01 aprile 2020

StorieLLe - Il Pianeta Rosso





Mentre Neil Armstrong sentenziava il grande passo per l’umanità, il generale Tokonov stappava lo Sovetskoe šampanskoye e aveva il piacere di versarlo ai suoi sottoposti. La cupola di sei chilometri di raggio e uno e mezzo di altezza teneva, l’atmosfera interna si era sviluppata, il terreno era stato terraformato e iniziava a dare i primi frutti. Perché quindi non festeggiare? Tutti i presenti brindavano al risultato di duri mesi di impegno che avevano temuto potesse essere infruttuoso o peggio. Al centro della sala riunioni del modulo esterno l’unica a non essere felice come gli altri era l’ingegnere agricolo Kyra Kasova. Per quale motivo il Cremlino insisteva a tenere segreta la prima base umana su Marte e permetteva agli Americani di festeggiare la loro arretratezza nella corsa per lo spazio? 
Appoggiò il bicchiere e cercò di raggiungere l’uscita senza che nessuno la vedesse.  Sgusciata nel corridoio della base la differenza di temperatura le fece venire un brivido. Accelerò il passo e si diresse verso il laboratorio che condivideva con il biologo Piotr Chelienko, l’altra persona scontenta della festa ma l’unica a ottenere il permesso di saltarla con una scusa. Entrò senza bussare, e l’uomo sobbalzò dallo spavento, rischiando di farsi scappare di mano una provetta contenente un liquido rosso trasparente.

Shchekolda, compagna, qui dentro c’è l’ultima dose di fertilizzante. Le scorte ci arriveranno solo con la prossima spedizione, se fosse caduto per terra, sai quale danno sarebbe stato?”.
“Anche io, Piotr caro, sono contenta di vederti”.
“E la tossicità, non dimentichiamo la tossicità”.
La donna ignorò i brontolii del compagno di ricerche e si avvicinò alla teca che egli stava osservando.
“Sono confusa, qui dentro non dovrebbero esserci formiche?”
Da, ma purtroppo non avevamo altri contenitori per i ragni rossi a sei zampe”.
“Ragni Rossi A Sei Zampe? Li chiamerete con questo nome poco fantasioso?”
“Sono ragni, sono rossi, hanno sei zampe… come avremmo dovuto chiamarli?”
 “Una razza di insetti spunta dai nostri campi terraformati, fatto che può essere considerato il primo contatto alieno mai avvenuto, e tu gli dai un nome così banale come ‘ragni rossi’?” rispose lei con una smorfia di disapprovazione.
“A parte che sono aracnidi e non insetti, avevi qualche idea particolare?”
Kyra rimase in silenzio.
“Visto?”.
“Devono essere molto importanti se hai avuto il permesso di non partecipare alla festa del Generale”
“Oh, puoi star certa che lo sono: la loro ragnatela è molto resistente… Penso si possa utilizzare per qualche collante o guarnizione. Ne parlerò con i tecnici del reparto manutenzione”.
“Un brevetto fatto su Marte. I compagni al Cremlino resteranno stupefatti”.
“Ma soprattutto, sembra che abbiano una specie di… modo di comunicare tra di loro”.
“Tipo?”
“Ho catturato lo sciame di ragni trovati l’altro giorno nella sala macchine. Inizialmente li avevo tenuti in un unico contenitore. Si muovevano tutti coordinatamente per cercare di aprirlo. Successivamente ne ho travasati metà in quest’altra teca, che di solito si usa per le formiche. Vedi che rappresenta lo spaccato di un formicaio? Questi hanno cercato di organizzarsi e viverciEd è successa la stessa cosa con questo secondo gruppo, mentre quelli rimasti di là in un primo momento sembravano spaesati, ma ora si stanno riambientando”.
Kyra osservò il primo contenitore menzionato da Piotr. I ragni contenuti erano quasi inerti,  rifugiati nella tela con cui l’avevano riempito. Quelli nel secondo invece si muovevano in gruppo tra la terra e l’erba cercando di organizzare una specie di formicaio.
“Telepatia?” chiese.
“Magari, o forse una coscienza collettiva”.





