25 aprile 2020

Chaltrons Twelve - l'eroe della battaglia di Bordeaux

Nel senso che... è il dodicesimo campionato vinto dal Chaltrons, e l'ha vinto con un colpo pazzesco che manco il film... ma andiamo con ordine e non spoileriamo!

La stagione precedente finisce con una sconfitta ai rigori (oltranza) in Champions League (unico trofeo non vinto - non ancora - con questo incredibile ciclo) e la mancata promozione all'ultima giornata.
In sostanza mi faccio una stagione da ripetente.



La stagione inizia con un sorteggio di Coppa che mi mette di fronte un avversario pazzesco: 19% più forte di me!
Però con una bella prestazione all'andata, al ritorno si amministra e si passa il turno, stabilendo il record di avversario più forte mai eliminato.
Per la cronaca:
ALVOX - CHALTRONS 1-2 (Jolenat 9'; Maferri 43', Tabanelli 87')
CHALTRONS - ALVOX 1-1 (Maferri 66'; Formuso 85')
Ovviamente, il secondo turno vengo eliminato da un avversario abbordabile: quel Galacticos già visto in passato.

Pazienza.
In Campionato un sorteggio abbordabile mi mette tra i favoriti. Non parto neanche male, ma dopo l'eliminazione in Coppa un paio di sconfitte mi tagliano le gambe. In particolare il 1-3 in casa di Dani 8, storico avversario.
Finisco a metà classifica a -6 dalla vetta. Allora uso la tattica già usata in passato: metto in campo i più giovani e aggiusto con un paio di big.
Quest'anno lo schema sarà un inedito 5-3-2 con bomber Maferri a far coppia con ("Cocco") Bello, canterano che speriamo possa ripetere la carriera del veterano. Ed è proprio il veterano a rilanciarsi e rilanciare la squadra: una sequenza di 12 vittorie  ci portano in vetta a +7 sul secondo in classifica Portorico (battuto 3-1 in casa sua, tra l'altro)
Tutto finito, possiamo a festeggiare? NO!!!
Dani 8 (sempre lui) ci castiga al 90' in casa. Vantaggio su Portorico scende a +4
La partita dopo 1-2 contro Lajal. Portorico a +1.
Per fortuna noi ci riprendiamo contro Artur (3-0: Maferri e doppietta di Bello) mentre Portorico perde contro il Bordeaux. Torniamo a +4.
23simo turno: vinciamo entrambi. Restiamo a +4.
24esimo turno: 3-3 contro Guido (Maferri-Bello-Tabanelli riagganciano da 1-3) e Portorico vince. La distanza è +2.
25esimo turno: vinciamo entrambi, la distanza è sempre +2,

26esimo turno:
Portorico passa facile 5-1 a casa di Kerautra, dopo essere stato in svantaggio nei primi minuti)
Noi dobbiamo per forza vincere a Bordeax. E, signori: è stata battaglia!
Al 43' Barret porta in vantaggio i padroni di casa. Sciagura! Portorico ci avrebbe sorpassati di un punto! Si parte all'attacco, e il terzino/ala sinistro dal nome inscrivibile Piszczek segna il pareggio al 72' che ci farebbe arrivare a pari punti con il nostro contendente al titolo... e sorpassarlo per differenza reti. 
Ma i padroni di casa non sono dell'idea, e un minuto dopo passano di nuovo in vantaggio con Monnot.
Si riparte all'attacco, un refrain quest'anno. 3-3-4 e via! Ma siccome a Piszczek quel minuto di gloria è piaciuto, ha deciso che il suo nome avrebbe dovuto essere scolpito a imperitura memoria nella Storia del Club ed essere ricordato come L'Eroe Della Battaglia Di Bordeaux:
all'89' tira da 35 metri e, complice una papera del portiere, realizza il gol del definitivo pareggio, che, come detto prima, ci fa fare pari punti con Portorico e ce lo fa sorpassare per differenza reti.



Capite cosa intendeva  Freddie Mercury quando cantava "I'll keep on fighting till the end"?
Noi cantiamo tutto il ritornello: WE ARE THE CHAMPIONS 

In maglia Verde
 all'ultimo minuto
 CHALTRONS C'É!!!!!!






