catrame, sì, vero? E lo so che voi non potete stare senza. Se non fumate vi innervosite, ingrassate, è peggio di una droga. E tutte quelle scritte che fanno male a te e chi ti sta vicino e le ecografie dei polmoni rovinati e dei malati terminali? Eh, come la mettiamo? Eh? È una vergogna che venga permesso lo smercio di queste cose, e che ci sia gente che ci lucri pure su!”.
Le promesse di Armando di stare buono svanirono subito.
“Scusi, allora perché gestisce una tabaccheria?” sbottò.
La donna rimase un po’ in silenzio, con gli occhi sgranati e un’espressione severa, come se avesse ricevuto un insulto. Armando inizialmente ebbe paura, ma poi pensò che lui era il cliente, e che lui aveva ragione, e che lui sarebbe tornato a casa con le sue sigarette. Le sue fottute sigarette. Che lui voleva fumarsi e nessuno gliel’avrebbe impedito.
“Per cortesia, mi dà il mio pacchetto…?” chiese con tono fermo ma cortese. “Anzi, me ne dia tre: faccio la scorta”.
Il viso della tabaccaia si distese, afferrò i tre pacchetti e si diresse verso l’angolo del bancone dov’era sistemata la cassa. Armando, con una smorfia di trionfo, la seguì.
La donna appoggiò i tre pacchetti e iniziò a battere a ripetizione i tasti del contatore, che emisero il loro classico ticchettare. La cosa si protrasse per un po’ e Armando si innervosì. Cosa ci voleva a fare uno scontrino per tre pacchetti di sigarette? Tutt’al più che quando si riforniva dal suo amico Piero, questo lo scontrino non glielo faceva mai. Ma quindi… Piero era un evasore fiscali o era la donna che cercava prenderlo in giro in qualche modo? Bisogna davvero farlo lo scontrino per le sigarette?
“Lo scontrino bisogna farlo, Piero è un evasore, e questa donna mi sta prendendo in giro” stabilì tra sé e sé.
“Mi scusi” chiese lui per tagliare corto, “Ci vuole ancora tanto? Avrei fretta”.
La donna smise di picchiare sui tasti, volse lo sguardo verso l’ingresso, e poi fuori dalla vetrata come se stesse controllando qualcosa. Poi si girò nuovamente ad Armando, e gli sorrise, picchiando su un tasto più grosso degli altri. Gli mancò letteralmente il pavimento sotto i piedi, cadde verso il basso, atterrando e picchiando il culo sul pavimento duro in una stanza profonda e buia. Fece appena in tempo a realizzare di essere caduto in una botola, che la vide richiudersi. Udì un suono simile a una perdita di gas, e perse conoscenza.


Si risvegliò dopo un tempo indefinito. Gli ronzavano le orecchie e pulsavano le tempie. Si rese conto di essere bendato, imbavagliato e incatenato a una colonna, in un’ambiente fresco e secco. All’improvviso, udì dei passi leggeri avvicinarsi in seguito ai quali si levò il suono di diversi mugugni all’interno della stanza. Quante persone c’erano con lì con lui? Che diavolo stava succedendo?
“Silenzio” sentì urlare da una voce stridula di donna. Riconobbe quella della tabaccaia.
“Ricomincia la gara” aggiunse la stessa voce a tono normale.
Sentì un fruscio e lo scattare di un accendino. Un leggero inspirare ed espirare, e poi l’inconfondibile odore di fumo di sigaretta. Delle sue sigarette.
“Ripeto le regole per i nuovi arrivati: siete qui prigionieri senza acqua né cibo”. La donna fece una pausa per tirare un’altra boccata. “Chi resiste di più senza, vince una sigaretta. Chi schiatta peggio per lui. Chi cede e chiede da bere o mangiare, lo faccio schiattare io. Io ogni giorno vi soffio addosso il fumo di una sigaretta diversa… così, per essere bastarda”.
Armando trasalì, provò ad agitarsi per liberarsi, ma fu inutile.
“Piantala di far casino o ti spengo la cicca in faccia, stronzo” le disse la donna, che riprese a fumare lentamente la sigaretta passeggiando per la stanza fino spargendo il fumo ovunque. Quando finì disse:
“Domani torno, e vediamo se qualcuno di voi mezzeseghe si arrende”.
Si allontanò in silenzio.

