30 marzo 2013

Il Drago Del Lago Di Fuoco (Dragonslayer, 1981)



Quando ero piccolo, la RAi aveva la bella abitudine di sfruttare una serata della settimana per mandare in onda un film della Disney. Poteva trattarsi di Cenerentola, di Mary Poppins, del Maggiolino Tutto Matto o del Computer Con Le Scarpe Da Tennis. I film con "attori veri" presentavano alcuni cliché che, già all'epoca, capivo non mi sarebbero dovute piacere: bambinelli saccenti (ahimè, forse lo sono stato anch'io all'epoca) e adulti formali (grazie a Dio non lo sono diventato) che vivevano in un mondo ovattato e kitsch.

 Tra di essi spiccò questa chicca che mi è tornata in mente per puro caso oggi stesso: Dragonslayer/Il Drago Del Lago Di Fuoco. Per essere un film Disney, devo dire, calcava molto la mano sulla violenza. C'erano giovani sacrificate scelte in base a una sorta di letteria, un drago che all'epoca mi spaventò molto, addirittura, una tipa che si spogliava e faceva un bagno in un lago (!) e invitava il suo compagno di viaggio (!) a fare lo stesso. In poche parole: crudo, quasi dark, una produzione più "moderna" rispetto alle altre... E sì che di scene "pesanti" (dal punto di vista di un bambino) la Disney ne ha prodotta più di una (e se guardate QUI  ne trovate un elenco... nel quale figura questo stesso film).

La Rai ha tolto i film Disney dalla prima serata molti anni fa (ora, se va bene li propone solo a Natale... qualcuno ha detto "e io pago il canone"...? :-P). Dubito che questo film sia mai stato più riproposto. O, se è successo, me lo sono perso. Cercherò di recuperarlo in originale il prima possibile: credo sia una di quelle "opere formative" (non solo in quanto il mio primo film non-da-bambino, ma anche a livello di ambientazione della storia) che meritano di essere ricordate.

20 marzo 2013

Paintball

Come saprete, nelle cose nerd ci sguazzo, ma fino ad un certo punto.
Tra quelle che non mi sarei mai aspettato di fare, c'è il paintball, cioè questa cosa QUI. Sarà perché l'ho vista in Big Bang Theory , fatto sta che pensavo non sarei mai indossato mimetica, maschera e fucile per sparare in un bosco.

lo squadrone della more
 
Invece, complice l'addio al celibato di mio cognato (che una volta si andava a veder spogliarelli, oggi a quanto pare i tempi sono cambiati), eccomi con vestiti "sporchevoli" (sì, a quanto pare tale parola è stata sdoganata tra i cosidetti "termini tecnici") a sparare palle di vernice per mera sopravvivenza. Oddio, sono sopravvissuto molto poco... credo di essere il peggior giocatore di painball della storia... nonostante questo mi sono divertito, e spero di ripetere l'esperienza presto. Magari non ad un addio al celibato :_P

19 marzo 2013

F&T#16 - Ela Savanas

Non lo so perché, però succede così. Stai facendo cose serie al computer, poi, d'impulso, ti viene da cazzeggiare. Ti imbarchi in googlate stupide, e incontri fate che ti entrano in testa e non riesci a tirartene fuori


.


Non sono l'unico ad averla notata, in rete, ma nessuno sa ancora nulla su di lei... da dove venga, quanti anni abbia, se è il suo vero nome (non che freghi poi tanto, eh! ma sai, giusto per cortesia...), un sito o un blog ufficiale... una pagina di wikipedia... nulla!
Resta solo da aspettare che la fanciulla diventi un'icona internettiana e voglia/sappia sfruttare questo successo con i relativi mezzi mediatici.
Intanto, noi, contenti, continuiamo a cercare :-P

qui la relativa googlata per immagini.

18 marzo 2013

TtA#22 - l'automobile che non si poteva fermare

L’AUTOMOBILE CHE NON SI POTEVA FERMARE



Era tanto tempo che vi trascuravo... rieccomi con una storia ispirata ad un mio sogno ricorrente