22 aprile 2020

fatti con Hero Forge

Ho trovato un sito dove ti permettono di creare una miniatura (per giochi da tavolo fantasy) e poi te la stampano (o te la puoi stampare tu se hai la stampante 3d)

Io non ho la stampante 3d.

Non ho bisogno di farmi miniature (ma anche se lo avessi non spenderei soldi per questo perché in proporzione sono troppi)

Però mi diverto a disegnare qualcosa (oh, siamo in quarantena e mi annoio...)









16 aprile 2020

BloGGhete consiglia: Devil di Ann Nocenti

Ho finito di recente la rilettura del ciclo di Devil (come lo chiamiamo noi nostalgici, che restiamo affezionati al vecchio diminutivo: oggi tutte le testate portano il nome completo Daredevil) ad opera della scrittrice Ann Nocenti.




Il Cornetto ripartiva dagli eventi post-Rinascita (ciclo di Frank Miller in cui l'avvocato cieco perdeva tutto e ricominciava una lenta risalita grazie all'aiuto della ritrovata fidanzata Karen Page), e da lì incontriamo inizialmente un ciclo di episodi in cui si analizza in modo realistico il ruolo del supereroe  il suo significato, il suo impatto con il mondo in una sorta di decostruzione del ruolo.

Poi però dobbiamo ricordarci che Matt è un avvocato. Che ha perso la licenza. Quindi, grazie a Karen, nasce l'idea del consultorio gratuito per la gente di Hell'S Kitchen, quartiere in cui il personaggio muove le sue azioni.

Qui Matt ritrova la spinta (e ritorna la dicotomia avvocato/giustiziere già nota e tanto amata dai lettori) per essere di nuovo il vecchio Matt che conoscevamo, e raggiunge il punto più alto della sua realizzazione personale.

Purtroppo le storie non vanno avanti con personaggi cui capitano solo eventi carini e piacevoli. Così Kingpin, una nemesi storica del protagonista, ordisce un ennesimo piano per distruggerlo. Entra in scena Typhoid Mary, nuova nemica che diventerà uno dei personaggi più affascinanti e amati dai lettori.


Matt perde tutto, perde Karen, il Consultorio chiude... e lui inizia un viaggio nel cuore degli Stati Uniti dove incontra umanità varia... oltre a Numero Nove, meravigliosa donna creata in laboratorio da un magnate dell'allevamento intrallazzato con il Governo: la ragazza avrebbe dovuto essere l'incarnazione della moglie perfetta ed era stata condizionata mentalmente a servire l'uomo. In sostanza, in un colpo solo muove critiche all'industria dell'alimentazione e ai suoi metodi crudeli, e al Patriarcato (in un'epoca in cui l'argomento non era "caldo" come oggi). Poi arriva una comparsata degli Inumani, con i quali il nostro eroe affronta Ultron e discende all'inferno del suo nuovo nemico Mefisto.


Da qui la sue mente rimane scombussolata, e torna a New York in piena amnesia. Si mette a fare il pugile, affronta Bullseye, altro storico nemico, che gli ha rubato il costume, reincontra Foggy, che nel frattempo gli ha fatto riottenere la licenza, e la saga finisce con i due amici riuniti.

Una saga che presenta molti punti di riflessione, direttamente legati al personaggio, al suo mondo, al mondo in generale, all'ambiente giudiziario, a quello della polizia, alle relazioni di coppia, al maschilismo/femminismo...a qualunque cosa.
E con un sacco di ospiti e avversari presi non solo dal background del personaggio, ma da tutto il mondo Marvel. Devil incontra e/o affronta Sabretooth, Wolverine, la Vedova Nera, i già citati Inumani, la Torcia Umana, Ultron, Pantera Nera.

Alcuni hanno definito questo ciclo "belle storie con protagonista Devil". Definizione applicabile a buona parte della run, ma non a tutta.
Secondo me è la storia che andava scritta, e qualcuno l'ha fatto.

