31 ottobre 2013

HALLOWEEN la notte dei fantasmi

Qualcuno dice notte delle streghe, a voler essere pignoli... magari per l'anno prossimo cercherò un'immagine appropriata, quest'anno avevamo questa, e facciamo quello che si può (non che a trovare su internet un'immagine streghesca ci voglia molto, ma ci siamo imbattuti in Sabine, personaggio che avevate già incontrato).
Che poi a me Halloween frega nulla, è un'americanata di quelle che odio. Mi frega che quest'anno ci sta un bel ponte, e che in questo WE c'è la fiera di Lucca Comics & Games (più per i comics che per i games), che poi magari non vado per motivi di d€nari da spendere...
ma tant'è.
 

09 ottobre 2013

TtA #24 - I FILM CHE NON VEDRETE MAI

harry potter e la purga filosofale 


che pretesa da uno con questa faccia
la scuola di hogwarts è colpita da un incredibile attacco di stitichezza. Silente potrebbe tirare le cuoia se Harry, hermione e lo
sfigato di cui non ricordo il nome non interverrando cercando la purga filosofale, leggendario diuretico ottenibile solo dopo lunghe
ricerche e peripezie.
il tutto contornato dalla spocchia gratuita di lucius malfoy (che a parte quello non fa mia niente), dai paterni consigli del bidello
della scuola (che a parte quelli non farà niente), e da qualche intromissione degli altri insegnanti (che a parte quello non faranno
niente).
quando i tre arditi si troveranno in pericolo hermione troverà attingerà alle sue conoscenze, acquisite in dure ore di studio per
trovare una soluzione per salvarli, ma il merito andrà tutto a Harry, che, in quanto figlio di maghi, avrà la solita dote innnata che
salverà capra e cavoli.

05 ottobre 2013

TtA #23 TESTA DI VESPA #1 - le origini

TESTA DI VESPA #1:

