La città di Blackburg sorge lungo il fiume Upslide, che qualche chilometro più a valle, sfocerà nel Loch Craft. La città deve il suo nome al singolare colore delle rocce delle montagne circostanti. Nessuno ne sa il motivo, né nessuno ha mai pensato di studiarlo, perché gli abitanti della zona hanno ben altro a cui pensare. Pare infatti che nella regione imperversi una creatura, un animale, i più ormai la chiamano La Bestia, che per sfamarsi, dopo il calar del sole attacca e sbrana animali selvatici, bestiame scappato all’allevatore, o malcapitati viandanti.
Le poche testimonianze di tale Bestia, ne parlano come di una creatura vaga
mente antropomorfa, delle dimensioni di poco maggiori di quelle di un uomo, ricoperta in parte di pelo nero, e dall’odore aspro e sgradevole. Emette suoni simili a ruggiti, e si avventa sulle prede con fare violento. L’allevatore William Samuleson, una trentina di anni fa, nel ricercare una mucca mancante al rientro in stalla, la vide soccombere a un mostro simile, ammalandosi per lo spavento e morendo in capo a pochi giorni.
Più volte gli uomini del villaggio si organizzarono in battute di caccia per stanare e uccidere tale Bestia, che però risultò troppo scaltra: non solo non si fece mai trovare, ma riuscì, in alcuni casi, ad aggredire o uccidere i suoi stessi cacciatori.
Paul Jenkins fu ritrovato con le gambe mutilate e una smorfia d’orrore dipinta sul volto. A Malcom Masterson, mancava proprio il volto. Bobby Cuffy non fu mai più ritrovato. Il gendarme Sullivan, mandato in loco dalle autorità per indagare su questa spiacevole faccenda, non arrivò mai a destinazione.
Per diversi anni le ricerche si fermarono, e gli abitanti di Blackburg si limitarono a tapparsi in casa durante la notte. Fino a quando Patrick Duff, genero del Samuelson sopracitato, ubriaco, si attardò a rientrare a casa dopo il tramonto. Di lui si udirono solo grida di aiuto, soffocate dal grugnire di un animale, e poi più nulla. La mattina dopo, la moglie ritrovò la sua camicia intrisa di sangue.
“Per colpa di questo animale ho perso il padre e il marito” disse la donna.
“Che io sia dannata se non la ucciderò o morirò nel tentativo di farlo”.
Nonostante le amiche e i compaesani cercassero di dissuaderla, la donna prese la carabina del marito e si avviò nella foresta. Non tornò mai più, inutile dirlo. I suoi vestiti furono ritrovati vicino al lago, sporchi di sangue. Da allora la Bestia scomparve per una decina d’anni. Gli abitanti del villaggio si chiesero se la signora Keira Samuelson-Duff avesse portato con sé l’empio animale. Ma non fu così: la tregua durò un anno, fino a quando, con maggior ferocia, la Bestia tornò, facendo razzia di pecore e agnelli, già prima del tramonto.
La serie di attacchi funesti terminò con la morte di Sorella Agnes, religiosa giunta in paese per curare una propria parente, la vedova dell’anziano signor Nealy.
Di nuovo le aggressioni cessarono, per diverso tempo.
Tra la folla avanzò quindi l’idea che, seppur non definitivamente, la fame della Bestia venisse sedata almeno più a lungo, di fronte a prede di sesso femminile.
L’animale tornò poco più di un anno dopo, depredando due pollai, uccidendo ben cinque capre e mutilando tre mucche. Le razzie terminarono con il rapimento della povera Ally Stauton, la giovane figlia del fornaio. Di lei si ritrovò solo lo scialle azzurro e bianco, sporco di fango, erba, sangue e lunghi e ispidi peli neri.
Qualcuno osservò che a questo punto, piuttosto che venire funestati dalle sanguinose scorribande, convenisse offrire volontariamente in sacrificio una giovane che calmasse l’ira funesta del predatore.
Le discussioni si protrassero a lungo, tumultuose anche al di fuori della forma verbale. Padre Nelson invitò tutti alla calma, il gendarme Nichols dovette sedare parecchie risse, e toccò quindi al Sindaco Powers risolvere la questione nell’unico modo possibile: con una votazione. Dapprima si indisse un referendum sul voler o meno creare questa istituzione del sacrificio. Con parecchie contestazioni, alla fine vinse il fronte del sì. Il passo successivo fu quindi decidere come ciò dovesse svolgersi.
Venne deciso che la sacrificata venisse sorteggiata tutte le giovani in età di marito e quelle meno giovani ma non sposate o vedove, i cui nomi venivano incisi su una targhetta di ferro inserita sul fondo di un grande calderone. Dall’anno successivo, tutte le parenti fino al secondo grado della sorteggiata sarebbero state esentate dall’estrazione, fino a quando ogni famiglia non avesse dato il suo contributo.
