gita sulla neve a Foppolo: beccatevi 'ste due foto! (spero di non averle deformate)
26 febbraio 2007
23 febbraio 2007
L'immagine del mese: Febbraio
16 febbraio 2007
The Punisher - Una Punizione Peggiore Della Morte
Anni fa mi dilettavo nello scrivere
fanfiction sui personaggi della Marvel Comics. Alcuni avvenimenti recenti (di cui vi parlerò a breve) hanno riportato alla luce il wannabe scrittore che c'è in me. Così, ravanando nei meandri del mio Hard Disk, ho recuparato quella che può essere definita "l'Opera Ultima" del mio talentuoso (?) alter ego virtuale. Riporto qui di seguito quanto scritto all'epoca (si parla di un periodo non ben definito successivo all'estate del 2004), sperando non violi nessun tipo di copyright riguardante il personaggio e coloro che ne vantano i diritti.
Il Punitore: "Ci sono punizioni peggiori della morte"
“Andriy Smurtnikoff era un vecchio mafioso russo.
Fino a quattro mesi fa uno dei più potenti e temuti della Costa Est.
Si vantava di aver dato del filo da torcere persino a Kingpin, colui che era definito lo “Zar” del crimine.
Tutte balle.
Lo sanno anche i sassi che il ciccione ha le sue gatte da pelare con Devil… mentre questo patetico avanzo di Perestrojka ha sempre avuto l’astuzia di restare nell’ombra e non andare a immischiarsi coi “supereroi”.
Quindi di problemi seri non ne ha mai avuti…
Fino a quando alcuni suoi scagnozzi non si sono imbattuti in me.
Spacciavano droga tagliata male, per di più a pochi isolati di distanza da dove attualmente ho deciso di piazzare il mio rifugio.
Loro sono stati le prime tracce di una truculenta scia di sangue che ora mi porta qui, in una squallida stamberga di periferia, dove coniugi infedeli incontrano i propri amanti, dove venditori di contrabbando si scambiano la merce rubata, e dove le prostitute portano i loro clienti.
Lui invece sta lì, in quella che sarà la sua ultima dimora, ad aspettare l’arrivo della morte.”
“fino a quattro mesi fa ero uno dei maggiori boss della mafia russa.
Uno di quelli che con la caduta dell’Unione Sovietica ci ha guadagnato, costruendosi un impero vero e proprio. Da alcuni anni facevo il riccone qui nella Grande Mela, quando, ineluttabile arrivò il verdetto.
Gli esami parlavano chiaro: cancro ai polmoni. Sei mesi di vita al massimo.
Prima ancora che i miei rivali lo venissero a sapere e si organizzassero per farmi fuori, lo avevano già fatto i miei sgherri.
Quattro soldi e un “vattene oppure ti facciamo fuori noi, stronzo!”.
A capo di tutto mia figlia.
Ha preso tutto da quella puttana della madre: se la faceva con la sua guardia del corpo e sono stato costretto a farli fuori entrambi.
Da quel giorno la mia bambina mi aveva giurato vendetta.
Ora i capi della mia organizzazione sono lei e il marito Dimitry Chevchenko. O meglio: erano”
“prima ho eliminato la figlia e il genero, che erano i nuovi capi dell’organizzazione.
Ora, non mi rimane che cancellarne l’ultima traccia.
Sfondo la porta con un calcio, e sono nella stanza. Mi guarda come se non fosse sorpreso, come se mi aspettasse.
E inizia a tossire.
Sono stato appostato qui fuori per dieci minuti e non ha fatto nient’altro che tossire.
La malattia deve essere davvero grave.
Riesce a riprendere fiato.
Mi parla, mi dice di come è stato tradito, di come la sua stessa figlia abbia aspettato la sua prima debolezza, per sottrargli i frutti di una vita.
Una vita di attività illegali che hanno fatto del male a tutti coloro che gli siano capitati a tiro.
È strano. Non mi capita spesso di mettermi a discutere con le mie vittime.
Mi dice che anche io faccio del male a tutti coloro che mi capitano a tiro.
Sto per premere i grilletti quando riprende a tossire.
Capisco che vuole la morte.
Tutto quello che aveva gli è stato tolto, e non ha nemmeno la possibilità di curarsi.
Vorrebbe che, dopo aver ucciso i suoi traditori, ponessi fine alle sue sofferenze.
Rinfodero le due calibro 45 che mi sono portato dietro.
Giro i tacchi e me ne vado.
Il vecchio si alza dalla poltrona e cerca di inseguirmi.
Tra un colpo di tosse e l’altro mi sbraita dietro.
Vedo per strada il proprietario del motel.
Mi riconosce e scappa.
Intanto i colpi di tosse del vecchio stroncano sul nascere gli insulti che mi stava lanciando dietro.
Riprendo la moto con cui sono venuto, la avvio e me ne vado.
Lascerò il vecchio al suo destino.
