A volte mi piacerebbe prendere la gente, portarla fuori dal proprio corpo, mostrargli quando mantiene quegli atteggiamenti che critica negli altri, e commentarli insieme.
E sì, piacerebbe fare lo stesso viaggio anche a me.
Cioè, uno torna da nuoto, e, cavolo, è stanco... non capisce più una mazza!
E cosa c'è di meglio di una gara canora per farlo rilassare?
X-Factor è stata la (mia) scoperta televisiva della stagione. I simpatici Bastard, le carinissime Sister of Soul, le gnocche Ambra Marie e Noemi, e alla fine, lui, il vincitore: Matteo Beccucci. Una voce classica, ma grintosa, che sa interpretare sia classici della canzone italiana, che internazionali. Talvolta agressivo, altre volte romantico, sempre moderno, giganteggia con la sua voce come niente fosse.
Probabilmente è stato favorito dal fatto di essere il più "maturo" tra i concorrenti in gioco, ma quando uno c'ha classe, tutti sull'attenti.
Piazza d'onore per i Bastar Sons Of Dioniso, rampante terzetto della Val Sugana, che potrebbero diventare i Green Day italiani.
Come già detto, ingiustamente esclusa dalla finale Noemi, il cui singolo però gira già per radio con grande piacere degli ascoltatori.
Una stagione di X-Factor che ci ha regalato almeno tre potenziali nuovi talenti, a cui si affiancano l'Ambra Marie, il Nordio, e (anche se a me non piace molto il loro stile...) Daniele Magro e Jury (che pensavo essere albanese... invece è bresciano... pota!).
Tra l'altro ho scoperto proprio ieri sera che l'anno scorso non vinse la "cassiera" Ferreri ma gli Aran Quartet (che ho visto UNA volta come inviati di Quelli Che Il Calcio), il cui album è uscito ad un anno di distanza dal successo... mah!
Si sente male al volante, linciato in strada
di Maria Elena Vincenzi
Scambiato per pirata delle strada, linciato, ridotto in fin di vita. E ora, dopo qualche giorno in terapia intensiva, Gianfranco Gargiulo è fuori pericolo ma resta ricoverato al reparto di neurologia subintensiva del Gemelli.
Una storia degli equivoci, secondo i parenti della vittima, con un finale tragico. Giovedì scorso, il 9 aprile, Gianfranco Gargiulo, stava tornando a casa dopo il lavoro a bordo della sua macchina. In via dell´Acqua Fredda, all´incrocio con via Boccea, si sente male. Una crisi ipoglicemica gli fa perdere il controllo dell´auto. E lo fa urtare contro un altro veicolo, la macchina si cappotta e va a sbattere contro altre vetture. Scatta una reazione a catena e l´incidente coinvolge in tutto 11 mezzi.
La velocità era ridotta, i feriti sono tutti lievi, compreso Gargiulo. Che, però, poco lucido per il malore o forse impaurito per la reazione degli altri automobilisti, decide di incamminarsi verso casa. «Mi sentivo morire - ha detto al fratello - volevo tornare a casa dalle mie bambine». Ma nemmeno il tempo di allontanarsi e viene aggredito da alcune delle persone coinvolte nell´incidente. Pugni, calci, insulti. A cui si uniscono anche quelli di alcuni passanti. Lo accusano di essere un pirata, di aver tentato di scappare. E viene lasciato in terra con un trauma cerebrale per cui ha subito un intervento di quasi quattro ore. Lo ritrova la polizia e quando arriva al Gemelli è in fin di vita.
Ma l´agonia non è finita. Continua il giorno dopo quando giornali e televisioni parlano di un pirata della strada che ha causato un incidente in zona Boccea. A quel punto i parenti di Gargiulo decidono di raccontare la loro versione. «Mio fratello è un ingegnere, un padre di famiglia con due bambine piccole, una bravissima persona - dice Corrado - non ha mai preso una multa. Non è un pirata della strada, non sarebbe mai scappato. E se è successo tutto ciò è solo perché si è sentito male». E le analisi del sangue a cui è stato sottoposto rivelano una anomalia glicemica, ma nessuna traccia né di alcol, né di droga. In compenso, per le botte, oltre a un trauma cranico, ha lividi sul viso, sulle braccia, sulla schiena.
«I giustizieri della strada - spiega la cognata - dovrebbero andare al Gemelli e guardare negli occhi lividi e gonfi il pirata giustiziato e spiegarci come e quando hanno deciso di credere che la giustizia che condanna la violenza si deve servire della violenza per trionfare e spiegare com´è possibile che un uomo venga pestato a morte solo perché a 1 km da casa ha avuto un malore». (15 aprile 2009)