16 gennaio 2021

BloGGhete presenta: SARA di Ennis/Epting

 Molto bello il ritmo del racconto. Ti fa vivere bene la tensione della guerra, l'attesa del cecchino, il panico della preda. Le sottili vigliaccate che si fanno ai nemici. Il fatto di dover combattere per un regime che ti obbliga a farlo e che odi e il fatto che dall'altra parte non sono meglio di te.

Inoltre, presenta le situazioni in cui, un gruppo di donne, immerse in un ambiete tipicamente maschilista e machista, si possono venire a trovare. Le piccole o grandi discriminazioni, il rapporto con gli altri, gli stronzi che sopravvivono sempre e i piccoli grandi eroi che si sacrificano per gli altri.





Ho un paio di appunti,però.

(Premesso che anche a me il motivo della incazzatura di Sara mi pare un escamotage un po'estroverso...)

Nel complesso,  bellissima storia di guerra.

Tuttavia....
Nelle note si parla di minuziosa ricostruzione dell'autore:
Nel primo capitolo Sara è accovaciata su un albero e sotto di lei ci sono i nazisti. Si vede bene l'ombra proiettata dall'albero, per terra. A parte l'evidente vicinanza, non sarebbe stato plausibile che lei si facesse sgamare proprio per colpa dell'ombra? Visto che a più riprese, nel fumetto, si parla di non lasciare nulla al caso e dei modi più sciocchi in cui altri cecchini sono stati scoperti?
Poi, Da quel poco che so (intervista a una pallavolista italiana andata a giocare proprio in Russia) da quelle parti l'inverno è piuttosto forte, ed è sconsigliatissimo girare a testa scoperta, cosa che invece le protagoniste fanno spesso.

Cosa mia personale: siamo abituati a sentire, nei prodotti americani, i turpiloqui dei vari militari usa. Per cui sentite tutti questi bolscevichi parlare nello stesso modo mi faceva associare il loro esercito a... Una qualunque truppa americana. Secondo me il linguaggio avrebbe dovuto essere più ricercato, in tal senso. Nelle poche rappresentazioni dell'esercito sovietico che ho visto (comunque prodotti USA, che non so quanto testo facciano) il loro gergo è più sterile, come se la disciplina di regime "pulisse" anche la dialettica. Certo, durante una guerra non stai lì a guardare la singola parola, però questo dettaglio mi ha disorientato.


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