Il sorteggio avveniva al tramonto, e la prescelta, aveva diritto a passare la sua ultima notte con un uomo a sua scelta, sposato o meno, il quale non poteva rifiutarsi. Né era previsto che chiunque potesse opporsi. La mattina dopo, la famiglia della sorteggiata riceveva regali da parte delle altre famiglie della città, e in onore della donna o ragazza che fosse, veniva organizzata una processione seguita da un banchetto. La festa durava fino al tramonto quando la prescelta riceveva la confessione da padre Nelson, e la sua famiglia la benedizione. A questo punto il gendarme Nichols, il cacciatore Mick Pallins e altri concittadini accompagnavano la ragazza alla rocca di fronte al lago, dove, con indosso una sola veste di lino bianca, veniva incatenata e abbandonata per la notte. Storie strazianti di addii e tentativi di fuga, si narrano di quei giorni, ma col passare del tempo, venire sorteggiata, o essere parente della sorteggiata, era diventato un onore, e il sacrificio levava la famiglia della prescelta a un livello sociale più alto più o meno come in altri luoghi lo era avere un parente vescovo o giudice.
I ruoli di sindaco, gendarme, cacciatore e sacerdote del villaggio avevano assunto un ruolo ancora più istituzionale, tanto che ognuno di essi nominava il proprio successore, andando talvolta contro le norme indicate dalle loro cariche.
Quell’anno la sorte scelse Nelly Leary, la figlia dei contadini che avevano una tenuta poco a nord della città. Nelly era molto amica della sorteggiata dell’anno precedente Sarah O’Hara, e ne sentiva molto la mancanza. Quando la targhetta con il suo nome venne estratta dal calderone, si sentì molto sollevata. Decise di passare la notte insieme al giovane Martin Holden, il figlio del fabbro, un ragazzo grosso, robusto, forse un po’ rozzo e goffo con il gentil sesso, ma con occhi azzurri e due spalle poderose. Si disse molto dispiaciuto che fosse stata lei la sorteggiata. Lei scrollò le spalle e lo baciò. La notte non fu di quelle da ricordare, ma per Nelly sarebbe stata l’unica, quindi poco male. All’uscita dal loro nido d’amore (una camera da letto appositamente arrangiata presso il Municipio), tutto i concittadini accolsero la ragazza con un fragoroso applauso. Le donne del villaggio, insieme alle sue amiche, la truccarono, pettinarono e vestirono per la processione, che si svolse per le vie principali della città. Lei, accompagnata da Martin, su un calesse preceduto da amiche e parenti che spargevano per terra petali di fiore. Il banchetto fu quasi esagerato: le cuoche e i cuochi delle locande della città fecero a gara per offrire il piatto migliore. Nelly sedette al centro della grande tavolata nella piazza principale, insieme alla sua famiglia. Sua madre Isabell si mostrò molto commossa, mentre il padre Nathaniel amareggiato per la perdita della sua unica figlia. I tre fratelli, Nathan, Norbert e Nicholas erano arrabbiati con il destino crudele che avrebbe portato via la loro sorella maggiore.
Tutti le stettero vicino per tutto il tempo, tranne Nathan, che ad un certo punto si allontanò. Nelly lo vide ricevere qualcosa da Martin. Quando tornò a sedersi a tavola lei lo interrogò.
“Cosa ti sei detto con Martin? Ho visto che ti ha consegnato qualcosa. Cos’era?”.
Il giovane rispose in modo vago, dicendole che si era sbagliata perché non si erano passati nulla. La ragazza si infuriò e corse da Martin, interrogandolo per avere risposte. Lui arrossì e balbettò, si allontanò e vide da arrivare da lontano il Sindaco Powers
Questi volle avvicinarsi e conferire con Nelly, per ringraziarla, come già fatto nel discorso all’apertura del banchetto, per il suo coraggio e il sacrificio. La baciò sull‘angolo della bocca, in un modo e con uno sguardo che i tre fratelli giudicarono inopportuno.
“Porco maiale, chissà come mai dalla sua famiglia non è mai stata sorteggiata nessuno” disse Nathan a bassa voce.
La festa continuò fino al tramonto. Nelly venne riportata a casa, dove padre Nelson la confessò. Il parroco si disse contrario all’idea che una nubile e un celibe dormissero insieme, anche in quella situazione estrema, ma così era stato deciso e non ci poteva far nulla. Allontanatosi, arrivarono le donne del villaggio. Nelly si spogliò ed esse la vestirono con una tonaca di lino fina, che sarebbe stato il vestito con cui avrebbe aspettato la Belva. La madre la strinse a sé e le donne la salutarono calorosamente ancora una volta. Uscita dall’abitazione, di nuovo un saluto a tutti i famigliari e concittadini. Poi si incamminò nell’ultima processione, che l’avrebbe condotta alla rupe dove sarebbe stata incatenata, accompagnata dal gendarme Nichols, dal giovane cacciatore Albert Pallins, successore del genitore morto l’inverno precedente, dal fabbro Marius Holden (padre di Martin) e dal proprio genitore Nathaniel.