09 aprile 2020

StorieLLe - Territorio di Caccia




Guido assomigliava al tipo-della-fumetteria dei Simpsons. Ma, non essendo fan dei Simpsons, e non volendo essere accomunato a un personaggio di cui nessuno ricorda il nome, decise di cambiare look: via il codino, capelli rasati (i pochi che rimanevano), pizzetto in stile Robert Downey Jr, e soprattutto dieta e movimento fisico. Anche se la strada verso il peso forma era ancora lunga, la gioia di veder scendere la bilancia sotto ai 100kg è stata seconda solo al suo viaggio a Roswell, New Messico. Perché Ivan, come il suo alter ego Jeff Albertson (appunto il fumettaro dei Simpson), aveva in comune la passione per i documenti segreti, i filmati proibiti e tutti i complotti che “non ce lo vogliono fare sapere ma noi siamo più furbi e lo sappiamo!”. Aveva anche aperto un blog, tanti anni fa, in cui raccoglieva ed esponeva materiale a sostegno delle sue tesi. Dopo un avvio in sordina, con l’avvento dei nuovi social e l’apertura di un canale You Tube, era piano piano diventato una specie di influencer in quell’ambito. Purtroppo rimanere sulla cresta comportava costanti aggiornamenti e notizie sempre più forti. E ultimamente i collegamenti erano in calo.
Quando il suo vecchio conoscente Mario (perché di amici veri e propri non è che ne avesse tanti) si era rifatto vivo chiedendogli se potesse interessarlo vedere una creatura che tutti dicono essere frutto di fantasia e invece esiste davvero, lui inizialmente era diffidente, anche perché il sovrannaturale non era il suo campo.
“Dai, fratello” aveva insistito “Vedrai che dopo potrai scrivere quei messaggi tipo loro-non-ce-lo-dicono-condividi-se-sei-indignato e mettere tutti quei punti esclamativi e quegli uno che vi piacciono tanto”.
Ivan lo guardò di traverso.
“Vuoi tirare sul prezzo? È questo il problema? Mi dai dieci euro subito, gli altri se sei soddisfatto. Se non sei soddisfatto ti ridò indietro i soldi e ti pago pure io. Ma siccome sarai soddisfatto, mi vorrai dare anche la mancia”.
Fu così che alle 22.48 di un giovedì sera qualsiasi, si trovava nel freddo dell’inverno padano ad aspettare il suo amico, che continuava a whattsappargli “tra cinque minuti arrivo” da tipo tre quarti d’ora. Tra uno sbuffo e un battito di denti per il freddo, rimpianse di aver smesso di fumare: avrebbe avuto qualcosa da fare nell’attesa, almeno. Invece stava lì a guardarsi intorno. Non voleva farsi notare e aveva il sospetto di essere stato seguito. Ogni rumore, ogni fruscio, ogni voce sentita anche in lontananza, lo innervosiva.
Alla fine Mario si fece vivo, insieme ad una terza persona.
“Ciao, capo. Mi chiamo Trap Joel”
Guido lo guardò di sbieco.
“Perché mischio nelle mie canzoni il disagio giovanile della musica trap con le melodie di Billy Joel”.
“Pensavo ti riferissi a quello dei Masters Of The Universe” commentò Guido piccato. 
“Infatti da piccolo portava l’apparecchio per i denti” disse ridendo Mario.
“Ci muoviamo per favore?” incitò Guido spazientito.
Entrati nel palazzo dal portone principale, scesero le scale verso le cantine. Mario illuminò con il cellulare un atrio un po’ angusto e freddo, su cui davano alcune porte di legno dotate di finestrella con sbarre. Trap Joel indicò l’unica chiusa con un lucchetto e con la finestra tappata con un rettangolo di compensato.
Ridacchiando tirò fuori le chiavi, aprì il lucchetto e spalancò l’uscio facendo cenno a Guido di entrare.
“L’interruttore è sulla sinistra”