Ci sono punizioni peggiori della morte.”
fanfiction sui personaggi della Marvel Comics. Alcuni avvenimenti recenti (di cui vi parlerò a breve) hanno riportato alla luce il wannabe scrittore che c'è in me. Così, ravanando nei meandri del mio Hard Disk, ho recuparato quella che può essere definita "l'Opera Ultima" del mio talentuoso (?) alter ego virtuale. Riporto qui di seguito quanto scritto all'epoca (si parla di un periodo non ben definito successivo all'estate del 2004), sperando non violi nessun tipo di copyright riguardante il personaggio e coloro che ne vantano i diritti.
Il Punitore: "Ci sono punizioni peggiori della morte"
“Andriy Smurtnikoff era un vecchio mafioso russo.
Fino a quattro mesi fa uno dei più potenti e temuti della Costa Est.
Si vantava di aver dato del filo da torcere persino a Kingpin, colui che era definito lo “Zar” del crimine.
Tutte balle.
Lo sanno anche i sassi che il ciccione ha le sue gatte da pelare con Devil… mentre questo patetico avanzo di Perestrojka ha sempre avuto l’astuzia di restare nell’ombra e non andare a immischiarsi coi “supereroi”.
Quindi di problemi seri non ne ha mai avuti…
Fino a quando alcuni suoi scagnozzi non si sono imbattuti in me.
Spacciavano droga tagliata male, per di più a pochi isolati di distanza da dove attualmente ho deciso di piazzare il mio rifugio.
Loro sono stati le prime tracce di una truculenta scia di sangue che ora mi porta qui, in una squallida stamberga di periferia, dove coniugi infedeli incontrano i propri amanti, dove venditori di contrabbando si scambiano la merce rubata, e dove le prostitute portano i loro clienti.
Lui invece sta lì, in quella che sarà la sua ultima dimora, ad aspettare l’arrivo della morte.”
“fino a quattro mesi fa ero uno dei maggiori boss della mafia russa.
Uno di quelli che con la caduta dell’Unione Sovietica ci ha guadagnato, costruendosi un impero vero e proprio. Da alcuni anni facevo il riccone qui nella Grande Mela, quando, ineluttabile arrivò il verdetto.
Gli esami parlavano chiaro: cancro ai polmoni. Sei mesi di vita al massimo.
Prima ancora che i miei rivali lo venissero a sapere e si organizzassero per farmi fuori, lo avevano già fatto i miei sgherri.
Quattro soldi e un “vattene oppure ti facciamo fuori noi, stronzo!”.
A capo di tutto mia figlia.
Ha preso tutto da quella puttana della madre: se la faceva con la sua guardia del corpo e sono stato costretto a farli fuori entrambi.
Da quel giorno la mia bambina mi aveva giurato vendetta.
Ora i capi della mia organizzazione sono lei e il marito Dimitry Chevchenko. O meglio: erano”
“prima ho eliminato la figlia e il genero, che erano i nuovi capi dell’organizzazione.
Ora, non mi rimane che cancellarne l’ultima traccia.
Sfondo la porta con un calcio, e sono nella stanza. Mi guarda come se non fosse sorpreso, come se mi aspettasse.
E inizia a tossire.
Sono stato appostato qui fuori per dieci minuti e non ha fatto nient’altro che tossire.
La malattia deve essere davvero grave.
Riesce a riprendere fiato.
Mi parla, mi dice di come è stato tradito, di come la sua stessa figlia abbia aspettato la sua prima debolezza, per sottrargli i frutti di una vita.
Una vita di attività illegali che hanno fatto del male a tutti coloro che gli siano capitati a tiro.
È strano. Non mi capita spesso di mettermi a discutere con le mie vittime.
Mi dice che anche io faccio del male a tutti coloro che mi capitano a tiro.
Sto per premere i grilletti quando riprende a tossire.
Capisco che vuole la morte.
Tutto quello che aveva gli è stato tolto, e non ha nemmeno la possibilità di curarsi.
Vorrebbe che, dopo aver ucciso i suoi traditori, ponessi fine alle sue sofferenze.
Rinfodero le due calibro 45 che mi sono portato dietro.
Giro i tacchi e me ne vado.
Il vecchio si alza dalla poltrona e cerca di inseguirmi.
Tra un colpo di tosse e l’altro mi sbraita dietro.
Vedo per strada il proprietario del motel.
Mi riconosce e scappa.
Intanto i colpi di tosse del vecchio stroncano sul nascere gli insulti che mi stava lanciando dietro.
Riprendo la moto con cui sono venuto, la avvio e me ne vado.
Lascerò il vecchio al suo destino.
Ci sono punizioni peggiori della morte.”
Sperando di non avervi tediato, e in preda all'autocelebrazione, vi rifilo altri link riguarndanti le mie "opere", invero interrotte ormai da anni:
She-Hulk
X-Brigade
X-Factor
Il Ritorno Di Fenice (praticamente la mia opera prima)
ovviamente il tutto è ospitato sul sito Virtualmarvel, ai cui utenti va un caloroso saluto, dopo una collaborazione durata ben 3 anni.
04 febbraio 2007
Casa mia, casa mia...
Grazie alle mappe satellitari di Google ho il piacere di mostrarvi la visione aerea di casa mia (quella nel cerchio rosso, la freccia verde non centra nulla!).
Venitemi a trovare quando volete (magari datemi un colpo di telefono, prima, che vi metto su un pò di caffè!
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