Durante il percorso Nelly e il padre si tennero per mano tacendo, mentre gli altri scambiarono qualche parola di cortesia.
Arrivati alla rocca, dopo un ultimo saluto al genitore, il fabbro la incatenò e gli uomini si allontanarono lasciandola al proprio destino. Dalla sua postazione di prigioniera, Nelly vedeva solo il debole riflesso delle stelle e della luna nell’acqua del lago. L’arrivo della Belva sarebbe stato accompagnato da una notte limpidissima.
La ragazza pregò per la sua anima, chiese che non fosse doloroso, o che per lo meno fosse veloce. Sperava di non venire sbranata viva lentamente, ma colpita in modo da perdere subito conoscenza. Pregava perché la sua famiglia potesse assopire il dolore in fretta e continuare a vivere, e pregava che quei tre pazzi dei suoi fratelli arrivassero quando la Belva si fosse già allontanata, in modo da non essere aggrediti anche loro. Col passare delle ore iniziò a sentire freddo e paura, e pregò che l’animale fosse morto proprio la notte prima.
Udì dei rumori provenire al di là della rupe cui era legata. Erano passi, sembravano umani, di più persone.
“Qualcuno è venuto a liberarmi” pensò mentre si sentiva a metà tra sollevata e ancora più impaurita.
Finalmente alla sua vista apparvero quattro uomini: il Sindaco, il gendarme, il cacciatore e padre Nelson.
“Cosa fate qui?” domandò la ragazza, sperando che avessero deciso di annullare il suo sacrificio.
I quattro risero.
“Siete… siete venuti a liberarmi?”.
La risposta fu un’altra risata.
“Avanti, Pallins” disse il Sindaco.
Il giovane esitò.
“Muoviti, effemminato” gli urlò di nuovo il Sindaco, mentre gli altri ridevano.
“Il tuo vecchio si sta rivoltando nella tomba” gli disse il gendarme.
Albert si avvicinò a Nelly, le afferrò la tunica e cercò di strappargliela senza ottenere risultati. Lei strillò, il giovane si spaventò e si allontanò di scatto, finendo addosso al massiccio gendarme che lo guardò di sbieco. Gli altri risero.
“Cosa volete?” chiese lei terrorizzata ancora più di prima.
“Oh, bimba”, rispose il Sindaco ridendo, “Vogliamo assicurarci che la ultima notte di vita non sia penosa”.
“Cosa? Ma la Belva? Se vi troverà qui…” disse lei, cercando di spaventarli per distoglierli dalle loro evidenti malvagie intenzioni.
I quattro risero di nuovo.
“Non c’è nessuna Belva” disse il Gendarme con un sorriso malvagio sul viso. “È una balla inventata dal mio predecessore per tenere lontani forestieri, malintenzionati e balordi dal villaggio”.
Spiegare alla vittima l’imbroglio perpetrato era la parte che lo divertiva di più.
“E peccatori”, aggiunse Padre Nelson facendosi il segno della croce.
“Ma come, e tutti quei morti?” chiese Nelly.
“Malintenzionati, balordi, forestieri e peccatori” spiegò padre Nelson.
“E qualche contestatore” aggiunse il Sindaco.
“Ma… e allora i sacrifici?”.
“Da quando non ci sono più scocciatori, questi tre hanno deciso di divertirsi con le ragazze del villaggio” spiegò il giovane Pallins.
“Questi tre, in origine, erano quattro”.
“Sì, c’era dentro anche mio padre in questo accordo, provo una gran vergogna per lui”.
Il Gendarme lo schiaffeggiò sulla nuca, il ragazzo reagì, e si prese un pugno sul naso che lo fece cadere a terra.
“Non vorremo mica che ci sia un’altra vittima, stanotte, vero?” chiese il Sindaco, cercando di pacificare.
“Non sei nemmeno confessato, ragazzo” gli fece notare il padre.
“Siete disgustosi, siete abbietti, siete spregevoli” urlò Nelly. “Avete ingannato i nostri concittadini per anni e vi siete divertiti alle loro spalle”.
“Sì, gioia” disse il Gendarme. “Allora, Pallins, sei con noi o contro di noi?”.
Il giovane balzò in piedi e scappò verso il bosco, il Gendarme gli corse dietro, mentre il Sindaco e Padre Nelson li guardavano ridendo.
“Corre forte, il giovane” osservò il primo.