Appena accese la luce, a Guido apparve, incatenata a un tavolo, una donna pallida e longilinea il cui volto era coperto da un sacco di telo. La prigioniera iniziò ad agitarsi, cercando di liberarsi inutilmente dalle catene che avvolgevano in più punti braccia gambe e corpo.
 “E’ una presa per il culo?” chiese Ivan incazzato.
 Trap Joel rise ancora di più e si fece avanti. Sfilò il cappuccio alla donna, che iniziò a soffiare e sibilare mostrando occhi feroci e dei canini affilatissimi.
“Visto Guido?” chiese Mario. “Stupito o no? Caccia la grana”.
Guido restò ancora un po’ scettico. Si volle avvicinare alla donna per vederla meglio in volto. Gli occhi leggermente a mandorla, le labbra rosse sulla pelle pallida e i lineamenti del viso tirati. Denti bianchissimi da cui spuntavano canini enormi. Intanto lei continuava a dimenarsi con tutta la forza che aveva.
“Vorreste farmi credere che questa donna è…”
“Già, una fottutissima vampira!”
I casi potevano essere;
- i due tizi e la ragazza erano complici nel tentativo di spillargli soldi.
- I due tizi avevano rapito la ragazza e l’avevano drogata e la esibivano come una specie di freak
- Era davvero una vampira.
Nel dubbio provò ad afferrarle la testa per poter praticare una sorta di esame odontoiatrico. Ma appena avvicinò le mani, la donna provò a morderlo. Per un soffio, riuscì a evitare le sue mandibole.
Gli altri due scoppiarono a ridere.
Guido tirò fuori il cellulare e provò a fotografare la donna. La sua immagine non appariva sullo schermo.
Le mani iniziarono a tremargli. 
“Ma è… Ma è… una cosa strepitosa!”
Si immaginava già i milioni di contatti, le interviste, i libri… certo la cosa andava gestita.
“Voglio che mi aiutiate a…”
Si girò e vide il corpo di Trap Joel per terra, in una pozza di sangue con la gola aperta. Gli cadde il cellulare di mano. Lo lasciò lì e cercò di uscire di corsa dalla stanza, ma appena dopo la soglia vide il cadavere di Mario che veniva sbranato da un gigantesco lupo dal pelo marrone. Impaurito cercò di allontanarsi a passo leggero, ma proprio in quel momento l’animale si sollevò sulle zampe posteriori e con quelle che sembravano mani deformi lo afferrò per la gola, ringhiando. Lo trasportò di peso verso la donna incatenata, che era quasi riuscita a liberare il braccio sinistro, fratturandoselo. Il grosso lupo dalle fattezze semiumane appoggiò la gola del ragazzo sulla bocca della prigioniera, che con i suoi lunghi denti la morse e ne tracannò il sangue che colò direttamente in gola, godendosi la bevuta. 
Finalmente soddisfatta, sul volto della donna si dipinse un’espressione di sollievo. La creatura l’aiutò a spezzare le catene e lei poté, con una smorfia, sistemare la frattura, e in pochi istanti si risanò. Anche il suo viso si fece più colorito e i lineamenti più distesi. Diede un grattino al licantropo che l’aveva salvata e scese dal tavolo. Nel frattempo quello aveva ripreso forma umana e la fissava severo.
“Cosa c’è? Non penserai che ora mi debba sdebitare con te in quale maniera?” chiese lei indicando le parti intime dell’uomo, che indossava solo un paio di jeans strappati. “È vero, mi hai liberata e offerto da bere, ma io non sono obbligata a fare niente con te”
“Sì, mi sei debitrice, e farai questo per sdebitarti: questa è la mia città, il mio terreno di caccia. Te ne andrai da qui per sempre per non tornare mai più”.
 “Va bene” disse lei con indifferenza, mentre si risistemava i vestiti.
Uscì dalla stanza passando di fianco all’uomo.
“Io sono Maryan, ad ogni modo” disse.
Lui non rispose.
“Va bene, un uomo di poche parole. Almeno mi indichi l’uscita? È notte o giorno?”
L’uomo si ritrasformò in licantropo e le fece strada.
Lei scosse le spalle e lo seguì.











