16 gennaio 2014

Il Capitale Umano




Prendere un romanzo amerregano e trasportarlo in Brianza. È (e non E') quello che ha fatto il registra Virzì con questo "Il Capitale Umano", dove la vita di due famiglie (e più persone ad esse collegate) viene stravolta da un incidente.
Film narrato a capitoli:
IL PADRE DI LEI è un baldanzoso imprenditore brianzolo che cerca "salire di categoria" e per farlo non esiterà a sfoderare tutto il repertorio di sfacciataggine, sfrontatezza, incoscienza e meschinità.
LA MADRE DI LUI è una bella donna, non più giovanissima, trascurata da un marito ultraffarista, che cercherà riscatto in un'impresa, che la farà sbandare e che poi fallirà con mille dispiaceri.
LEI, una stupenda Matilde Gioli, è brava, ma non quanto sembra, e lascerà un amore finito per un amore disperato.


Film fatto benissimo, recitato benissimo da quasi tutti gli attori, con personaggi ben studiati e azzeccati, ma che in alcuni casi calcano un po' troppo sull'accento brianzolo. Non c'è forse la colonna sonora che avrebbe meritato, e sostanzialmente ha due pecche:
- il finale non finale, nel senso che - non spoilererò - troppe cose non sono state mostrate o sono state lasciate in sospeso,
- la visione materialista, opportunista e quasi negativa che viene data della Brianza e dei suoi abitanti, intenti nelle loro opere meschine o inadatti ad affrontare la vita che gli si para davanti. Fa un po' dispiacere vedere, nei film italiani, "la gente del nord" venire tratteggiata come gli abitanti del Monte Fato. Nonostante quello che dicono gli attori, loro stessi "autoctoni".

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