15 novembre 2011

Tales To Astonish #14 - Il Giorno In Cui Il Mondo Si Fermò




Henry entrò nel minimarket ansioso, ma facendosi coraggio: stasera le avrebbe parlato! La vedeva spesso, lì, la sera, con il viso che tradiva una leggera stanchezza per la giornata appena finita, ma lo sguardo sereno. Gli occhi castani e i capelli biondo scuro sempre sciolti. Non era bellissima, ma di quella bellezza che piaceva a lui, il che la rendeva ancora meglio di una strafiga da copertina di Playboy. Più di una volta avrebbe voluto attaccare discorso, ma con cosa, poi?
«Mi consiglia un detersivo per i pavimenti? Sa, vivo solo da poco e non sono molto pratico».
«Ma questo sapone concentrato non si distrae mai?».
«Le andrebbe di fare quattro salti in padella insieme?».
Ad abbordare non era mai stato bravo, poi i suggerimenti ricevuti dagli amici non erano proprio il massimo. Quindi, aveva deciso, sarebbe andato lì diretto, e le avrebbe detto tutto senza cercare di fare il figo o il brillante o il finto viveur della domenica.
«La vedo qui spesso, mi piacerebbe poterla conoscere. Le posso offrire da bere, se non risulto inopportuno?», o qualcosa del genere, sperando che lei non prendesse una confezione da sei di birra e gliela mettesse nel carrello dicendogli «Ci vediamo alla cassa».
E se quella sera non fosse venuta o non si fossero incrociati? Lui si trovava lì già da un quarto d’ora, gironzolando svogliatamente nel reparto frutta. Il negozio non era pieno, ma c’era più gente del solito. Svoltò verso i sottaceti, quando la vide. Stava scrutando vasetto di cetrioli. Cetrioli? Uhm… la cosa avrebbe potuto risultare maliziosamente divertente, se posta in un certo modo. Ma anche terribilmente volgare. Da ceffone in faccia, temette. Decise di attenersi al piano originale. Le si avvicinò a passo deciso, cercando di non essere troppo aggressivo. La osservava col fiato sospeso, sperando che non si girasse sul più bello per andarsene, o spuntasse fuori qualche fidanzato/marito/spasimante o addirittura, un figlio (che poi l’aveva sempre vista sola, quindi perché proprio quella sera…?) .
«Ciao» le disse, cercando di tenersi eretto sulle gambe. Lei non reagì. Rimase a fissare il vasetto di cetrioli sottaceto impassibile.
«Ciao» ripeté lui con un tono di voce un pochino più alto.
«Io, ecco… ti vedo qui spesso e… e…».
La osservò bene: era in fissa sul vasetto. Altro che impassibile: proprio immobile. Ma che diavolo succedeva?
«Senti, capisco che magari non avrai voglia di parlare ad un estraneo, dopo una lunga giornata di lavoro, ma…».
Si bloccò perché con la coda dell’occhio notò un vecchietto a pochi metri da loro, anche lui immobile mentre si soffiava il naso. Gli si avvicinò e lo fissò. Lo scosse leggermente. Lui, niente. Poi tornò dalla ragazza, sempre immobile. Le passò il palmo della mano davanti agli occhi due o tre volte, ma lei niente. Ripeté l’operazione con il vecchietto, e ottenne lo stesso risultato. Si girò e notò un’altra persona immobile: un commesso affiancato ad un carrello con dei cartoni vuoti all’interno. Corse verso di lui, ma pure esso era impalato nella posizione in cui si trovava.
«Ma che cazzo sta succedendo, qui?» urlò. «Cosa cazzo sta succedendo?».
Iniziò a correre per il supermercato, vedendo altri clienti, altri commessi, i due al banco del macellaio e le tre cassiere sempre fermi lì impalati, impassibili, immobili. Lanciò un grido, e corse verso l’uscita. Raggiunto l’esterno, iniziò a correre a perdifiato nel parcheggio semibuio. Una Smart gli inchiodò davanti, appena tempo per non investirlo. Ma lui non riuscì ad arrestare la corsa, e si schiantò contro il paraurti, finendo disteso lungo il cofano e il parabrezza del veicolo, neanche fosse un cartone animato. La conducente, una ragazza di poco più di vent’anni, uscì gridandogli contro: «Ma stronzo! Hai mai visto un uomo investire un’automobile?».
Henry scivolò lentamente dal cofano fino a terra, dove si dondolò tenendosi il ginocchio dolorante. Tra un guaito di dolore e l’altro provò a spiegare alla ragazza la situazione assurda in cui si era trovato, contento di aver incontrato un’altra “semovente” come lui. Questa, giudicandolo sotto shock chiamò aiuto, ma non trovando nessuno in circolazione, prese il cellulare e compose il 118. Un quarto d’ora dopo un’ambulanza portò via Henry verso l’ospedale più vicino. La giovane conducente di Smart poté avviarsi infine verso il supermercato, e appena entrata vide un gruppo di persone ridere, applaudire e battersi pacche sulle spalle vicendevolmente.
«Che giornata bizzarra» pensò la ragazza.
«Che sta succedendo?» chiese ad una bionda.
«Abbiamo fatto le prove generali per un freeze flash mob».
«Figo! Una di quelle cose dove ci si immobilizza di colpo davanti alla gente?».
«Sì!».
«Cazzo, un giorno devo troppo farne uno anche io».
«Guardi, se mi lascia il numero la prossima volta che organizziamo, la chiamo! Però prima mi dica, venendo da fuori ha visto mica un giovane sui trentacinque anni coi capelli castani uscire da qui? Aveva cercato di parlarmi mentre ero immobile e non ho potuto rispondergli».
La ragazza ci pensò su un attimo, incerta se fosse il caso di rispondere o meno.


NOTA DELL'AUTORE: il link messo all'inizio l'ho trovato per caso... la fonte di ispirazione è stata QUESTA

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