Armando ripensò a sua moglie incinta, a quello che le aveva detto prima di uscire di casa:
“Cara, esco a comprare le sigarette. Torno subito”.

24 agosto 2016

Fd'I - Olimpiadi 2016

Ci è voluto un po' per elaborare la massiccia dose di imput, ma alla fine, eccomi qua:




- Le cicciottelle.
Il termine non voleva essere usato in modo offensivo, però è stato usato fuori luogo. Speriamo che ora il giornalismo medio italiano, forte di quest'esempio, risollevi un po' il proprio tono. Certo, per una volta che non sono stati messi in prima pagina culi o tette...

- Il burkini.
L'atleta egizia ha potuto giocare a beach volley indossando l'unico "costume" permesso dalla sua religione. Alcuni hanno detto che è stato un gesto di apertura che il comitato olimpico le abbia permesso di farlo. Altri che è un atto di barbarie obbligare le donne a stare sempre coperte. Altri che è sessimo obbligare le occidentali a giocare in succinti bikini. Insomma uno sport in cui tutti perdono e nessuno vince.

- La Pellegrini arriva quarta
... e tutti la scannano. Il problema della Federica Nazionale è che la stampa italiota l'ha sempre pompata come se fosse una sorta di Phelps in costume intero. In realtà, mentre lo Squalo di Baltimora appena si bagna sa già di aver una medaglia al collo perché è il numero uno assoluto, alla Fede, che è una delle migliori quattro o cinque, tocca giocarsela con le altre. A volte vince, a volte arriva quarta. Pace e amen. Invece no: la stessa stampa che l'ha pompata, deve demolirla.

- I nuotatori italiani.
Quasi tutti quelli che hanno toppato si chiedono come mai abbiamo ottenuto risultati al di sotto della loro media annuale. Se non lo sapete voi...

- La Cagnotto.
... si ritira. L'atleta più bella dello sport italiano di sempre. Mi mancherai ♥

- Lotche.
Disgraziato. Ti sta bene. In galera, dovevi finire.

- Doping.
I nuotatori russi e cinesi sono stati riammessi. Il nostro Schwarzer no. Bastardi.

- Bolt.
Lui corre, vince e non ha nemmeno il fiatone. Gli altri schiattano ma non riescono a stargli dietro. Vabbè, dall'anno prossimo potranno rifarsi...

- Carambula
con la skyball sembra uscito da un cartone giapponese. La goccia di ciclone di Mimì Ayuara gli fa una pippa.


10 agosto 2016

bloGGhete consiglia: Zombeaver

I film horror degli anni '70 erano giocati sulla tensione. Essendoci scarsi mezzi, ci si doveva arrangiare, come in quelle squadre di calcio dove non c'è il supercampione e bisogna metterci fiato muscoli e cuore.
Negli annni '80 si videro i primi progressi negli effetti speciali. Ai tempi erano efficaci, ma, diciamo, sono invecchiati male. Ormai hanno quell'effetto posticcio plasticoso che non spaventa più nessuno, anzi, fa ridere.
Negli anni '90 arriva il computer, la CG o come diavolo si chiama... e finisce la pacchia.



Stasera, grazie a quegli sfacciati di Rai4 ho potuto vedere il re del film trash: ZOMBEAVERS.
Cioè, i castori zombie. Signori, abbiamo un vincitore: in questo film c'è tutto. 
Tre ragazze vogliono passare un week-end da sole, e vanno al lago, in una casa isolata ma poi non tanto. Fanno il bagno e una si mette in topless (tette gratuite). Poi la sera arrivano i rispettivi fidanzati (attenzione: c'è tensione per una delle ragazze si è beccata le corna, e scopriremo che...), quindi iniziano i primi eventi strani. Il giorno dopo, invece di andarsene, stanno lì e... assalto, mutilazione, assedio, tentativo di fuga, tentativo di resistenza, mutazioni, il tutto in un climax che porta ad un finale tragico....


Sembrava di vedere un film anni '70 con effetti speciali anni '80 trasportato ai giorni nostri.

Sharknado, spero ti sia goduto il tuo regno, perché sei stato detronizzato.