31 agosto 2014

F&R #27 - Cristina De Pin

In merito a quanto detto QUA, credavate veramente che mi sarei fatto scoraggiare per così poco?
Nonostante la dura botta (è stata dura) dell'addio della fidanzata di Balotelli (l'addio di Balotelli ne sono contento), e non essendo ancora arrivata la sua sostituta convergo su altro elemento degno di nota, nonché moglie dell'attuale capitano. Ancora in convalescenza dall'infortunio che lo ha privato (e ci ha privati) del mondiale. Quindi immaginiamolo a casa, con la mogliettina che si prende cura di lui... invidia!!!!




SITO UFFICIALE

Foto Varie

24 agosto 2014

F&R Special - il numero che mai ci sarà - Fanny Neguesha

Come qualcuno ricorderà, l'anno scorso avevo fatto un F&R di augurio per la stagione 2013/14 del Milan.
Non andò molto bene. Non penso per colpa della protagonista, che scelsi anche come madrina di uno special/crossover con Fd'I per il Mondiale brasiliano.
Precedentemente, ci furono ben due F&R dedicati  a una wag   rossonere: i risultati furono pessime stagione dei mariti/fidanzati, pessime stagioni del Milan, conseguenti cessioni dei giocatori in questione.
Orbene, quest'anno volevo mischiare le due cose e riprovarci (che sia la volta buona, mi chiedevo?) postando l'immagine di cui sotto


e programmando il post per l'inizio del campionato (31 agosto, ore 18;00 che avrebbe fatto molto chic), senonché il superscassaballemarionazionale, proprio in questi giorni, è stato ceduto al Liverpool.
Non mi permetto di sprecare l'immagine, duramente ricercarta, e vi posto un "fuori serie" di questa rubrica, promettendo una sostituta per la data del 31/08.
Non sarà più una sorpresa ma fa niente.

23 agosto 2014

Recensioni e/o riletture: Generation-X, Proposition Player, Turf, La Bara Antiproiettile, Planetary

Estate. Tempo di relax, tempo per fare le cose con più calma, tempo per... rileggere.
Come ogni anno, riprendo in mano materiale che giaceva in libreria da tempo (dai 12 mesi al quindicennio) e mi rimetto a leggerlo con un'ottica maggiormente oculate, grazie sia dal "senno di poi", sia dal "bagaglio culturale" aumentato nel corso degli anni.

Quest'estate è toccato a:



la giornalista ficcanaso e il suo vampiro
TURF 
pur giudicandola una piacevolissima lettura, come ai tempi dell'uscita, ho dovuto notare un paio di difetti: l'alieno viene portato in azione piuttosto tardi (secondo episodio), e gli viene concesso poco spazio. Certo non l'ha aiutato la scelta di non fargli parlare la lingua locale. Le interconnessioni tra la giornalista (che trovo sempre poco sexy, seppur più dell'altra volta) e il mafioso-suo-malgrado sono poche. Di fatto siamo di fronte a due trame che si svolgono in modo perfettamente separato e casualmente si incrociano nel finale. La scelta di cercare aiuto tra i "comuni cittadini" (anche se le prostitute con mitra riecheggiavano le analoghe signorine di Sin City) mi è parsa un po' troppo americana. C'erano di mezzo dei poliziotti corrotti che sono stati (tra l'altro) imbrogliati da uno di loro? non potevano ricorrere alla giusta sete di vendetta di quelli onesti (e alle loro armi e addestramento)
Considerazione leggermente calata ma comunque alta.




Qui invece la considerazione per l'opera resta tale e quale: altissima! Anzi, leggendolo l'ho apprezzato ancora di più e ci sono restato incollato fino alla fine come fosse la prima volta. Un metafumetto che strizza l'occhio ai fan del  supereroismo d'un tempo, e tira frecciate alla modernità e alle major che fagocitano l'industria del medesimo.