Si svegliò stordito e con un senso di smarrimento. Ci mise un po’ a riconoscere il sedile posteriore della propria automobile.
“Che ci faccio qui?” si chiese mettendosi a sedere.
 Si accorse con orrore che il veicolo era lanciato a folle velocità su un rettilineo, senza nessuno al posto del conducente. Osservò il volante, che restava immobile, permettendo che la corsa proseguisse dritta. Dallo spazio tra i due sedili anteriori si sporse in avanti, allungando le mani per cercare di afferrarlo. Lo toccò appena e il veicolo fece un pericoloso spostamento sulla destra. Con uno scatto lo riportò in linea retta, leggermente scostato dal centro della carreggiata. Fin dove poteva vedere, la strada sembrava dritta, ma non sapeva ancora per quanto. Di sicuro non sarebbe stata infinita. Lasciò andare il volante, dolcemente. Il veicolo non si spostò dalla sua traiettoria. Provò a scivolare in avanti per raggiungere il posto del conducente, ma si accorse di non riuscirci. Provò allora in quello del passeggero. Fece attenzione a non urtare il volante: prima una gamba, poi il corpo… non ci passava. Guardò preoccupato la strada: sempre dritta, fino a dove poteva vedere. Di fianco a lui solo campi incolti, a perdita d’occhio. Tutto sudato, tornò alla posizione di partenza, e gli venne un idea: i sedili erano reclinabili! Tastò velocemente alla ricerca della manopola, e una volta trovata abbassò lentamente il sedile del conducente.
“Ce la faccio!” gli scappò a voce alta.
Terminata l’operazione, prima di scivolare in avanti, gettò un’occhiata ai pedali: erano al loro posto e non sembravano manomessi. Perché diavolo allora quel mezzo correva così forte? Lentamente, ma con gesti decisi, prese posto finalmente al volante, che afferrò saldamente con entrambe le mani. Schiacciò il freno, ma non ottenne nessun risultato. Provò con la frizione: spinse fino in fondo, poi cercò di scalare la marcia: la leva del cambio si mosse, ma la folle e velocità del mezzo non mutò. Di fronte a lui, sempre strada, spianata e sgombera, in mezzo al nulla. Con un respiro profondo, afferrò il freno a mano, tirandolo con forza. Nessun risultato.
“Ma che diavolo succede?”.
Per assurdo che fosse provò con l‘ultima cosa che gli era rimasta: l’acceleratore.
“Tanto più forte di così non posso andare”, si disse.
La lancetta dell’indicatore di velocità era sul massimo. Premette il pedale, e lo sentì arrivare molle alla fine della sua corsa.
“Cazzo!” imprecò.
Lo lasciò andare, e tornò al suo posto, senza nessuna alterazione sulla corsa dell’automobile. Forse finirà la benzina? L’indicatore del serbatoio segnava il pieno, che lui non ricordava di aver fatto. “Con tutto quello che costa la benzina, oggi chi mi ha fatto questo scherzo deve odiarmi proprio tanto”, ironizzò amaramente tra sé.
A questo punto poteva solo sperare che il motore fondesse. Guardò il termometro, che indicava la temperatura media.
“Ma ho tutto a sfavore, oggi!”.
Pensò alla strada: se la strada si fosse protratta sempre libera e sgombra, magari la benzina sarebbe finita. Ma alla minima curva, a quella velocità, si sarebbe capottato. Cercò nel proprio giubbotto il telefono cellulare senza trovarlo. Per la rabbia picchiò un pugno sul cruscotto, per poi guardare terrorizzato il volante, che per fortuna non si mosse. Lo afferrò di nuovo, e iniziò a schiacciare tutti i pedali a caso, tirare il freno a mano, alzare e abbassare la temperatura del climatizzatore, tirare su e giù i finestrini elettrici, regolare lo specchietto retrovisore manualmente e quelli esterni con l’apposita levetta, ma tutto restava invariato. Si asciugò il sudore dalla fronte, e respirò profondamente per calmarsi, quindi riportò lo sguardo sulla strada: in fondo ad essa apparve un muro, un altissimo muro in pietra. Impaurito cercò nuovamente di frenare, ma non ottenne risultato. Distinse in mezzo al muro la sagoma di un cancello, e, contemporaneamente, sentì la macchina decelerare. Più ci si avvicinava, più il mezzo rallentava. A pochi metri da esso, si fermò. Sul cancello campeggiava un cartello:
INFERNO.
“No!, No!”.
Provò ad aprire la portiera, ma era bloccata. Cercò di abbassare il finestrino, come aveva fatto prima, ma stavolta non ci riuscì. Provò a riavviare il mezzo, che però non ripartiva. Iniziò a picchiare contro il parabrezza e finestrini, ma si procurò solo un forte dolore alle mani. Cercò nel cruscotto e sotto ai sedili qualcosa per sfondarli, ma non trovò nulla. Il cancello si aprì e il veicolo si avviò, a passo d’uomo, verso di esso.

12 marzo 2013

Il prossimo giorno.. e quello dopo... e quello dopo ancora!!!!

Dieci anni dopo, quando meno te lo aspetti...


Here I am, not quite dying
My body left to rot in a hollow tree
Its branches throwing shadows on the gallows for me
And the next day,
And the next,
And another day

Così a dieci anni dall'attacco cardiaco che bloccò il suo tour, David Bowie torna con un (in)attesissimo album, che conferma la sua salute e la sua vena artistica.
Le 14 canzoni + 3 bonus track riprendono atmosfere e sonorità care al cantante. È una sorta di "ripasso" a quanto fatto nei decenni passati, ricordandoci che siamo nel secondo decennio del XXI secolo (daremo un nome a questo decennio? "gli anni '10"? naaaah!).
Insomma: insieme al già citato album dei Baustelle, è un ottimo inizio di 2013 per chi ne capisce di musica!