03 febbraio 2016

Perturbazione - Trentenni

Quando un cantante/gruppo non si sente molto ispirato o ha bisogno di una canzone paracula per aumentare le vendite, o non ha voglia di sbattersi per fare qualcosa di originale, le soluzioni sono due:
1) fare una canzone sulla musica
2) fare una canzone sulle donne.

Tranne poche eccezioni, i risultati vanno dal banale allo scadente al così detto fan-service.
Tra le poche eccezioni, c'è questa canzone dei Perturbazione (dei quali avevamo già parlato in varie occasioni).





Perché è una bella canzone, perché non sono paraculi, perché dicono cose vere, e perché sono "scomodi". Oggi, per tanti motivi, parlare in modo "negativo" (da intendersi: in un modo che sia sotto la soglia del più positivo possibile) delle donne (o anche solo di una), è quasi un reato. Comporta come minimo un'accusa di misoginia, visto che la denuncia per discriminazione sessuale non è attuabile (oddio... se qualcuno ci provasse può anche darsi che un giudice compiacente lo trovi...).
Però in questa canzone, alla faccia delle ipocrisie, del buonismo a tutti i costi e della poverinocrazia, viene eseguito un ritratto di una categoria di donna che tutti conosciamo/abbiamo conosciuto/abbiamo incontrato nella vita - e quando dico "abbiamo", non intendo solo noi maschietti.
E lo fa senza critiche (tranne forse quelle costruttive che può recepire chi si sente tirato in ballo, e parlo anche dei "maschi confusi" citati nel testo), senza togliersi sassolini dalle scarpe, senza voler scaricare addosso frustrazioni personali. E lasciando molto su cui riflettere.

I Perturbazione hanno uno stile particolare. Sono un melodico/pop che a volte può apparire kitsch, ma che sa stenderti o ti propone temi e spunti su cui sei obbligato a pensare.

Anche stavolta hanno fatto centro. Bravi. Bravissimi.

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