20 dicembre 2014

Al lavoro come a scuola? Forse peggio (Azzurro Impiegatizio, ma no, non è un racconto stavolta)

non è andata proprio così ma il senso è quello
L'altra notte ho fatto un sogno che mi ha lasciato uno strano senso di disagio. Ci ho riflettuto e ho capito perché.
Stavo spiegando, seduto al banco di scuola (!) con dei giocattoli (!) come funziona la tassazione iva ad una collega. Ad un certo punto arriva tutta incazzata il suo capo (è una donna, quindi dovrei scrivere "capessa", ma sembra che l'italiano non preveda questa parola, e che "capa" sia un'altra cosa) che mi ruba i giocattoli e mi urla contro:
"Il tuo è un lavoro consultativo" mi dice, "Dovresti fare la tua parte e non sorpassare gli altri".
Dopo un secondo di esitazione le rispondo, puntandole contro il dito:
"Ciccia, sto facendo una cosa che avresti dovuto fare tu tanto tempo fa".
Lei sobbalza, trattiene un singhiozzo e scappa  via con un'espressione a metà tra l'incazzata e il pianto.
Invece di svegliarmi soddisfatto per questa piccola vittoria onirica, mi sentivo a disagio.
Ho ripercorso il sogno e ho capito cos'era a infastidirmi: oltre ai giocattoli usati per la spiegazione, a non c'entrare nulla con il mondo lavorativo era l'ambientazione. E sì, perché oltre al banco, a essere "di scuola" era proprio tutta la "scenografia". Ricordo una scrivania, forse una lavagna. E il colore dei muri e la forma della stanza e delle finestre era molto simile a quella della mia scuola delle superiori. Magari con una passata di vernice fresca, ma era proprio quella.
Così, mentre facevo colazione, e mi lavavo i denti, e mi vestivo per andare al lavoro, ho riflettuto  a riguardo e ho raggiunto una conclusione che mi ha colpito come una sorta di fulmine:
la gente che ho conosciuto durante gli anni di scuola non era stupida (immatura, superficiale, disturbata, insulsa) come quella che ho conosciuto nel mondo del lavoro. E quelli di allora erano adolescenti, quelli di oggi - si presume - adulti. 
Forse sono io a essere maturato per strada (spero...), ma gli altri? Sono rimasti lì? Non sto dicendo che TUTTI i miei colleghi, presenti, passati recenti e remoti e futuri lo siano... ma buona parte. Molti. La quasi totalità. Chiariamo: tutti abbiamo una certa dose di menate, manie, paranoie (idiosincrasie?), fa parte dell'essere umano, ma sul mondo del lavoro ho trovato troppe persone disturbate TROPPO 
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