Il fumetto Dylan Dog ha "compiuto" trent'anni poco tempo fa. Come saprete, di recente si è svolta l'annuale fiera del fumetto (e giochi e cosplay e cianfrusaglie e quantaltro ed ecc ecc) a Lucca, la più importante d'Italia. Proprio per l'occasione, esce un numero dell'indagatore dell'incubo che vede tornare all'opera il creatore del medesimo: TIZIANO SCLAVI.
La copertina totalmente bianca, così come i redazionali all'interno sono una trovata "di marketing": se eravate a Lucca potevate farvela disegnare dal vostro disegnatore preferito.
Come saprete, la testata i suoi trent'anni li sente tutti, e da un biennio è in corso un "rilancio" che secondo alcuni non sta dando i frutti sperati. Per capirici: io sono un lettore occasionale, e non è stato certo grazie al rilancio che sono diventato un "fisso".
Ma ho comprato questo albo ingolosito dal ritorno di Tiziano Sclavi, e devo dire che se tutti i mesi ci fossero numeri come questo, cavolo, farei l'abbonamento.
Il papà di Dylan Dog parte dal tema dell'abuso di alcool per raccontarci tre storie : quella del personaggio, che ci ricade dopo tanti anni ("massì, un bicchiere che farà mai!"), quella del coprotagonista, che rimasto vedovo crolla nell'abbraccio della bottiglia, e quella dell'autore stesso.
Nei corsi di scrittura creativa ti dicono che le storie migliori sono quelle che hanno dietro un "sentimento" da parte dell'autore. Qui il sentimento c'è, e visto che l'autore è anche uno dei Maestri del fumetto itaiano, non può che venir fuori una storia sentita, triste, malinconica, dura, ma che lascia una speranza per tutti.
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