Kyra uscì di corsa dalla zona docce ancora bagnata e avvolta solo dall’asciugamano. Incrociò la tenente Aleita Tsavov, diretta verso i bagni, che la guardò preoccupata.
“Sono lì, sono arrivati anche lì!” le disse agitata, “Quei maledetti ragni sono arrivati anche in bagno!”.
“Do subito l’allarme” rispose prontamente l’altra.
Piotr, insieme ad altri tre commilitoni, utilizzarono come già fatto diverse volte nei giorni scorsi, un’aspirapolvere per catturare tutto lo sciame, per poi spruzzare l’area con un insetticida prodotto con sostanze di fortuna recuperate in magazzino.
“I bagni femminili resteranno inutilizzabili per qualche giorno, compagne”, annunciò il biologo di fronte agli elementi femminili dell’equipaggio, un terzo della cinquantina di persone che partecipavano alla missione.
“La mia divisa è ancora lì dentro” protestò Kyra, di ritorno dai dormitori, asciugata e con indumenti nuovi.
“Abbiamo dovuto disinfestare pure quelli. I ragni potevano essersi nascosti dentro ad essi”.
“Questi ragni si stanno facendo sempre più invadenti” disse il generale Tokonov, “Prima la cupola terraformata, poi i magazzini, ora le docce. Dovremo stare attenti alla zona dormitorio e alla mensa. Troviamo qualcosa che possa respingerli”.
“Sarà fatto” rispose Piotr, dirigendosi verso il suo laboratorio.
Poco dopo, Kyra lo raggiunse.
“Sembra che i tuoi amichetti mi abbiano presa di mira” disse ironica.
“Ci stavo pensando anche io” rispose il biologo. “La settimana scorsa hanno ricoperto con la loro tela i macchinari per l’irrigazione che hai progettato tu, ora ti cercano in bagno”.
“Si sono messi a spiarmi mentre facevo la doccia, i piccoli perversi” aggiunse lei ridendo.
“La doccia, gli irrigatori… temono l’acqua!”.
“Abbiamo trovato il modo di tenerli alla larga?”
“Resta solo un’ipotesi. E poi: siamo una colonia, l’acqua è importantissima, non possiamo sprecarla”.
“Sottoponiamo l’idea al generale. Però… se sanno che i macchinari trasportano l’acqua…”
“Dici che possono essere più intelligenti di quanto pensiamo?”.
La donna annuì, poi chiese:
“Hai risolto la faccenda della telepatia?”
“Vieni a vedere” le disse.
Piotr riprese la teca.
“Ho riunito i due gruppi separati. C’è stata una sorta di diffidenza, all’inizio. Poi si sono riuniti e hanno cercato di interagire. Quindi è scoppiata una sorta di guerra civile e la fazione che ha vinto ha dominato gli sconfitti. I sopravvissuti, almeno. Ora c’è un gruppo solo che agisce all’unisono”.
Kyra fu percorsa da un brivido di paura.
“Ne hai parlato al generale?”
“Oh, non gli frega proprio niente. Lui ha mandato il messaggio al Cremlino dicendo che tutto va bene, e non accetta ci siano intoppi. Che hanno iniziato a venir fuori proprio dopo il messaggio”.
Notata l’amarezza nelle sue parole, Kyra gli accarezzò una spalla per consolarlo. Lui le strinse la mano e i loro sguardi si incrociarono per alcuni secondi, poi si strinsero e si baciarono con foga.

*




L’espediente di respingere i ragni con l’acqua ebbe successo solo all’inizio. Diversi spruzzatori di plastica furono utilizzati per respingere gli assembramenti, il cui scopo sembrava essere quello di tessere più tela possibile, ovunque. Difficile da togliere, se non con l’utilizzo di solventi.
“Ma acqua e solventi, per la vita di una colonia, devono essere utilizzati per altre necessità” riconobbe Tokonov.
Organizzò un gruppo di sei volontari che, armati di fiamme ossidriche, attaccò il primo gruppo di ragni che trovò. All’interno di un magazzino di materiali metallici, esterno alla cupola ma collegato alla stazione principale, uno sciame di ragni aveva ricoperto tutto il soffitto di tele e ne aveva fatto la propria casa. I sei partirono all’attacco, e il risultato fu un incendio con uno scuro e denso fumo nero (le ragnatele presero fuoco, ma, a quanto pare, non bruciavano bene), e lo sciame che, per difendersi, si organizzò e attaccò all’unisono gli uomini
*
La “ribellione dei ragni”, come la chiamarono, fu tremenda. Sciami di aracnidi che spuntavano da ogni dove assalivano gli uomini e le donne della base, avvolgendoli nella loro tela e mordendoli per divorarli.
Tokonov dovette dichiarare allarme rosso, raccogliere i superstiti, e imbarcare tutti quanti sul razzo che fungeva da scialuppa di salvataggio. Un quarto dei pionieri marziani ritornava a casa, chi ferito, ciascuno sconvolto.
Tokonov sedeva nell’angusta sala comunicazioni insieme all’addetto e alla sua assistente. Stava redigendo il comunicato da mandare al Cremlino per annunciare il fallimento della missione. Pensò all’ultimo comunicato inviato: la trionfante richiesta di rifornimenti. Un razzo pieno di cibo, acqua, combustibili e parti di ricambio era stato ormai inviato con rotta preimpostata alla base ormai abbandonata.
Terminate tali formalità, si ritirò nel ponte passeggeri del razzo. Passeggeri nel  vero senso della parola: sembrava l’interno di un aereo di linea, con una fila da due sedili a destra e una da due a sinistra. Una cinquantina circa di giorni di viaggio adagiati alla meglio. La numerosa conta dei caduti regalava, suo malgrado, tanti posti liberi, quindi ci si poteva accomodare con sufficiente spazio per ciascuno.

Attraversò la fila cercando un posto libero abbastanza distanziato dagli altri. Tutti gli porgevano il saluto militare, nonostante il fallimento continuavano ad avere rispetto per lui.
Incontrò lo sguardo di Kyra: gli occhi arrossati e alcune ferite sul viso incerottate alla bell’e meglio che probabilmente avrebbero lasciato qualche cicatrice. Aveva capito già da tempo che c’era del tenero tra lei e Piotr Chelienko, le visite al laboratorio erano troppo frequenti e i motivi sempre più deboli. La morte del biologo l’aveva colpita, però lei era una militare, e avrebbe dovuto riprendersi. L'ufficio OKB-1 non vedeva di buon occhio le relazioni tra gli affiliati, e anche se Chelienko di fatto non era un militare, la cosa non sarebbe dovuta avvenire comunque. Incrociando lo sguardo della donna, il generale pensò fosse il caso di dirle qualcosa, ma le parole non gli uscirono. Accennò il saluto militare, che Kyra esitò a ricambiare.
Quando si portò la mano alla fronte, la donna emise due colpi di tosse, ai quali ne seguirono altri, sempre più violenti. Il generale richiamò il personale medico, rimasto ormai a tre infermieri indaffarati a controllare i compagni. Uno di essi si diresse verso la donna, proprio in tempo per vederla vomitare dalla bocca uno sciame di ragni rossi che iniziò a propagarsi lungo la cabina passeggeri.

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