RED WING
Viaggi nel tempo, figli d'arte sulle orme dei genitori dispersi, che però sono ancora vivi. Critica sul modo in cui le generazioni precedenti lasciano il mondo a quelle successive e rapporto padri-figli. Tutto molto bello, ma la faccenda dei viaggi nel tempo è e continua ad essere ingarbugliata.









PROPOSITION PLAYER
Nonostante venga presentato come un fumetto sul poker (con tanto di introduzione di un giocatore professionista ora scrittore di successo), di tavoli da gioco vediamo molto poco. Vediamo invece molto aldilà, molte divinità decadute, la solita guerra angeli/diavoli (dove i primi non sono i buoni e i secondi restano relativamente cattivi). Ma di scale, full e tris ne vediamo ben pochi. Sembra più un corso su "paradisi inferni cristiani e precristiani" che un fumetto su un giocatore di poker. E i dialoghi sono troppi e spesso "off topic"







GENERATION X
Fumetto che amai alla follia. Gli anni '90 stavano per tramontare, e la Marvel se ne usciva con questa serie  narrante le avventure di un nuovo gruppetto di ragazzini mutanti, scritto dall'allora deus-ex-machina degli X-Men: Scott Lobdell. 
Ritrovare Jubelee (oggi depoterizzata e vampirizzata), Emma Frost e M (le uniche che il tempo ha trattato con rispetto), i defunti Synch (perché?),  Skin (doppio perché?) e Banshee (triplo perché?), e i limbizzati Chamber e Husk mi ha fatto gran piacere. È stata come una rimpatriata con amici di vecchia data.
Purtroppo la serie è ben scritta, con momenti di introspezione e intimità di rara delicatezza, e con una durata di lettura per episodio di ragionevole lunghezza. Con il senno di poi presenta quel difetto che affliggeva  le storie dei mutanti dell'epoca (e che talvolta fa capolino tutt'ora): loro se ne stanno chiusi nella loro scuola, predicando l'integrazione tra homo superior e homo sapiens (!) e le cose "gli succedono". A parte qualche scaramuccia amorosa tra Chamber e Husk, e Jubelle che ci prova spudoratamente con Synch, che però preferisce M (e ti credo...), l'azione viene portata (letteralmente) dagli attacchi dei vari Emplate (2 volte), X-ecutore, Creatore di Orfani, Toad, Black Tom Cassidy (da spiegare la faccenda-Mondo che si infiltra senza combinare nulla) e Bastion. 
Il gruppo, nonostante le intenzioni  è per nulla proattivo, ma solo reattivo nei confronti di agressori che spesso avevano sotto il naso da tempo.
Al termine della saga "Operazione: Zero Tollerance" Lobdell (e il disegnatore Bachalo) lasciano la serie, che verrà spostata da(lla defunta Wiz) a X-Men Deluxe, crollando precipitosamente in stile e coinvolgimento verso la X-Revolution e l'oblio. Come detto, il destino non sarà molto generoso con i personaggi della serie che verranno ripresi negli anni.



PLANETARY
Il XX secolo stava volgendo al termine, e Warren Ellis, disegnato da John Cassady, lo omaggia con questa serie che ripercorre tutti i media narrativi dell'epoca. Dal pulp anni '30 (Jakita in pratica è la figlia di Tarzan), ai film di fantascienza degli anni '50, ai film di arti marziali, alle incarnazioni dei fumetti dei vari decenni, nonché un omaggio ai personaggi "straordinari" del XIX secolo che di questa narrativa sono i "nonni".
Rileggere, dopo 10 anni, e capire che non avevi capito un cazzo (la trasmigrazione di Jack Carter/John Constantine in Spider Jerusalem) in un certo senso ti causa vergogna e orgoglio nello stesso tempo. Vergogna perché all'epoca "non ne sapevi", orgoglio perché, almeno, ti accorgi che con gli anni stai riparando i danni.
Come diceva quella là: "Quante che cose che non sai, quante cose che non puoi sapere".