Le origini di Testa di Vespa


ricostruzione non definitiva del personaggio
Adrian Ranzoni percorreva in solitudine, sulla sua bicicletta, la strada sterrata che portava verso il fiume. L’acqua che scorre, l’ombra di un albero, un buon libro: tutto quello che poteva volere in un’afosa domenica pomeriggio di agosto. I suoi amici erano andati tutti in ferie, la ragazza che gli piaceva in giro con il gruppo ambientalista di cui era attivista, e lui da solo, in città, a lavorare. I turni in fabbrica erano lunghi e faticosi, ma con i colleghi si era instaurato un clima di cameratismo che quasi gli facevano sembrare piacevoli le fatiche quotidiane. A questo stava pensando quando superò il bivio con la ex cascina abbandonata, da poco restaurata da fanatici delle coltivazioni bio. Ci gettò un’occhiata: sembrava non esserci nessuno. Eppure si diceva che quei fanatici si ritrovassero a lavorarci proprio nel fine settimana. Boh. Tornò a immergersi nei propri pensieri quando sentì qualcosa di piccolo ma duro impattare contro la tempia destra, tra la pelle e la stecca degli occhiali sole. Riuscì a mantenere l’equilibrio e non cadere dalla bicicletta, e sentì un ronzio proveniente dal punto di impatto farsi sempre più acuto.
“Un fottuto insetto!” pensò spaventato, mentre allungava una mano per liberarlo, nel terrore di venire punto. Espulsolo con una ditata, sentì la tempia pulsare.
“Il maledetto mi ha punto” pensò.
 Si fermò, scese dalla bicicletta, e frugò nello zaino in cerca del cellulare che usò come specchio per verificare se fosse stato effettivamente punto. Nonostante vari tentativi goffi di contorcesi, piegare la testa, spostare lo sguardo eccetera, non riuscì a vedere nulla. Si scattò allora una foto alla tempia. Venne sfocata. Riprovò. Ripresa sbagliata: si vedeva l’orecchio. Si filmò, facendo passare la camera lungo tutto il lato destro del volto e guardò la zona interessata con il fermo immagine. Un lieve gonfiore, che però sentiva dolere tantissimo. Si bagnò con un po’ d’acqua della borraccia, e decise di tornare a casa con la massima fretta.
“Mi avrà punto sicuramente. Il suo veleno arriverà al cervello e morirò tra atroci dolori” pensò pedalando il più veloce che poteva.
“Però se corro così tanto, il cuore batte più veloce e il veleno si diffonde più rapidamente!” si disse in preda alla paranoia.
Arrivato alla soglia del cancello del suo palazzo sentì girare la testa.
“Lo schifoso mi ha avvelenato”.
Ripose la bicicletta sulla rastrelliera e si precipitò verso l’ascensore. La vista iniziava ad annebbiarsi. “Presto, devo entrare in casa!”.
Salì in ascensore e si guardò nello specchio, alla ricerca della puntura.
“Si è ingrossata!”
Ora gli ronzavano le orecchie. Le porte scorrevoli si aprirono e lui si precipitò verso il portone di casa.
“Le chiavi, devo… devo… che coglione, dovevo chiamare un’ambulanza quando sono stato punto!”.
Scosso da questa clamorosa rivelazione, svenne. Si riprese più tardi, quando due uomini e una donna vestiti con una tuta blu scuro lo stavano trasportando a bordo di un veicolo bianco. I suoi genitori lo guardavano dall‘esterno. Non capì cosa stessero dicendo, ma vide la madre parlargli con aria disperata. Il padre la prese per le spalle e le sussurrò qualcosa che la consolò. Poi la porta del veicolo si chiuse e lui perse conoscenza di nuovo. Si risvegliò nel buio di una stanza che sapeva di disinfettante, disturbato dal russare da persona sdraiata in un altro letto in quella stessa camera.
“Almeno non sono morto” pensò. “Chissà quanto tempo sono stato qui”.
Tastò alla ricerca della tempia, ma non riuscì a riconoscere quello che toccava come il proprio cranio.
«Che diavolo…» disse a voce alta, sentendo però uscire dalla propria bocca solo un ronzio.
Preoccupato, si alzò dal letto e, nella semioscurità, puntò quella che gli sembrava la porta del bagno. Strappò tutti gli elettrodi che gli erano stati collegati per monitorare le sue condizioni, e il macchinario situato di fianco al letto iniziò ad emettere una cacofonia di allarmi. L’uomo di fianco a lui si svegliò e gli urlò contro. Adrian lo ignorò, aprì la porta del bagno e cercò l’interruttore della luce. Alle sua spalle giunse la voce di una donna.
«Signore, torni a letto! Suo padre era qui fino a poco fa, è andato a prendersi un caffè. Se torna a letto, lo chiamo e…».
Adrian si volse verso di lei, e questa, che riconobbe come un’infermiera, si zittì spaventata.
«Cosa c’è? Cos’ho in faccia?» chiese avvicinandosi. «È stata quella maledetta puntura, vero? Cosa mi è successo?».
  La donna scappò via. Adrian, allarmato tornò verso il bagno, cercò con maggiore fretta e attenzione l’interruttore e finalmente accese la luce. Nello specchio vide il volto di un’enorme vespa: i grossi occhi neri rotondi, le antenne, la grossa bocca contornata dalla mandibole, da cui usciva un acido biancastro. Lanciò un urlo, che sembrò più un ronzio e cadde seduto sul pavimento. L’uomo che russava si era svegliato, e lo stava chiamando.
«Ehi, amico, tutto bene? Che avete tutti da urlare stanotte?».
Adrian accese la luce della stanza, e si avvicinò all’uomo nel letto. Questi lo guardò a bocca aperta.
«Come sono?» gli chiese Adrian, ancora incredulo alla sua trasformazione. «Come sono? Sono un mostro?». La sua voce gli sembrò nuovamente un ronzio.
«Cazzo, che maschera da paura! Ma c’è una festa? Aspe’ che ti faccio ‘na foto».
Il paziente prese il suo smartphone, lo puntò verso Adrian, e gli fece vedere la foto scattata. Ritrovò sullo schermo il volto visto nello specchio. Dietro alla testa gli era cresciuta una protuberanza che sembrava il corpo di una gigantesca vespa. Dallo spaventò arretrò, e senti qualcosa muoversi sopra la sua testa.
«Ma le ali si muovono davvero! Ma sei figo un totale!!!» urlò il paziente.
Il giovane era sconvolto. Iniziò di nuovo a urlare (in realtà emise un ronzio acuto) e si voltò verso la finestra.
«Oh, pure il pungiglione su coppino!» gli disse il compagno di stanza.
Tastò sopra la testa, e al tatto riconobbe tutti i dettagli della fotografia e della descrizione ricevuta dallo sconosciuto. Una voce lo chiamò. Era il padre, accorso insieme ai medici e alla sicurezza dell’ospedale. Tutti rimasero atterriti nel vederlo.
«Oh, è gagliardo» disse il paziente nella stanza, interrompendo l’imbarazzato silenzio.
Adrian guardò il padre, e si girò verso la finestra. Vi si lanciò attraverso sfondandola e consegnò la propria mostruosità al vuoto. Il genitore accorse verso il vetro rotto e chiamò il nome del figlio. Questi, ormai in precipizio verso il suolo lo udì, e come un riflesso involontario, iniziò a far vibrare le proprie ali, prese quota e volò via.
«Non ci credo» disse il paziente nella stanza, «Riesce pure a volare! Ditemi dove ha preso quel costume, ne voglio uno anch‘io».
Il signor Ranzoni e i tutti i presenti lo guardarono sconvolti. «Ne voglio uno da cimice» riprese l’altro.
 «Dite che ce l’avranno da cimice?».

