Sheva...
26/05/2006 18.10 (da www.acmilan.com)
1 luglio 1999 - 26 maggio 2006: è durato quasi sette anni il regno di Sheva. Un giovane ucraino diventato uomo e campione è riuscito ad essere il sovrano sorridente di milioni di cuori, quelli rossoneri. Oggi è un giorno in cui sulla tempesta di teoremi e intercettazioni è giusto che ci sia bonaccia. Oggi i milanisti meritano di essere lasciati in pace. Con le loro emozioni. Che sono tante e ancora vive. Andriy Shevchenko, l'attaccante più forte del mondo, saluta. Il Milan ci ha provato fino in fondo, con tutte le forze, ma l'inglese l'ha avuta vinta. Non come a Wembley nel 1963, non come a Manchester quarant'anni dopo, questa volta la lingua d'oltremanica non è il teatro di un trionfo rossonero, ma il simbolo di qualcosa che finisce. Certezze, conferme, attenzioni, amore: questo ha dato il Milan a Sheva e lui lo sa, per questo ringrazia. Scuotendo la testa, ma ringrazia. Mentre scorre il film - il primo gol a Lecce, il volo contro il Galatasaray in Champions sotto gli occhi del presidente Berlusconi, la prima tripletta contro la Lazio, i due titoli di capo-cannoniere della Serie A, il rigore di Manchester, il colpo di testa di Montecarlo,i tre gol-scudetto alla Roma, la tripletta in Supercoppa di Lega fino alla dura legge che il destino ha voluto far rispettare fino in fondo a Istanbul - c'è il rimpianto per quello che avrebbe potuto essere, e non è stato, un giusto, legittimo titolo di coda: il gol del Camp Nou. Non si può avere tutto, anche se con Sheva tutto o quasi è sempre stato possibile. Il ragazzo di Kiev del 1' luglio 1999 è diventato papà, bomber consacrato, campione d'Italia, campione d'Europa e Pallone d'oro. Un saluto commosso. Per ognuno dei 173 gol e per ognuno dei mille sorrisi che li hanno preceduti, accompagnati e seguiti.
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