22 agosto 2014

TtA #33 - Fratello Nicodemo #4 - Avvoltoi

GLI STRANI CASI DI FRATELLO NICODEMO

04 Avvoltoi

tipico specchietto per le allodole... :-P

Le due ragazze si salutarono. La bionda si diresse verso l’uscita del parco, probabilmente diretta verso la metropolitana. Aveva lo sguardo basso e l’aria cupa. La mora,  a testa alta e passo altezzoso, nella direzione opposta. Dal ghigno trionfante in viso sembrava soddisfatta.
«Buongiorno» le disse Fratello Nicodemo quando gli passò accanto. Lei trasalì nel vederselo spuntare all’improvviso, face un passo indietro e si portò la mano alla bocca.
«Mi ha spaventato, Padre» gli disse.
«Non sono “Padre”. O almeno a mia insaputa. Puoi chiamarmi “Fratello”. Possiamo anche darci del tu? Io mi chiamo Nicodemo. Fratello Nicodemo».
«Certo, se vuoi» disse lei ricomponendosi. «Io sono Pamela. A cosa devo l’onore?».
«Ti ho vista parlare con l’altra ragazza. Non stavo origliando, e volendo farlo, sarei stato troppo lontano. Però ho visto la tua amica andare via abbastanza rabbuiata».
«Quindi?» chiese Pamela un po’ seccata.
«Tutto bene?» chiese lui accigliato.
«Perché non dovrebbe?» rispose lei, ancora più seccata.
Lui non rispose, rimase a fissarla. Pamela sospirò.
«Ok, sediamoci» gli propose.
Si accomodarono sulla prima panchina libera che trovarono. Lui a sinistra, sull’angolo, lei un po’ più comoda sulla destra.
«Dunque?» chiese lui.
«La ragazza si chiama Angela. È una mia cara amica. Le voglio molto bene».
«Però?».
«Però secondo me sta con un ragazzo poco serio. La lascia da sola per uscire con gli amici, la trascura».
«E basta?».
«Secondo me ha un’altra. E lei si è messa con lui solo per i soldi. Secondo me non stanno per niente bene insieme».
«E poco fa le hai detto tutto questo?».
«No, solo che…».
«E appena potrai dirai al suo ragazzo tutto il resto?».
«A cosa vuole arrivare?».
«Fai spesso queste cose?».
«Dire quello che penso?».
«Seminare zizzania tra la gente».
«Come ti permetti? E perché sto qui a parlare con te? Non ci conosciamo nemmeno! Perché dovrei confessarmi con te?».
«Più che “confessarmi“, preferirei lo chiamassi “confidarmi”. La confessione richiede un’assoluzione, definitiva. Qui stiamo cercando di risolvere un problema. Anch‘esso definitivamente».
Lei lo guardò tra l‘incuriosito e l‘arrabbiato.
«Vuoi continuarne?»
«Sì» rispose lei sospetta. Voleva vedere dove questa discussione l’avrebbe portata.
«Rispondi a questa domanda: le cose che hai detto poco fa, le pensi davvero?»
«Si. No, è che... Io non riesco… a non guardare la gente in maniera negativa. A non leggere secondi fini nelle loro azioni. A pensare che stiano facendo anche cose buone senza aspettarsi qualcosa indietro un domani».
Lui socchiuse gli occhi e la guardò.
«Cosa c’è?» domandò lei allarmata.
«Continua. Cosa succede quando senti questi pensieri?».
«Io… cerco di scacciarli. Mi dico che sono perfida, che sono cattiva a pensar male…».
«Che a “pensar male si fa peccato”, giusto?».
«Anche…» aggiunse lei poco convinta.
«Ma che a volte ci si azzecca».
«Sempre» disse lei convinta, «Ecco», aggiunse pentita, «L’ho fatto ancora».
«Vai avanti. Cosa succede dopo?».
«Beh, osservo la persona in questione, studio le sue mosse, le sue parole, e valuto se quello che pensavo fosse vero o meno».
«Se realizzi che non lo è?».
«Raramente me ne convinco» disse lei dopo una breve pausa e un sospiro.
«E quando invece realizzi che lo è?».
«Se le azioni della persona in questione danneggiano me, la tengo a distanza, la allontano».
«Se invece, come nel caso di poco fa riguardano tue amicizie…» disse Nicodemo annuendo.
«Vado dritta al punto» disse lei con una punta di orgoglio, «Faccio il mio dovere. Avviso la vittima di quello che le succede».
«E generalmente, come si risolve la cosa? Sia nella prima casistica che nella seconda, intendo».
Lei tirò di nuovo un profondo respiro, e alzò le mani come per iniziare a gesticolare, ma si fermò subito.
«Molte amicizie finite» disse infine, con il tono di chi riconosce di aver fatto un danno. «Sia mie che altrui».
