23 febbraio 2018

Grazie, Seat, è stato bello stare con te.

Era il 2010 (anno di merda, ma almeno un paio di cose buone ci sono state), tornavo a casa dal lavoro, sentivo i miei parlare di Ibiza. "Che botta di vita" pensai, "Quando andate?" chiesi, un po' invidioso.
"Ma no!" rispose mia mamma, "Papà cambia macchina".
"Aaaaaah!" dissi io.

non è proprio la mia, ma è uguale


Tempo dopo, mio padre mi chiese:
"La macchina nuova prendila tu, e lasciaci la tua, visto che guidi tutti i giorni almeno per andare al lavoro".
Io all'inizio ero diffidente. L'automobile che avevo all'epoca, dopo diversi anni, finalmente non aveva nessun problema di nessun tipo.
"La provo e ti faccio sapere", risposi scettico.
La provai e... non dico amore a prima vista, ma ci andava vicino.

Da allora sono passati otto anni, di:
angoscia per andare al lavoro
incazzature tornando dal lavoro
giuoia per uscire con gli amici
impazienza per andare a nuoto
stanchezza per tornare da nuoto
cd da masterizzare e mettere in autoradio
rotture di dover portare a casa mia sorella
giuoia per andare in vacanza
viaggi della speranza,
e arrivati così lontano, è il momento di cambiare.
Perché preferisco ricordarla come una macchina che non mi ha (quasi, ricordo una gomma squarciata, ma per fortuna ero in compagnia di un ingegnere e un architetto per cambiarla) mai dato problemi, comoda da guidare, da parcheggiare, con consumi e costi ragionevoli, senza lasciarla degradare in un macinino scalcignato e arrugginito su cui non puoi più fare affidamento.

Certo, mi dispiace "lasciarci" dopo tanti anni, ma è giusto così.

Grazie, Seat, è stato bello stare con te.

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