30 ottobre 2016

STORIELLE: il rapimento di Rebecca Jones




Tre volte a settimana Rebecca, al ritorno dal lavoro, si cambiava e usciva a correre. Poco più di tre chilometri in meno di un’ora. Il necessario per tenersi in forma. Così il percorso che partiva da casa, passava per la pista ciclopedonale, attraversava il parco, saliva sulla collinetta e discendeva dal cavalcavia della Statale per ritornare a casa sua, era diventata la sua dimensione parallela con cui si separava dal mondo.
Anche quel mercoledì sera, con addosso una tuta lillà e nelle orecchie una tracklist pensata apposta per darsi la carica, stava ripartendo per affrontare per l’ennesima volta ‘la sua via’, come l’aveva ribattezzata.
 Anche quel mercoledì, nonostante la discussione avuta coi colleghi, in pausa pranzo.
“Fai tutte le volte quel percorso?” le aveva chiesto la sua collega Paula..
“Sì” le aveva risposto lei.
“Da sola?”.
“Sì”.
“Sempre? Da sola?”
“Sì, ma perché?”
“Ma metti il percorso su Facebook? Che non cambia mai? E se qualche maniaco ti volesse pedinare?”
“Mi porto dietro lo spray al peperoncino, se ti può rassicurare” aveva commentato facendo spallucce.
“Ma è legale?” si intromise Sam, l’altro collega, lo stagista saputello – che non sarebbe durato molto.
Lei gli aveva risposto con uno sguardo di sufficienza.
“E se a furia di agitarsi scoppiasse?” aveva chiesto allora Paula
“Non mi sembra salutare correre sul cavalcavia della Statale, in piena ora di punta… sai quanto smog respiri?” aveva insistito Sam. Rebecca decise di cambiare argomento…

Quella sera, era partita più tardi del solito, tornando a casa aveva trovato traffico… e si sentiva più stanca del normale. Dava la colpa alle chiacchiere dei colleghi. Paula si preoccupava per lei, Sam non voleva dire nulla di male, lui era fatto così. Arrivata ai piedi della collina si sentiva già stanca. Iniziava a fare buio, nonostante le giornate si fossero allungate. In giro aveva incrociato meno gente del solito, e in quel punto c’era solo lei. Le prese uno strano timore, e affrettò il passo. Arrivare in cima alla collina le costò più fatica del solito… rallentò per riprendere fiato, quando una figura grigia spuntò dal nulla, afferrandole le braccia, e sentì qualcun altro trattenerla da dietro. Qualcosa di ruvido premuto contro il naso e la bocca, uno strano odore, poi più niente…