«In passato hai avuto esperienze simili? Intendo: amici o amiche hanno tradito la tua fiducia?».
Lei lo guardò con gli occhi arrossati.
«Sì, come a tutti… credo».
«Esatto: come a tutti. Queste cose sono naturali nei rapporti umani. Sai cosa non c’è di naturale?».
«Cosa?».
«Chi ci sguazza dentro. Hai presente “Gli Avvoltoi”?».
«Quelli della canzone?».
«Sì. Ce n’è una specie particolare. Pianta il seme della discordia nella gente, aspetta che germogli, e poi ne raccoglie i frutti».
«Credo di capire».
«No, non capisci: questi “avvoltoi” non sono persone, non sono animali. Sono piccoli demoni che si nutrono delle sofferenze altrui. Gli uomini (e le donne, nel tuo caso) non fanno altro che foraggiarli, ospitando i loro semi, e lasciandoli germogliare».
«Stai dicendo che sono posseduta? Guarda che io non credo in queste cose».
«Beh, innanzitutto, dovresti. Crederci, intendo. Secondariamente, no, non sei posseduta, ma porti dentro di te quel seme. La vita e le esperienze te l’hanno impiantato. Tu lo nutri e qualcun altro ne gode i frutti. Sei portatrice sana di perfidia».
«Mi faccia un esorcismo allora» disse lei sarcastica.
«Oh, no, non servirebbe. Posso solo darti un consiglio: pensa positivo, goditi la gente, e prima di pensare male, pensaci due volte. Tre, quattro».
«Finito?» chiese Pamela con una smorfia in volto.
«Sì, è stato un piacere» disse lui alzandosi e tendendole la mano.
«Addio» disse lei, stringendogliela e incamminandosi verso la sua destinazione.
Nicodemo si risedette, e la osservò allontanandosi. Pensò che forse i suoi tacchi fossero troppo alti per passeggiare in un parco. Dopo poco si sedette di fianco a lui la ragazza bionda che aveva visto prima insieme a Pamela.
«Ciao Angela» disse lui sorridendo
«Ciao Nicodemo» disse lei acida.
«Vedo che la mia fama mi precede» rispose ridacchiando.
«Perché sei qui?» chiese lei.
«Tu perché sei qui?».
«È il mio territorio. Stai alla larga».
Lui la guardò serio. La squadrò. Osservò il viso da ragazzina, il corpo snello, forse un po’ troppo esile, e i vestiti moderni e informali.
«Ho avvisato la tua “amica” di essere meno negativa» disse dopo una lunga pausa.
«E pensi che basterà?» chiese lei sempre acidamente.
«Oh, per i demonietti come te basta poco» rispose Nicodemo scrollando le spalle «Vi fingete mortali, vi inserite tra di loro, e fate il vostro lavoro. Chissà che fatica farti una falsa identità, conoscere gente, trovare un fidanzato e amici e amiche da infettare con le tue maldicenze».
Lei sibilò.
«Non distruggerai quello che ho costruito» gli disse.
«Non mi fai paura» rispose, «Di recente ho esorcizzato una casa, fatto a botte con una succube e liberato una bottiglia da un demone. È stato divertente. Ha fatto l’effetto del noto confetto nella celebre bibita gassata».
«Dove vuoi arrivare?».
Il tono della ragazza demone ora era nervoso.
«Non spreco esorcismi per avvoltoi come te. Basta mettere un po’ di buon senso nelle vostre vittime. Inducendola a dirti quelle cose, hai fomentato la sua sfiducia per la gente. Io ho riparato parte dei tuoi disastri».
«Non lo sai per certo».
«Si, l’ho fatto» ribatté con tono sicuro. «Ah, ultima cosa: non farti più vedere in giro. Non farti più vedere con quella ragazza, né con il tuo fidanzato. Sparisci e non farti vedere mai più».
«Oppure?» chiese lei spaventata.
Lui la guardò di sbieco.
«Potrei perdere tempo per un avvoltoio come te».
«Potresti?».
«Sono un uomo di Chiesa, vado dove devo e faccio le cose che vanno fatte».
«Potrei andare ovunque e riprendere a fare quello che faccio qui. Come mi troveresti?»
«Ti troverei nello stesso modo in cui ti ho trovata qui».
«E cosa dovrei fare? Sono un demone. Minore, ma un demone. Devo seminare discordia. Non so fare altro».
«Bene: questo da ora è il tuo problema. Risolvilo, e vedrai l’eternità. Va bene?».
Lei lo fissò attonita.
Nicodemo si alzò, e fece un cenno di saluto. Dopo alcuni passi si girò.
«A proposito: apprezzo l’ironia di scegliere il nome Angela, ma no. Non usarlo più».
Si voltò e se ne andò. Angela restò seduta sulla panchina, indecisa sul da farsi.


