19 luglio 2015

spazio pubblicità

Oggi ho visto in sequenza gli spot pubblicitari con:

Bruce Willis
Kevin Costner
Bova/Francini

e ho riflettuto sull'utilizzo del personaggio famoso negli spot e sul fatto che esso debba/voglia farsi riconoscere o meno.

Nel primo, Bruce interpreta sé stesso, quindi ci può anche stare che "si faccia riconoscere". anche perché un vip su macchina di lusso "salvato" da un tizio qualunque su una scalcignata ape-car fa sorridere.

Nel secondo l'attore  (credo) americano, il cui nome NON viene menzionato (viene lasciato allo spettatore riconoscerlo),  è trattato come un semidio dagli abitanti di una località di mare, dando un'immagine di questi ultimi simile a quella data dagli esploratori bianchi ai selvaggi delle terre fino ad allora inesplorate. Lo trovo molto razzista, ma non perché il luogo di villeggiatura è un paesello italiano qualsiasi. Lo avrei trovato razzista anche nel caso in cui fosse stato un italiano a venire accolto in simil maniera da cittadini stranieri.

No, non è lo spot di cui sopra. "ho trovato solo quest'immagine" :-P


Poi c'è il duo telefonico (della 3, però sono solo 2... no, non ti fanno lo sconto...).
Il Raul Bova NON ha bisogno di presentazioni. E infatti NON si fa presentare. É lì, tu sai chi è, lo riconosci. Poi spunta quell'altra, che, nello spot vecchio veniva introdotta dal Bova ("oddio, la Francini!") e questa volta si autopresenta ("ciao... sono la Franciniiiiii!"). Ora, credo che 'sta tizia qualcosa labbia fatto (vedi immagine correlata) per essere stata scelta per lo spot, ma evidentemente non è poi così famosa se va "presentata". E allora 'sto spot  a chi serve? Al telefonino o alla Francini stessa?

Comunque, si, parlandone qui mi rendo conto di essere caduto nella "trappola" del "purché se ne parli!". :-(

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