02 ottobre 2013

NNGR R.I.P.

NNGR: luglio 2009 - settembre 2013
 NNGR sta per Nathan Never Grande Ristampa, un bimestrale della Bonelli che a botte di tre albi per volta, ristampava le avventure dell'agente privato che vive in un futuro tecnologico fatto di robot senzienti, mutati, esp, cyborg, hacker, stazioni spaziali, installazioni sottomarine, città lunari, tentativi di colonizzare Marte, esperimenti genetici e così via.
Storie che dagli ormai lontani (sigh!) anni Novanta proseguono tutt'oggi con il mensile e i suoi "rinforzi" vari (il maxi, gli speciali, Agenzia Alfa eccetera) e che hanno dato i natali anche a Legs Weaver, personaggio con un gran potenziale ma bistrattato (anche per motivi legali, si diceva ai tempi).
Una di quelle uscite che se non lo acquisto subito, dico "massì, tanto ho due mesi di tempo", ma che poi vado in paranoia se entro una settimana, al massimo dieci giorni, non l'ho comprato, e inizio a girare tutte le edicole/fumetterie dove so che potrei trovarlo.
Una ristampa impreziosita dai riferimenti cinematografici o romanzeschi dei temi trattati nei vari episodi, che però peccava un po' sulle così dette "note": Nathan Never e il suo mondo ha una continuity forse non soffocante come certi supereroi, ma molto serrata. I rimandi agli albi precedenti (sia ristampati nella collana che non) avrebbero potuto essere più chiari ed espleciti (un riassuntino con la cronologia del mondo fittizio di cui si leggeva non era abbastanza). E già che si era in ballo, oltre alla serie regolare, si potevano
 ristampare le storie, almeno le più importanti, della altre serie.
Ad ogni modo, una lettura in meno, e sei euro a bimestre che avrei fatto a meno di risparmiare.
Ciao NNGR, è stato bello averti tra noi!