21 agosto 2014

TtA #32 - la guerra dei pioppi

Padre Eugiolfo percorreva il tortuoso sentiero che si inerpicava tra i colli in compagnia del novizio Gianberto, giovane di buona volontà che da poco aveva deciso di prendere i voti. Finirono di recitare il tredicesimo rosario proprio mentre, arrivati sulla cima dell’ennesimo colle, adocchiarono due sassi coperti dall’ombra di una quercia.
«Credo che potremmo fermarci un po’» suggerì il vissuto religioso.
«Meno male» sbuffò il giovane.
«Prego?».
«Lodavo il Signore per averci donato questo provvidenziale angolo per riposo».
«Si, si, certo. Passami la borraccia dell’acqua, piuttosto».
Il giovane obbedì, e intanto chiese:
«Padre, non mi ha ancora detto perché stiamo intraprendendo questo lungo viaggio. Mi spiego: so che è stato inviato a dar consiglio in merito a una spinosa questione teologica, ma non mi ha detto l’argomento. Non ancora, almeno».
«Oh, il motivo del dibattere è invero ostico» rispose l’altro dopo aver tirato un lungo sorso. «Tieni, bevi pure».
«Ma… è vuota!».
«Dicevo: devi sapere che al di là di questi dolci pendii si stende una pianura, occupata per di più da un enorme bosco, per lo più composto da pioppi».
«Quelli che emanano quei fastidiosi pelucchi?».
«Esattamente. Che è il modo che il Signore ha dato loro, evidentemente, di spandersi e proliferare».
«Ma molta gente sta male, per colpa loro».
«Esatto. Devi sapere infatti, che ai margini del bosco sorge un borgo chiamato Borgopioppeto».
«Che fantasia».
«Già. E qui più di una persona soffre il malessere, stagionale, invero, di cui parli tu. Una giovane ragazza, in particolare, la damigella Euclidea, si farebbe fatta portavoce di tali sofferenti chiedendo al borgomastro l’abbattimento di tale bosco».
«Ma sarebbe una barbarie».
«Oh ti assicuro che ho visto di peggio. Ad ogni modo, il borgomastro ha dovuto rivolgersi al boscaiolo Mastro Feller, che con la sua famiglia, da anni, per editto del Granduca, regola l’abbattimento e il ripiantare degli alberi. Sai, per la costruzione delle case, per il fuoco nei camini, per costruire carri e quant’altro».
«E ovviamente egli ha rifiutato».
«Certo. E il Borgomastro in seguito alle insistenze della dolce Euclidea, che in tal senso è stata alquanto… esagerata. Si è persino recata a casa del boscaiolo… che però era al lavoro. Ed è stata ricevuta dalla moglie di lui, che l‘ha praticamente cacciata in malo modo.».
«Padre, mi perdoni, sta dicendo che la damigella sarebbe andata dal boscaiolo intenzionata a…».
Padre Eugiolfo lo zittì con uno sguardo di rimprovero, per poi passare ad un’un espressione buffa quando il ragazzo tacque.
«Ebbene», proseguì poi, «Il Borgomastro scrisse così una lettera a Sua Eminenza l’Arcivescovo Valpattone, chiedendo l’intercessione diretta presso il Granduca per l’abbattimento del bosco, in quanto quelle piante che causavano tale sofferenza a uomini e donne timorate di Dio non potevano che essere creature del demonio».
«Mi pare quantomeno esagerato!» urlò indignato il giovane.
«Giovanotto, vedo che stai venendo su bene. Invero, la storia non finisce qui».
«Quali altri scabrose macchinazioni hanno ordito quei reietti della fede?».
«Oh, loro hanno fatto già abbastanza. La nostra storia prosegue, o meglio, si svolge parallelamente in un altro loco».
«Ovvero?».
«Ovvero in quel di Pioppomanero».
«Che si trova…».
«… dall’altra parte del suddetto bosco».
«Non mi dica. Anche lì ci sono persone che mal tollerano i pioppi e le loro emissioni?».