Rinvenne mezz’ora dopo, e si rese conto di essere incappucciata, seduta e legata ad una sedia. Cercò di muoversi ma i erano troppo stretti. Provò ad urlare, ma era anche imbavagliata. Sentì delle voci, provenire dal luogo dove si trovava.
“Oh, si è svegliata”.
Maschio, giovane, nessun accento.
“Dai, dai, mettiti il passamontagna”
Un altro uomo, più anziano. Uno strano accento che non riusciva a decifrare.
Le strapparono via il cappuccio, insieme a un paio di capelli che vi si erano incastrati. Una forte luce l’abbagliò, e distolse lo sguardo, ma uno dei due uomini l’afferrò per i capelli.
“No, guarda qui”.
“E taci” aggiunse l’altro.
Forzata a tenere il viso rivolto verso la luce (un riflettore?) socchiuse gli occhi mentre sentiva qualcosa che le veniva appoggiato tra mento e petto.
“Signor Jones, abbiamo rapito sua figlia” disse l’uomo più anziano. “Se la vuole rivedere viva, dovrà seguire le istruzioni nella busta che riceverà insieme a questo messaggio video”.
Sentì dei passi. L’altro uomo passò davanti al riflettore, e dalla sagoma capì che aveva in mano una telecamera. Puntò all’oggetto che aveva sul petto. Odore di carta pesante e inchiostro. Un quotidiano, per dimostrare che era viva.
Perché l’avevano rapita? La sua famiglia non era facoltosa. Non se la cavano male, ma nemmeno si tuffavano nel denaro come Zio Paperone. Quanti soldi avrebbero potuto estorcere a un cittadino di medio reddito come suo padre? Valeva la pena rischiare un sequestro di persona a scopo estorsione? E se avessero chiesto una somma che il padre non fosse stato in grado di pagare?
Il riflettore venne spento. Finalmente vide i due uomini, passamontagna sul volto e anonime tute da operaio grigie, che riportavano le tracce di loghi stampati ma cancellati dal tempo. O forse strappati via. Uno dei due le si avvicinò e la bendò. Gli occhi le dolevano, come le spalle tirate all’indietro e i polsi e le caviglie legati alla sedia.
“Ci frutterai un sacco di soldi, bambina” le disse il più anziano.
“Avevamo detto di non parlarle” lo ammonì l’altro.
“Oh, stai a preoccuparti troppo”. Accendo dell’est. L’altro no. Era delle sue parti.
“Quando il signor Jones ritroverà la sua bambina, saremo già lontani, al sicuro, e ricchi come nababbi”.
Rebecca iniziò a capire cosa era successo.
“Il vecchio non ci pagherà”.
“Quello stronzo lo farà, per la sua bambina”.
“Ha corrotto tutti i testimoni, e ha fatto sparire quelli che hanno rifiutato… ammazzerà anche noi due!”.
“Lo facciamo per vendicare le vittime!” sbotto quello straniero. “Avrebbe dovuto rispettare le norme di sicurezza, ora sta depistando le indagini. Ma se la vostra giustizia fallirà, la mia no. Eri d’accordo fino a ieri, perché ora hai cambiato idea?”.
Il giovane tacque.
“No, non l’ho fatto” disse poi rassegnato. “Vado a consegnare la lettera e la chiavetta con il filmato”.
“Aspetta” urlò l’altro, “Non toglierti la maschera davanti a lei”.
“Ma è bendata!”
“La sicurezza!” rispose l’altro rimettendo in testa a Rebecca il cappuccio.
Il giovane sbuffò.
Rebecca sentì una porta aprirsi e poi richiudersi. Dal discorso aveva capito a sufficienza. Iniziò a lamentarsi e mugugnare. Il sequestratore le urlò di tacere, ma lei proseguì con maggiore intensità.
Le mollò una sberla in testa, ma il cappuccio ne attutì l’impatto. Lei proseguì, e l’uomo si arrabbiò ancora di più colpendola più forte. Si zittì per alcuni istanti poi riprese.
Il carceriere straniero imprecò in una lingua che la ragazza non conosceva, poi le tolse il cappuccio.
“Che problema hai? Ti tolgo il bavaglio, ma tu non urlare e parla civilmente! Capito?”
Rebecca fece cenno con la testa, e una volta libera, dopo un respiro profondo, iniziò a spiegarsi.
“Signore, mi ha confuso, mi avete confusa per un’altra. Voi prima parlavate di Carter Jones, l’industriale”.
“Sì” confermò l’altro dubbioso.
“Io non sono sua figlia. Abbiamo lo stesso nome, lo stesso cognome, ma siamo persone diverse. Mio padre si chiama Garreth, vive a Westchester, non ha nulla a che fare con quell’altro. Avete fatto uno scambio di persona”.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Vi prego, signore” riprese poi con tono supplichevole “Lasciatemi andare, non dirò niente a nessuno, non vi ho visti in faccia, non ho visto dove mi avete portata, se mi liberate nel parco dove mi avete presa, tonerò a casa e dimenticheremo questa storia…”.
Ancora silenzio.
“Eh? Va bene?” supplicò ancora.
L’uomo non dava più segnali.
“Signore, siete ancora qui?”
Sentì di nuovo imbavagliarsi la bocca.
“Mi avevi quasi fregato” disse lui. “Stavo quasi per crederci. Ottima attrice”.

Sotto alle bende, Rebecca iniziò a piangere e singhiozziare.

24 ottobre 2016

Kaiser Chiefs - Retirement

"É tanto che non ascolto i Kaiser Chiefs..." e mi faccio un ciddì da mettere in macchina... poi digito così a caso il nome della band su google e scopro che non solo è uscito un album nuovo quest'anno, ma che mi ero pure perso quello del 2011...
Amazon, e via! presi entrambi, il secondo dei quali a 5.50€: 2,50 il disco, 3.00 di spese... la fregatura mi sa che è già in viaggio via posta...