03 aprile 2020

Pearl Jam - Superwolf Bloodmoon



Superblood wolfmoon
Took her away too soon
Superblood wolfmoon
Took her away too soon
I can hear you
Singin' in the distance
I can see you when I close my eyes
Once, you were somewhere
And now you're everywhere
I'm feelin' selfish and I want what's right
I ask for forgiveness
I'm mad at myself
Feelin' angry, now get off the scale
Right now I feel
A lack of innocence searchin' for reveal
Hypnotonic resonance, I feel
Not much of anything
And the cause is life or death
Throughout the hopelessness
Focus on your focuslessness
I've been hopin' and I hoped I'd last
I don't know anything
I question everything
This life I love is goin' way too fast
Both my eyes are swollen
My face is broken
And I'm hopin' that I hurt ya
Hopin' that I hurt ya
Hopin' that I hurt ya fatally
She was a stunner and I am stunned
And my first thought or second thought was "Could be the one"
I was a prisoner, of keys and of cuffs
Yeah, I was feelin' fortunate to be locked up
But the world kept on spinnin'
Always felt like it was endin'
And love not withstandin'
We are each of us for
I'm in danger
Singin' in the distance
I can see you when I close my eyes
Once, you were somewhere
And now you're everywhere
I'm feelin' selfish and I want what's right
I ask for forgiveness
I'm mad at myself
Feelin' angry, now get off the scale
Superblood wolfmoon
Took her away too soon
Superblood wolfmoon
Took her away too soon
Superblood wolfmoon
Took her away too soon
I can hear you
Singin' in the distance
I can see you when I close my eyes
Once, you were somewhere
And now you're everywhere
I'm feelin' selfish and I want what's right
Focus on your focuslessness
Deliver hopelessness
I've been hopin' and I hoped I'd last
I don't know anything
I question everything
This life I love is goin' way too fast




01 aprile 2020

StorieLLe - Il Pianeta Rosso





Mentre Neil Armstrong sentenziava il grande passo per l’umanità, il generale Tokonov stappava lo Sovetskoe šampanskoye e aveva il piacere di versarlo ai suoi sottoposti. La cupola di sei chilometri di raggio e uno e mezzo di altezza teneva, l’atmosfera interna si era sviluppata, il terreno era stato terraformato e iniziava a dare i primi frutti. Perché quindi non festeggiare? Tutti i presenti brindavano al risultato di duri mesi di impegno che avevano temuto potesse essere infruttuoso o peggio. Al centro della sala riunioni del modulo esterno l’unica a non essere felice come gli altri era l’ingegnere agricolo Kyra Kasova. Per quale motivo il Cremlino insisteva a tenere segreta la prima base umana su Marte e permetteva agli Americani di festeggiare la loro arretratezza nella corsa per lo spazio? 
Appoggiò il bicchiere e cercò di raggiungere l’uscita senza che nessuno la vedesse.  Sgusciata nel corridoio della base la differenza di temperatura le fece venire un brivido. Accelerò il passo e si diresse verso il laboratorio che condivideva con il biologo Piotr Chelienko, l’altra persona scontenta della festa ma l’unica a ottenere il permesso di saltarla con una scusa. Entrò senza bussare, e l’uomo sobbalzò dallo spavento, rischiando di farsi scappare di mano una provetta contenente un liquido rosso trasparente.

Shchekolda, compagna, qui dentro c’è l’ultima dose di fertilizzante. Le scorte ci arriveranno solo con la prossima spedizione, se fosse caduto per terra, sai quale danno sarebbe stato?”.
“Anche io, Piotr caro, sono contenta di vederti”.
“E la tossicità, non dimentichiamo la tossicità”.
La donna ignorò i brontolii del compagno di ricerche e si avvicinò alla teca che egli stava osservando.
“Sono confusa, qui dentro non dovrebbero esserci formiche?”
Da, ma purtroppo non avevamo altri contenitori per i ragni rossi a sei zampe”.
“Ragni Rossi A Sei Zampe? Li chiamerete con questo nome poco fantasioso?”
“Sono ragni, sono rossi, hanno sei zampe… come avremmo dovuto chiamarli?”
 “Una razza di insetti spunta dai nostri campi terraformati, fatto che può essere considerato il primo contatto alieno mai avvenuto, e tu gli dai un nome così banale come ‘ragni rossi’?” rispose lei con una smorfia di disapprovazione.
“A parte che sono aracnidi e non insetti, avevi qualche idea particolare?”
Kyra rimase in silenzio.
“Visto?”.
“Devono essere molto importanti se hai avuto il permesso di non partecipare alla festa del Generale”
“Oh, puoi star certa che lo sono: la loro ragnatela è molto resistente… Penso si possa utilizzare per qualche collante o guarnizione. Ne parlerò con i tecnici del reparto manutenzione”.
“Un brevetto fatto su Marte. I compagni al Cremlino resteranno stupefatti”.
“Ma soprattutto, sembra che abbiano una specie di… modo di comunicare tra di loro”.
“Tipo?”
“Ho catturato lo sciame di ragni trovati l’altro giorno nella sala macchine. Inizialmente li avevo tenuti in un unico contenitore. Si muovevano tutti coordinatamente per cercare di aprirlo. Successivamente ne ho travasati metà in quest’altra teca, che di solito si usa per le formiche. Vedi che rappresenta lo spaccato di un formicaio? Questi hanno cercato di organizzarsi e viverciEd è successa la stessa cosa con questo secondo gruppo, mentre quelli rimasti di là in un primo momento sembravano spaesati, ma ora si stanno riambientando”.
Kyra osservò il primo contenitore menzionato da Piotr. I ragni contenuti erano quasi inerti,  rifugiati nella tela con cui l’avevano riempito. Quelli nel secondo invece si muovevano in gruppo tra la terra e l’erba cercando di organizzare una specie di formicaio.
“Telepatia?” chiese.
“Magari, o forse una coscienza collettiva”.