«Sì, ma lo svolgersi degli eventi fu diverso. Devi sapere che l’amministrazione del villaggio, che sorge ai piedi di un maniero abbandonato ormai da anni, è in mano a un uomo col titolo di Cancelliere, nominato direttamente dal Granduca, tra una cerchia di nomi eletti dal popolo. Ebbene: tale carica dura cinque anni, e questo è il quarto anno di reggenza del Cancellier Pardolfo, illustre esponente di una delle più celebri famiglie del paese. Addirittura, suo nonno servì presso i proprietari del maniero di cui ti parlavo».
«Un discendente di maggiordomi, insomma».
«Oh, come sai esser cinico, mio giovane accompagnatore. Sappi comunque che quest’uomo, di mezz’età, non accompagna il grigiore dei pochi capelli rimasti con la saggezza, e pare che il compaesani non siano molto contenti di lui, tanto che per le prossime nomine, stavano pensando di porgli come alternativa un giovanotto, tale Lodovico Piridolfi, lavoratore indefesso, apprendista e a quanto pare futuro erede del fabbro del villaggio».
«Capisco».
«Capisci? Non hai da fare battute sul fatto che un fabbro contenda un ruolo importante a un maggiordomo?».
«Mi pare, da come me ne ha parlato, che uno sia un giovane di sani principi, mentre l’altro un vecchio vizioso. Ma forse è una mia impressione».
«Ammetto di essere talvolta imparziale nel mio narrare le vicende e di farmi prendere un po’ la mano».
«“Talvolta” e “un po’”. Ma vada avanti…».
«Certo. Su questo povero Lodovico sono iniziate a circolare voci poco piacevoli riguardo a sue frequentazioni… una vecchia megera, come si suol dire “una curatrice“.. Lo accusarono di recarsi per imparare le stregonerie e utilizzarle contro il Cancellier Pardolfo. Il giovane si difese dicendo di aver semplicemente chiesto alla donna un sollievo contro i pollini di cui precedentemente parlavo».
«Quindi tutto finito lì e…».
«Assolutamente! Il Cancelliere ha inviato una lettera all’Arcivescovo, dicendo che chi soffre di tali fastidi, è da intendersi come posseduto dal Demonio e dedito alla sua venerazione, in quanto gli alberi e la natura, doni del Signore, non possono fare male all’uomo».
«Ma molte erbe sono velenose. Per tutti gli uomini. I morsi di certe bestie selvagge, come i serpenti, per esempio, sono letali per tutti gli uomini. Come può basare un’accusa così pesante riferendosi a un malore che coglie solo una minoranza?».
«È per questo che Sua Eminenza l’Arcivescovo Valpattone mi ha chiesto di visitare questo tristo loco e rimettere un po’ di sale in zucca a questi scellerati governanti».
«Una missione degna di lode».
«Per la quale converrebbe ormai incamminarci. Le questioni da dirimere sono molte e spinose e non sarà un compito facile».
I due ripresero la camminata di buon passo, con un Gianberto invogliato dalle narrazioni di Padre Eugiolfo a giungere quanto prima in loco.
«Ecco, siamo prossimi al colle di cui ti parlavo» disse finalmente Padre Eugiolfo, «Sulla sua cima vedremo, in uno stupendo panorama, il bosco, a est Borgopioppeto, a ovest Pioppomanero, appena davanti alla costruzione da cui prende il nome, e a nord la casa del boscaiolo, Mastro Feller».
Gianberto, impaziente, corse verso la cima della collina per poter vedere il paesaggio che in un solo abbraccio avrebbe racchiuso tutti luoghi di cui aveva sentito parlare. Ma una volta lì giunto, restò alquanto deluso. Il rudere di Pioppomanero era ancora più derelitto di quando si aspettava, il villaggio pareva distrutto… il bosco ridotto nelle sue dimensioni, con tanti tronchi d’albero appena abbattuti nel mezzo a testimoniare una recente distruzione, e Borgopioppeto ridotto anch’esso a macerie.
«Padre, venga, padre, guardi!» urlò alla sua guida.
Eugiolfo accelerò il passo e raggiunse il suo compagno di viaggio.
«Resta in piedi solo la casa di Mastro Feller. Sbrighiamoci, andiamo da lui in fretta!».