“Meglio fare in fretta, che ne dice, Sindaco?”.
Questi fece spallucce e Padre Nelson si avvicinò alla ragazza, che ricominciò a strillare. Lui le tappò la bocca con la mano, quando nell’aria echeggiò uno sparo.
“Povero giovane Pallins” disse il sacerdote lasciando andare la presa e facendo un segno della croce verso il punto da cui proveniva il rumore, per poi volgersi nuovamente verso la ragazza.
“Padre, non faremmo meglio a verificare l’accaduto?”.
“Signor Sindaco, come crede, vuole andare a controllare?”.
“Uhm, credo faremmo bene a far così”
“Vada pure, io intanto mi intrattengo con questa nostra pecorella smarrita”.
“No, non vorrete mica mandarmi da solo?”.
“Invero, avete forse paura?” chiese di nuovo Padre Nelson avvicinandosi al suo compagno di malefatte.
“Volete che vada io e voi volete restare qui con la damigella?” lo incalzò.
“Qui da solo? Giammai!”.
“Orsù, sapete che la Belva è un’invenzione, chi può farvi male, qui?”.
Il Sindaco non seppe rispondere e calò un imbarazzato silenzio, squarciato da uno sparo proveniente dalla roccia dietro a Nelly. I due uomini sobbalzarono, stringendosi l’uno all’altro per lo spavento. Dai due lati della roccia spuntarono il giovane Pallins, che teneva in mano la pistola del Gendarme Nichols e i tre fratelli Leary, armati di forcone, torcia e archibugio.
“Nichols è caduto inseguendomi e si è sparato addosso da solo” urlò Albert Pallins.
“E noi siamo stati richiamati dallo sparo” disse Norbert Leary. “Adesso libereremo nostra sorella e voi verrete con noi al villaggio, dove sarete giudicati e arrestati per i vostri crimini”.
“Suvvia, ragazzi” prese parola il Sindaco mentre Padre Nelson pregava sottovoce tremolante,
“Siamo le persone più importanti della nostra stimata comunità, chi volete che vi creda? I tre giovani fratelli della sacrificata e un loro coetaneo probabilmente innamorato della ragazza stessa? Padre Nelson, glielo dica anche lei!”.
Ma il sacerdote non rispose: era intento a chiedere perdono per i suoi peccati.
“Io testimonierò di fronte ai cittadini: ho le prove delle nefandezze compiute nel corso degli anni da voi scellerati. Eleggeremo un nuovo sindaco, un nuovo gendarme e ci faremo mandare un nuovo parroco”.
“Di quello possiamo fare a meno” osservò Nicholas Leary.
Suo fratello Nathan gli diede una gomitata ed egli fece partire accidentalmente un colpo con l’archibugio. Padre Nelson, spaventato si gettò in ginocchio e iniziò a pregare più forte.
“Va bene, va bene, sono una persona ragionevole, so quando sono sconfitto” ammise il Sindaco.
“Ragionevole?” gli urlò contro Nelly. “Hai ucciso, ingannato, sfruttato e stuprato e hai il coraggio di definirti ‘ragionevole’?”
Il Sindaco fece spallucce e allungò le mani con i polsi incrociati:
“Arrestatemi” disse. “Avete le manette, vero?”.
“Ho le chiavi delle catene di Nelly” disse Norbert. “Passare la notte con il figlio del fabbro ha i suoi vantaggi, vero, svergognata?” le disse facendo occhiolino.
Nelly sorrise e ripensò a Martin.
“In realtà speravo sarebbe stato lui a rischiare la vita per salvarmi” disse lei.
I quattro ragazzi e la giovane rientrarono al villaggio portando con sé i due prigionieri e informarono tutti di quanto accaduto e quanto scoperto. Tra i concittadini si sollevò sdegno e rabbia, e qualcuno, particolarmente indignato, cercò di assalire Sindaco il sacerdote. I tre fratelli fermarono l’assalto, perché avevano deciso un equo processo.
Questo venne organizzato dalle autorità giudiziarie competenti, che in breve tempo condannarono i due scellerati ai lavori forzati nelle miniere reali. Padre Nelson fu anche scomunicato. Anche al cacciatore Pallins fu comminata una pena, per aver inizialmente partecipato all’imbroglio. I cittadini chiesero per lui l’amnistia, ma non fu concessa.
Nathan Leary venne eletto nuovo sindaco (il più giovane della storia del villaggio), un nuovo gendarme venne inviato, così come un nuovo parroco. L’istituzione del sacrificio venne ovviamente annullata e al suo posto venne indetta una nuova festa, ‘la sconfitta della Bestia‘, e la statua di una fanciulla in tunica venne eretta al centro della città per ricordare il sacrifico delle tante ragazze che diedero la vita in quel lungo inganno.
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