Kyra uscì di corsa dalla zona docce ancora bagnata e avvolta solo dall’asciugamano. Incrociò la tenente Aleita Tsavov, diretta verso i bagni, che la guardò preoccupata.
“Sono lì, sono arrivati anche lì!” le disse agitata, “Quei maledetti ragni sono arrivati anche in bagno!”.
“Do subito l’allarme” rispose prontamente l’altra.
Piotr, insieme ad altri tre commilitoni, utilizzarono come già fatto diverse volte nei giorni scorsi, un’aspirapolvere per catturare tutto lo sciame, per poi spruzzare l’area con un insetticida prodotto con sostanze di fortuna recuperate in magazzino.
“I bagni femminili resteranno inutilizzabili per qualche giorno, compagne”, annunciò il biologo di fronte agli elementi femminili dell’equipaggio, un terzo della cinquantina di persone che partecipavano alla missione.
“La mia divisa è ancora lì dentro” protestò Kyra, di ritorno dai dormitori, asciugata e con indumenti nuovi.
“Abbiamo dovuto disinfestare pure quelli. I ragni potevano essersi nascosti dentro ad essi”.
“Questi ragni si stanno facendo sempre più invadenti” disse il generale Tokonov, “Prima la cupola terraformata, poi i magazzini, ora le docce. Dovremo stare attenti alla zona dormitorio e alla mensa. Troviamo qualcosa che possa respingerli”.
“Sarà fatto” rispose Piotr, dirigendosi verso il suo laboratorio.
Poco dopo, Kyra lo raggiunse.
“Sembra che i tuoi amichetti mi abbiano presa di mira” disse ironica.
“Ci stavo pensando anche io” rispose il biologo. “La settimana scorsa hanno ricoperto con la loro tela i macchinari per l’irrigazione che hai progettato tu, ora ti cercano in bagno”.
“Si sono messi a spiarmi mentre facevo la doccia, i piccoli perversi” aggiunse lei ridendo.
“La doccia, gli irrigatori… temono l’acqua!”.
“Abbiamo trovato il modo di tenerli alla larga?”
“Resta solo un’ipotesi. E poi: siamo una colonia, l’acqua è importantissima, non possiamo sprecarla”.
“Sottoponiamo l’idea al generale. Però… se sanno che i macchinari trasportano l’acqua…”
“Dici che possono essere più intelligenti di quanto pensiamo?”.
La donna annuì, poi chiese:
“Hai risolto la faccenda della telepatia?”
“Vieni a vedere” le disse.
Piotr riprese la teca.
“Ho riunito i due gruppi separati. C’è stata una sorta di diffidenza, all’inizio. Poi si sono riuniti e hanno cercato di interagire. Quindi è scoppiata una sorta di guerra civile e la fazione che ha vinto ha dominato gli sconfitti. I sopravvissuti, almeno. Ora c’è un gruppo solo che agisce all’unisono”.
Kyra fu percorsa da un brivido di paura.
“Ne hai parlato al generale?”
“Oh, non gli frega proprio niente. Lui ha mandato il messaggio al Cremlino dicendo che tutto va bene, e non accetta ci siano intoppi. Che hanno iniziato a venir fuori proprio dopo il messaggio”.
Notata l’amarezza nelle sue parole, Kyra gli accarezzò una spalla per consolarlo. Lui le strinse la mano e i loro sguardi si incrociarono per alcuni secondi, poi si strinsero e si baciarono con foga.