I due giunsero presso la dimora del boscaiolo, dalla quale videro un uomo e un giovane, probabilmente il figlio, data la somiglianza, caricare i loro averi su un carro.
«Mi perdoni» esordì Ppadre Eugiolfo, «Lei è per caso il taglialegna Mastro Feller, per carica del Granduca, responsabile del bosco di pioppi tra Borgopioppeto e Pioppomanero?».
«Sarebbe più corretto dire “lo ero”» rispose l’uomo arrestandosi dal lavorare. «Suppongo lei sia il messo inviato dal Cardinale?».
«Sì. Temo però che il mio viaggio sia stato inutile».
«Oh, teme bene. In ciascun villaggio si è sparsa la voce di quanto avvenuto nell’altro, e sono iniziate le reciproche accuse. Gli abitanti di Borgopioppeto hanno saputo dell’imprigionamento del Lodovico Piridolfi, e un gruppo di giovani ha attaccato lo sceriffo pioppomanarese per liberarlo».
«Ma è inaudito» esclamò il giovane Gianberto.
«E pensate» proseguì il figlio di Mastro Feller, «Che, per rappresaglia, i pioppomaneresi si sono uniti per rapire la damigella Euclidea, promotrice dell‘idea di abbattere i pioppi!».
«Disdicevole».
«Così i Borgopioppeti hanno iniziato ad abbattere alberi» proseguì il Mastro, «I pioppomanaresi a combatterli, e noi abbiamo cercato di avvertire il Granduca perché mandasse l’esercito a sedare i combattimenti… ma egli sta cercando di conquistare i territori al nord e non aveva tempo per queste cose… così non è venuto nessuno… e così abbiamo un bosco e due borghi distrutti» concluse scoppiando a piangere.
«Cosa farete ora?» chiese il giovane Gianberto.
«Il Granduca ci ha offerto un altro posto altrove, ci stiamo trasferendo là» rispose il figlio di Feller, «Ma mio padre è molto legato a questi posti, e lo rattrista molto andarsene».
«E di Lodovico Piridolfi? E di quell’Euclidea?».
«Il primo disse ai Borgomanaresi di esser contrario all’abbattimento del bosco, nonostante i malori che gli provocava: “Per poche settimane all’anno posso sopportare“, disse. Così i suoi salvatori finirono per linciarlo. La donna invece, sembra abbia attirato le attenzioni del laido Cancelliere, rifiutandole. Ed è stata arsa sul rogo come strega», disse Feller singhiozzando.
Padre Eugiolfo sospirò, e guardò il boscaiolo:
«Siamo terribilmente dispiaciuti per quanto accaduto. Fossimo giunti prima, magari avremmo potuto risolvere qualcosa… ora vi lasciamo, gentile Mastro Feller. Abbiamo tolto fin troppo tempo ai vostri lavori  per rimembrare questi tristi eventi. I migliori auguri per il vostro nuovo incarico. Andiamo Gianberto, incamminiamoci. Sua Eminenza vorrà avere un resoconto dettagliato».

