Oggi è stata la partita d'addio per due icone rossonere:
PAOLO MALDINI
Quando da bambino iniziai a seguire le vicede calcistiche grazie a mio nonno che mi ha fatto milanista, lui giocava già, e, inutile dirlo, è l'ultimo rimasto di quella squadra, per la precisione, quella della stagione 1986-1987. Con lui gli scudetti del Milan sono diventati 17 (prima erano 10), le coppecampioni/championsleague 7 (prima erano 2), e così via. Gli anni rivoluzionari di Sacchi, quelli imbattibili di Capello, lo scudetto inaspettato del '99, i trionfi degli ultimi anni, e i periodi di chiaroscuro che li hanno intramezzati. Paolo c'è sempre stato e ha sempre dato il suo apporto di grande professionista e persona. Ora, all'alba dei 40 anni, lascia quel mondo che tanto gli ha dato e a cui tanto ha dato. Speriamo, prima di trovarne un degno erede, non debba passare altrettanto tempo.
CARLO ANCELOTTI
Ex giocatore, prorio del Milan di cui parlavo sopra, è arrivato come allenatore, dopo le due contestate stagioni juventine, nel 2002, per sostituire quel Terim su cui si faceva tanto affidamento poi invece nisba. Acciuffata la qualificazione ai preliminari per il rotto della cuffia, eccolo la stagione dopo vincere la Champions League. Il merito di Carlo è quello di aver riportato il Milan a lottare in Europa e in Italia dopo anni travagliati e di alti e bassi. Due Champions, uno scudetto, una Coppa Italia e una Coppa del Mondo per Club i suoi triofi. Alternati purtroppo ad alcuni tonfi (Istambul, in primis, e le ultime due annate scadenti, successivamente). Il suo addio è il frutto di un ciclo giunto al termine, come una storia d'amore che finisce, ma in cui i momenti brutti che ne hanno decretato la fine, non devono cancellare i tanti momenti belli passati insieme. Adesso rischiamo di trovarcelo avversario nelle prossime edizioni della Champions League... purtroppo.
Ciao Paolo e Carlo, non vi dimenticheremo.