16 marzo 2021

l'omino del gelato

 Lo chiamavano Filobus perché prima di fare il gelataio faceva appunto il conducente di mezzi pubblici.

Poi, non so perché (e non lo voglio sapere, perché rovinerebbe la bambinesca aura di mitologia che portava con sé) decise di mollare tutto, acquistare un baracchino dei gelati (tipo un Ape ma con montato dietro tutto il necessario per andare in giro) e vendere "a domicilio" la sua (?) produzione.

Quando iniziava l'estate (maggio?) noi bambini sentivamo una trombetta suonare, e ci precitavamo per strada con la millelire in mano per acquistare un cono gelato con i gusti proposti (non so se li producesse lui stesso artigianalmente o si "rifornisse") sperando ci fosse, per quel giorno, qualche novità gustosa. Se non c'era, andavano più che bene i gusti classici.

Per chi abitava in villetta era facile, ma chi aveva un appartamento in un palazzo, magari pure "ai piani alti", doveva correre di brutto, perché lui stava lì, serviva chi arrivava, poi dopo un pò procedeva verso la successiva destinazione.

Dopo alcuni anni il "baracchino" venne sostituito con uno più grande, che poteva contenere anche ghiaccioli (quelli di sicuro preconfezionati). Il top era il ghiacciolo con sopra una palla di gelato. Gli abbinamenti... bèh, li facevamo noi bambini e non sempre erano azzecatissimi.

Mi pare che l'ultima estate in cui quel signore (che ricordo non essere stato giovanissimo nemmeno agli inizi) venne a deliziarci sia stata quella del 1992. Poi più nessuna notizia. All'epoca ero già in prima superiore. L'età giusta per avere un ultimo assaggio e relegare il ricordo tra i miti di infanzia. 

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