Il religioso e il suo adepto s’incamminarono, Mastro Feller e suo figlio proseguirono a caricare il carro.
“Con il sacrificio di un bosco ci siamo almeno liberati di tanta gente stupida” pensò tra sé il giovane Gianberto.



12 agosto 2014

F&R #26 - Ministro Maria Elena Boschi

Non siamo (?) un blog che fa gossip (non so esattamente cosa facciamo in questo blog, a parte parlare al plulare, in questo momento), e mettere due post di fila di F&R è contro la nostra (e dagli!) tradizione, ma, oh, s'aveva da fare... 


06 agosto 2014

F&R #25 - alla finestra





Le finestre hanno qualcosa di strano. Ti fanno guardare fuori ma contemporaneamente, ti fanno guardare da fuori. Ma la visione è limitata, quello che potresti vedere potrebbe essere, visione parziale di un contesto più ampio, sfuorviante per chi osserva.

02 agosto 2014

Perturbazione - AGOSTO

sto scrivendo questo post ad Aprile... e non voglio portare sfiga...

mash-up filmico


Agosto
è il mese più freddo dell'anno
L'inverno si sposta sei mesi in avanti
e non è il polo sud
qui non è il polo sud

Agosto
La sveglia che rompe il silenzio
Qualcuno è in vacanza
e lei suona per ore
che freddo che fa

Agosto
ti affacci su un cuore malato
le cinque di sera ed è già buio pesto
l'inverno d'agosto

Il ghiaccio
si posa e ricopre le cose
l'attesa del caldo congela anche i morti
che freddo che fa

Se non è vero che hai paura
non è vero che ti senti solo
non è vero che fa freddo
allora perché tremi in questo agosto?

Agosto
è scritto sul tuo calendario
forse hai dormito sei mesi
ma sei così stanco
tanto stanco

Agosto
è il mese più freddo dell'anno
nell'altro emisfero lo chiamano inverno
l'agosto

01 agosto 2014

Calendari - Agosto



Perché dai, va bene tutto, non si può pensare sempre alla fagiana. Ok, sì si può, ma ogni tanto una pausa ristoratrice ci sta dentro. E in quest'estate (spero di essere smentito) che sa di autunno, di spiagge ne vedremo poche. Tanto vale andare in montagna.

Immagine scattata da me, ci tengo a dirlo