Com’è la vita da zombie? Non molto diversa da quella di una
persona normale. Da umano avevo un lavoro. Mi venivano imposti obiettivi,
dovevo centrare un risultato, altrimenti i miei capi si incazzavano. Avevo
qualche hobby: leggevo, ascoltavo musica, serie tv. Ogni tanto una corsetta o
un po’ di bici. Amici? Pochi. Più che altro conoscenti.
Dopo? Dunque: il mio lavoro è diventato, letteralmente,
portare a casa la pagnotta. Dove, per pagnotta si intende… si, esatto, proprio
quella. Carne umana. Voi. Che detto così suona macabro, vero? Però è una
questione di prospettiva. Se si potesse comunicare con gli animali,
praticamente gli direste le stesse cose che io dico a voi, e loro avrebbero la
stessa reazione che state avendo voi. Perché, si, insomma, guardatela dal mio
punto di vista: l’insegnante severa delle scuole medie? Antipasto di affettati
nostrani. Il bullo delle scuole superiori? Penne al ragù. L’amico che vi ha
rubato la fidanzata? Bistecca di manzo. E così via fino a completare un intero
pranzo, dove ogni volta potete cambiare menù. Perché il lavoro, come dicevo
(forse sono andato fuori tema?) è portare a casa la cena. Solo che mangerei in
ogni momento del giorno, non solo alle ore dei pasti.
Ma procediamo con ordine: lavoro in un gruppo, una trentina
di zombie. Abbiamo un capo, una donna, che per i parametri di voi umani, si
potrebbe definire una pupa sexy: alta, magra, capelli lunghi scuri e carnagione
sempre abbronzata. Ma io non sono umano, quindi che mi frega? Ad ogni modo, mi
sembra di aver capito che si chiama Lora.
Ebbene, costei ci porta a spasso per il mondo, ora a piedi,
ora a bordo di carri bestiame o stipati in container (a noi di viaggiare in
prima classe frega poco), per poi nasconderci in magazzini o fabbriche in
disuso. Alcune volte pure in stalle abbandonate, ma dopo che il crollo di una
di esse ci decimò, decise di sostate solo in edifici un minimo stabili. Una
volta capitammo in un albergo costruito a metà. Fu divertente. Lora ci piazzò a
coppie, un maschio e una femmina, e ci ha detto “riproducetevi”. Ovviamente noi
non facciamo quelle cosacce lì.
Il nostro capo vuole che il nostro gruppo sia composto da
trenta, massimo quaranta elementi. Durante ogni raid capita che qualcuno di noi
tiri le cuoia (è inevitabile, le nostre prede – voi – si difendono), e che
qualcheduno si aggiunga (in genere i “pasti” lasciati a metà, o umani già morsi
che sono riusciti a scappare). Lora ci conta e se decide che siamo troppi,
elimina qualcuno, se siamo in pochi, nella spedizione successiva ci ordina di
aumentare. Dopo il già citato crollo della stalla, facemmo ben due uscite
dedicate unicamente al reclutamento, presso una palestra di crossfitness, la
prima, e una scuola di arti marziali. Abbiamo rinnovato le fila.
Tra di noi c’è un elemento che al capo non sta
particolarmente simpatica: una femmina zombie, bionda, vestita da infermiera
(oddio, vestita si fa per dire… secondo me è un costume sexy da festa in
maschera, anziché una divisa vera e propria). Si capisce che la odia perché la
tiene sempre rinchiusa in una gabbia, che fa spostare ad alcuni di noi, durante
ogni nostro movimento. Non la fa mai uscire nei nostri “raid”, e spesso le
mostra pezzi di carne. Lei si sporge per raggiungerli, ma Lora glieli toglie da
sotto il naso. Così l’infermiera sexy non si nutre, e geme e si lamenta per la
fame. Che è quello che facciamo anche noi costantemente: gemere e lamentarci.
Ma i suoi versi sono più fastidiosi. Da umana deve essere stata una vera bomba
sexy: bionda, tette piene, culo sferico. Da zombie è ancora meglio: carnagione
pallida, occhiaie profonde, occhi vitrei, e un paio di ferite sulla carne,
ormai in cancrena, circondate da vistose macchie di sangue rappreso. Non so chi
di noi l’abbia morsa e trasformata… se avessi una coscienza mia la libererei e ci
scapperei insieme. Ma, come detto, non ho una vera e propria coscienza mia, e
il capo mi fa troppa paura. Ci fa troppa paura…