20 luglio 2022

PINGUINI TATTICI NUCLEARI - PULA



 Durante le notti irrorate di fulmini

I bambini Kutu si radunano dentro la grande capanna del vecchio sciamano

Conosce tutte le storie esistenti
Lo sciamano, ed ognuna è per lui come una preziosissima reliquia
Che conserva gelosamente sulla punta della lingua
C'è una storia però, una soltanto
Che è in assoluto la sua preferita di sempre
Quella che ancora oggi, dopo anni, ama raccontare, l'unica
Questa storia si chiama Pula, ovvero pioggia
In un tempo lontano, fatto di mostri ed eroi
Viveva un umile agricoltore, dall'animo gentile e devoto
Possedeva un orticello di modeste dimensioni
Che tuttavia bastava a sfamare la sua famiglia
Sua moglie non desiderava marito più ricco
I suoi figli padre più aitante e i suoi amici compare più onesto
E a lui questo bastava per essere in qualche modo, felice
Però, come in tutte le storie che si rispettino
Ad un certo punto l'equilibrio si ruppe
Una crepa nel muro, un dente cariato
Una candela che inspiegabilmente si congiunge al suolo dando vita all'incendio
La stagione avanzava, e gli occhi dell'agricoltore ansimavano sotto il cielo silente
Il suo animo gentile e devoto si curvava sempre più
Giorno dopo giorno, come una pianta frustata dal vento
E una domanda scorreva nelle sue vene: "Dove è finita la pioggia?"
I giorni fedifraghi si avviluppavano sull'arido suolo senza che una goccia scendesse dal cielo
Allora l'agricoltore decise di rivolgersi ad un cacciatore, implorandolo
"Insegui una nuvola, catturala e portamela
Come fosse un uccello, ed io ti sarò debitore"
Allora il cacciatore costruì un enorme gabbia
E salì in cima alla montagna più alta
Attese, attese, attese, e finalmente una nuvola venne
Da dietro un cespuglio, il cacciatore gettò la gabbia sopra di essa
Ma quest'ultima se ne sbarazzò facilmente, proseguendo il suo eterno viaggio
Il cacciatore ignorava che le nuvole sono come i ricordi
E decidono loro quando è il tempo di restare e quando invece è tempo di partire
Provò quindi a chiedere consiglio ad uno sciamano
C'è forse un modo per cambiare questa mia sorte nefasta?
Lavati col tuo sudore, così che gli dei possano soddisfarsi della tua miseria
Bevi le tue lacrime, così che gli dei possano gioire del tuo dolore
Cibati della tua saliva, così che gli dei possano divertirsi con la tua debolezza
Ma dopo dieci giorni, ancora la pioggia tardava
Iniziò dunque a circolare voce che l'umile agricoltore fosse vittima di una maledizione
E tutti gli levarono il saluto
Con la stessa malizia mascherata da saggezza
Con cui si leva un giocattolo ad un bambino
L'umile agricoltore perse ogni speranza
Nascose i propri occhi tra le mani e decise che non li avrebbe mai più riaperti
Sarebbe morto così, e i suoi figli l'avrebbero ritrovato esattamente in quel modo
Fu a quel punto che lo sceneggiatore di Hollywood si fece avanti
"Io vengo da un paese lontano" disse
"E di certo le nostre vite sono molto diverse
Così come i problemi che ci affliggono
Ma io conosco la soluzione al tuo, e te la posso svelare"
Gli occhi dell'agricoltore riemersero dal mare delle sue mani, lo stava ascoltando
"Vedi, è semplice, basta che guardi dritto in camera
Ed esclami queste precise parole: non potrebbe andare peggio di così"
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