Nel frattempo, per far capire come mi sento in questo periodo:




There are many things that I would be proud of
If I'd only invented them such as the wheel
The washing machine and the tumble dryer
On these inventions surely I could retire

I want to retire
No longer required
I want to get by without the man on my back
A tear in my eye
With a heart full of pride
I must go out on a high
And tell nobody why

There are many things that I know I could do
If I'd only have wanted to, such as create
The perfect soulmate everyone would admire
On this creation surely I could retire

I want to retire
No longer required
I want to get by without the man on my back
A tear in my eye
With a heart full of pride
I must go out on a high
And not to answer to why

I want to retire
Inform the suppliers
I'll leave the party in style
And not to be carried out
Without a cloud in the sky
I Got my fingers in pies
A Golden watch on my side
Will measure my free time

Now my place in History is surely assured
I will be remembered here forever more
Brand new product in place and a potential buyer
Up on this next transaction surely I could retire

I want to retire
No longer required
I want to get by without the man on my back
A tear in my eye
With a heart full of pride
I must go out on a high
And not to answer to why

I want to retire
Inform the suppliers
I'll leave the party in style
And not to be carried out
Without a cloud in the sky
I Got my fingers in pies
A Golden watch on my side
Will measure my free time

15 ottobre 2016

A.C. Chaltron5: siamo andati a comandare!!!!!




Ogni tanto se ne torna a parlare. Quelle piccole soddisfazioni che ti rendono più allegra la giornata/settimana/weekend (che però più di tanto non devono infastidire se le cose vanno male..).



Nello scegliere le squadre per i campionati, Top Eleven è (quasi) sempre abbastanza equilibrato. Ci sono lotte serrate fino all'ultimo, e quando vi partecipo, in genere, lo prendo in quel posto. Non stavolta, però! Dopo alcune giornate quattro squadre hanno preso il largo. Al giro di boa (fine del girone d'andata) una cede, e Chaltrons è in testa inseguito dalle altre due!
Uno sfortunato pareggio (in trasferta) mi fa però perdere il primo posto, mentre la terza squadra perde terreno. Alla vigilia dello scontro diretto, batto la terza squadra, che finisce fuori dai giochi, e riprendo la vetta (la prima pareggia).
Perdo lo scontro diretto (anch'esso in trasferta), vengo scavalcato, e temo di dover dire addio allo scudetto... se non fosse che, proprio per colpa di un pareggio ddella neocapolista, avviene un nuovo sorpasso!!! Chaltrons in vetta, a 90' dalla fine.



L'ultima gara, in trasferta (e dagli!) contro una squadra di metà classifica inizia bene:
al 3' sull'ennesimo assist del portoghese Valencia (vincerà l'apposita classifica, tra l'altro!) la mezzapunta italo-indonesiana Rinaldi porta la squadra in vantaggio, risultato che si mantiene fino alla pausa, nonostante i ragazzi continuino ad attaccare. Nella ripresa l'avversario pareggia su calcio d'angolo, e il Chaltrons sembra vacillare. Fino a quando l'ultimo acquistato Leite porta il risultato sul 2-1. Poco dopo, il compagno Mercogliano lo imita, dimostrando di aver recuperato quella vena realizzativa che ad un certo punto sembrava aver perso... allo scadere ancora Valencia si lancia in una fuga nella metà campo avversaria che fissa il risultato sul 4-1 (e gli farà avere il premio di miglior giocatore della partita). Chaltrons in festa, Chaltrons diventa Chaltron5 (sì, era il quinto titolo!), Chaltron5 è andato a comandare!!!!! Chaltron5 C'E'



so che non si scrive così, ma graficamente viene meglio!!!!
Ah, il nostro diretto concorrente perderà anche l'ultima gara, finendo a meno 5 (numero ricorrente) da noi... risultato forse troppo severo... considerando che, visto il pareggio nella gara d'andata, contro quest'avversario non siamo mai riusciti a vincere.




07 ottobre 2016

calendadri: OTTOBRE

Stavolta non sono in semplice ritardo: me ne stavo proprio dimenticando.
Anche perché temevo di aver finito di "temi" da rappresentare. Poi, la folgorazione: insieme al ricordo di dover postare, anche l'idea di cosa postare.
Così postiamo questo calendario ottobrino (le giornate si accorciano, a fine mese torna l'ora legale e il buio e arrivano i primi freddi) con due serie che scaldano il cuore: Big Bang Theory, e Moder Family.