*




L’espediente di respingere i ragni con l’acqua ebbe successo solo all’inizio. Diversi spruzzatori di plastica furono utilizzati per respingere gli assembramenti, il cui scopo sembrava essere quello di tessere più tela possibile, ovunque. Difficile da togliere, se non con l’utilizzo di solventi.
“Ma acqua e solventi, per la vita di una colonia, devono essere utilizzati per altre necessità” riconobbe Tokonov.
Organizzò un gruppo di sei volontari che, armati di fiamme ossidriche, attaccò il primo gruppo di ragni che trovò. All’interno di un magazzino di materiali metallici, esterno alla cupola ma collegato alla stazione principale, uno sciame di ragni aveva ricoperto tutto il soffitto di tele e ne aveva fatto la propria casa. I sei partirono all’attacco, e il risultato fu un incendio con uno scuro e denso fumo nero (le ragnatele presero fuoco, ma, a quanto pare, non bruciavano bene), e lo sciame che, per difendersi, si organizzò e attaccò all’unisono gli uomini
*
La “ribellione dei ragni”, come la chiamarono, fu tremenda. Sciami di aracnidi che spuntavano da ogni dove assalivano gli uomini e le donne della base, avvolgendoli nella loro tela e mordendoli per divorarli.
Tokonov dovette dichiarare allarme rosso, raccogliere i superstiti, e imbarcare tutti quanti sul razzo che fungeva da scialuppa di salvataggio. Un quarto dei pionieri marziani ritornava a casa, chi ferito, ciascuno sconvolto.
Tokonov sedeva nell’angusta sala comunicazioni insieme all’addetto e alla sua assistente. Stava redigendo il comunicato da mandare al Cremlino per annunciare il fallimento della missione. Pensò all’ultimo comunicato inviato: la trionfante richiesta di rifornimenti. Un razzo pieno di cibo, acqua, combustibili e parti di ricambio era stato ormai inviato con rotta preimpostata alla base ormai abbandonata.
Terminate tali formalità, si ritirò nel ponte passeggeri del razzo. Passeggeri nel  vero senso della parola: sembrava l’interno di un aereo di linea, con una fila da due sedili a destra e una da due a sinistra. Una cinquantina circa di giorni di viaggio adagiati alla meglio. La numerosa conta dei caduti regalava, suo malgrado, tanti posti liberi, quindi ci si poteva accomodare con sufficiente spazio per ciascuno.

Attraversò la fila cercando un posto libero abbastanza distanziato dagli altri. Tutti gli porgevano il saluto militare, nonostante il fallimento continuavano ad avere rispetto per lui.
Incontrò lo sguardo di Kyra: gli occhi arrossati e alcune ferite sul viso incerottate alla bell’e meglio che probabilmente avrebbero lasciato qualche cicatrice. Aveva capito già da tempo che c’era del tenero tra lei e Piotr Chelienko, le visite al laboratorio erano troppo frequenti e i motivi sempre più deboli. La morte del biologo l’aveva colpita, però lei era una militare, e avrebbe dovuto riprendersi. L'ufficio OKB-1 non vedeva di buon occhio le relazioni tra gli affiliati, e anche se Chelienko di fatto non era un militare, la cosa non sarebbe dovuta avvenire comunque. Incrociando lo sguardo della donna, il generale pensò fosse il caso di dirle qualcosa, ma le parole non gli uscirono. Accennò il saluto militare, che Kyra esitò a ricambiare.
Quando si portò la mano alla fronte, la donna emise due colpi di tosse, ai quali ne seguirono altri, sempre più violenti. Il generale richiamò il personale medico, rimasto ormai a tre infermieri indaffarati a controllare i compagni. Uno di essi si diresse verso la donna, proprio in tempo per vederla vomitare dalla bocca uno sciame di ragni rossi che iniziò a propagarsi lungo la cabina passeggeri.